«Nonostante vi siano stati degli interventi regolatori, esistono ancora difformità applicative e quasi il 6% degli interessati, persone con sindrome di Down, percepisce attualmente l’indennità di frequenza (il 32% l’ha percepita in passato), anziché vedersi riconoscere l’indennità di accompagnamento. Ecco dunque la ragione dell’elevato contenzioso attorno a queste certificazioni: ben il 40,8% delle famiglie, infatti, hanno tentato, con varie modalità, di far modificare i relativi verbali, o rivolgendosi al giudice, o chiedendo una revisione all’INPS, o ancora presentando domanda di aggravamento»: è una delle risultanze emerse dall’indagine.
«Per ottenere prestazioni e agevolazioni– sottolineano infatti dal CoorDown – o per accedere ai servizi per il collocamento al lavoro, le persone con disabilità, e anche quelle con sindrome di Down, devono ottenere il riconoscimento dello loro status, un percorso che ancora spesso è costellato di ostacoli e disagi, talora di disparità e conflitti».
All’incontro di presentazione, da noi segnalato nei giorni scorsi, hanno partecipato anche Raffaele Migliorini, responsabile del Coordinamento Generale Medico Legale dell’INPS e Angelo Moroni, vicepresidente della Commissione Medica Superiore dell’INPS stesso, che hanno dimostrato di saper cogliere lo spirito collaborativo con cui il CoorDown ha promosso questa iniziativa, volta da una parte ad avviare azioni per la semplificazione, dall’altra a rafforzare il supporto a tante famiglie.
L’aspetto certamente più preoccupante emerso dall’indagine è stato quello concernente il lavoro. Com’è noto, infatti, per accedere al sistema di collocamento mirato, come da Legge 68/99, è necessario essere in possesso della relativa valutazione. Ebbene, dagli esiti dello studio svolto dal CoorDown risulta che di quel verbale dispone poco meno della metà delle persone maggiorenni (48,2%), mentre il rimanente 51,8% è privo del riconoscimento, o perché non l’ha mai richiesto (35,4%) oppure perché è in attesa di convocazione (5,8%) o ancora perché è stato dichiarato incollocabile (10,6%). Conseguentemente l’esclusione dai percorsi di collocamento mirato riguarda il 46% dei maggiorenni intervistati, a conferma del dato secondo il quale solo il 17,3% dei maggiorenni intervistati svolge attività lavorativa.
Anche qui, per altro, sono rilevanti le disparità territoriali: il Nord Ovest del nostro Paese, infatti, vede il 44% delle persone inserite in qualche modo nel mondo del lavoro, con un’occupazione o in tirocinio, una percentuale doppia rispetto a quella del Mezzogiorno.
Più in generale, altre criticità in àmbito di accertamenti sono state riscontrate sulle revisioni e sulle voci fiscali mancanti in un buon numero di verbali, pur con delle variazioni nel tempo.
In appendice alla presentazione, il CoorDown ha anche formulato alcune proposte di intervento normativo a vantaggio della semplificazione amministrativa e della certezza dei diritti nell’interesse non solo delle persone con sindrome di Down, ma di tutte le persone con disabilità.
Dal canto loro, anche i rappresentanti dell’INPS hanno voluto esporre i propri dati relativi ai percorsi di accertamento delle persone con sindrome di Down che, pur con alcune differenze rispetto all’indagine di CoorDown, hanno confermato da un lato come negli anni alcune norme abbiano prodotto un trend positivo, dall’altro come sussistano delle criticità che dovranno essere approfondite e affrontate, anche se non tutte afferenti alle responsabilità dell’Istituto.
Fra i suggerimenti alle famiglie, da segnalare quello di ricorrere, in caso di criticità, allo strumento dell’istanza di riesame in autotutela, anziché a quello del ricorso al Giudice. (S.B.)
Il report dell’indagine e un abstract di essa sono disponibili a questo link. A quest’altro link è disponibile invece la registrazione dell’incontro di presentazione. Per ogni altra informazione: ufficiostampa@coordown.it.