Il divario tra realtà e desideri delle persone con sindrome di Down

«C’è ancora tanta strada da fare per colmare il divario tra realtà e desideri delle persone con sindrome di Down; il lavoro che abbiamo fatto non si fermerà e auspichiamo che possa continuare negli anni con progetti su tutto il territorio italiano»: il “lavoro” cui si riferisce Antonella Falugiani, presidente del CoorDown, è quello avviato lo scorso anno dal Coordinamento con la campagna “Just the Two Us” (“Solo noi due”), dedicata a uno dei temi più complessi e sensibili per le persone con disabilità intellettiva: avere una relazione amorosa e vivere appieno la propria sessualità
"Just the Two Us"
Un’immagine tratta dal video “Just the Two Us” (“Solo noi due”), al centro della campagna internazionale lanciata nel marzo dello scorso anno dal CoorDown

«C’è ancora tanta strada da fare per colmare il divario tra realtà e desideri delle persone con sindrome di Down; il lavoro che abbiamo fatto in questo anno non si fermerà e auspichiamo che possa continuare negli anni con progetti dedicati su tutto il territorio italiano, insieme alle Associazioni aderenti al nostro Coordinamento»: il “lavoro” cui si riferisce Antonella Falugiani, presidente del CoorDown (Coordinamento Nazionale Associazioni delle Persone con Sindrome di Down) è segnatamente quello avviato nel marzo dello scorso anno con la campagna Just the Two Us (letteralmente “Solo noi due”), di cui anche il nostro giornale ha ampiamente riferito a suo tempo, una campagna dedicata a quello che costituisce certamente uno dei temi più complessi e sensibili per le persone con disabilità intellettiva: avere cioè una relazione amorosa e vivere appieno la propria sessualità. «Un passo fondamentale nella difesa e nella promozione dei diritti delle persone con sindrome di Down – sottolineano dal CoorDown -, che ha dato vita a un lungo percorso di formazione e informazione su uno dei principali tabù sulla disabilità, tramite un video dove una giovane coppia reclama la propria intimità e autonomia, oltreché con attività continuative di approfondimento».

Sono state dunque ben 3 milioni e mezzo le persone coinvolte e sensibilizzate da Just The Two Of Us sulle diverse piattaforme digitali, a poco meno di un anno di distanza dal lancio mondiale, generando tante discussioni e interesse sui social. Nel successivo mese di settembre, poi, vi è stato il convegno nazionale di Rimini L’amore ha bisogno di spazio, articolatosi su incontri di confronto e formazione, coinvolgendo quasi mille tra giovani e adulti con sindrome di Down, famiglie, esperti, psicologi, operatori sociali e insegnanti. (gli atti di quel convegno sono ora disponibili a questo link).
«La necessità di costruire percorsi che garantiscano educazione alle relazioni e alla sessualità – dichiarano dal CoorDown -, allo scopo di vivere la propria vita affettiva in modo sano e soddisfacente, è una delle richieste più forti raccolte in un anno di campagna e per questo anche nel 2023 proseguiranno gli incontri di formazione su questioni educative ricorrenti – consapevolezza, prevenzione dei rischi, condivisione del linguaggio e buone pratiche -, per permettere lo scambio di esperienze e di sostegno reciproco sul tema, insieme alle famiglie, ai giovani adulti con sindrome di Down e agli operatori. Infatti, il diritto alla sessualità e a vivere relazioni amorose resta ancora oggi uno dei tabù più difficili da abbattere che i giovani adulti con sindrome di Down e i loro familiari si trovano ad affrontare nel loro percorso di crescita, momenti fondamentali per ciascuno, che troppo spesso accompagnati da paure e stereotipi, sono vissuti in mancanza di strumenti adeguati a fornire il giusto supporto e ascolto».

Già nel 2020, per altro, il CoorDown aveva proposto il questionario Ora Parlo Io!, per indagare le percezioni e i pensieri sull’amore e la vita sessuale di 650 persone con sindrome di Down di diverse età. Tale ricerca aveva messo in evidenza come l’amore fosse un’esperienza fortemente desiderata e percepita come possibile, ma anche un bisogno insoddisfatto, a causa dei condizionamenti sociali, dalla cultura dominante e anche dai familiari. Solo il 46,5% delle persone interpellate, infatti, aveva affermato di vivere una relazione affettiva, mentre tra coloro che non avevano un fidanzato o fidanzata, il desiderio era comunque fortissimo, con più del 75% che avrebbe voluto avere una relazione. «Il crollo di risposte di fronte alla vita sessuale – concludono dal CoorDwon – testimoniava quanto fosse necessario affrontare proprio il tema dell’educazione sentimentale e sessuale, dalla famiglia fino alle istituzioni, per sfatare pregiudizi e false credenze sulla sindrome di Down». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: ufficiostampa@coordown.it (Paola Amicucci).

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