Caro Gino Strada, è da un po’ che volevo scriverti, ma poi il destino ha voluto che tu “volassi via”!
Voglio comunque provare a condividere con te qualche riflessione su quanto di bello e prezioso hai portato nelle vite di ognuno di noi.
La tua massima, «I diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini sennò chiamateli privilegi», è diventata uno spunto per tanti, un vero e proprio slancio a creare cose nuove e importanti!
Tra le tante, voglio parlarti di quanto è accaduto lo scorso 17 dicembre presso il palazzetto dello sport Chiarelli Donati di Guastalla, in provincia di Reggio Emilia, dove alcuni studenti delle classi quarte e quinte degli Istituti Bertrand Russell e Mario Carrara, insieme al gruppo di volontariato Ubuntu hanno portato in scena un bellissimo spettacolo teatrale, I diritti sono di tutti proprio di tutti… Sennò chiamateli privilegi, che si ispira al tuo pensiero e ai tuoi valori.
E per te che sei sempre stato un uomo di pace questa performance non poteva che calzare a pennello.
Il Progetto Ubuntu, in collaborazione con Monica Righini dell’Associazione Un Bambino per Amico, vuole essere un’esperienza culturale che propone laboratori di danza, musica e teatro, incontri tematici partecipati nelle scuole e nel territorio sulla diversità, la pace, l’accoglienza e la multiculturalità.
Come spazio di riflessione, alla Giornata Internazionale dei Diritti Umani, ragazzi e artisti hanno dato voce a questa bella “sfida” che ha portato il punto di vista di vari partecipanti e spettatori a emergere con forza, restituendo pienamente alla collettività quegli ideali per cui tu, Gino, avresti sicuramente continuato a lottare.
Voglio farti leggere perciò alcune considerazioni nate subito lo spettacolo.
L. per esempio ci racconta: «Ho vissuto l’esperienza sia come ballerino, all’interno dell’organizzazione, sia come osservatore di spettacoli di cui io non ero per niente a conoscenza. Questo doppio punto di vista che ho adottato mi ha dato la possibilità di vivere un’esperienza veramente profonda. Il pensiero di essere uno degli attori coinvolti nella difesa e promozione dei diritti dell’uomo, e la dimostrazione di non essere l’unico ma di essere accompagnato da molte persone, ha generato in me un’emozione piena e profonda veramente inaspettata, una sorta di unione comune che lega ogni essere vivente».
Ed è proprio questa unione che ha dato un significato profondo alla tua esistenza, coinvolgendo migliaia di persone – per esempio, attraverso la costituzione di realtà come Emergency, Associazione di cui sei stato ideatore e fondatore – che si sono adoperate per rendere universali, accessibili e inclusive istanze quali la Sanità, a cui hanno diritto ancora troppe poche persone, soprattutto in contesti e Paesi colpiti da guerre e discriminazioni di ogni genere.
E ancora, una spettatrice racconta: «Vedere tanti giovani coinvolti credo sia stata la cosa che più mi ha stupito. C’era molta carica e si percepiva molta unione. È bello che le scuole si siano attivate per la partecipazione dei loro studenti. Dal pubblico, sentivo alcuni compagni dei partecipanti “tifare” per loro e incitarli… Vedere i propri compagni in prima linea nel parlare di diversità come se fosse la cosa più “normale” del mondo (che infatti lo è) è d’esempio, e non può che fare bene. E il bene, come sappiamo, genera bene».
Non c’è cosa più vera! Tu stesso in Lettera da un chirurgo di guerra, trascrizione tratta da Pappagalli verdi (Feltrinelli, 1999), hai posto l’accento sulla necessità di partire dal basso, dai ragazzi, da “una gocciolina nell’oceano”, ovvero da piccoli, ma significativi gesti quotidiani che possono generare benessere per l’intera comunità.
In questo caso specifico, il teatro, sperimentato dai più giovani per veicolare messaggi di pace e inclusione, è una di quelle goccioline nell’oceano che tanto avresti apprezzato.
Ne abbiamo di strada da fare… ma tu Gino sei di grande esempio per tutti noi e il tuo cognome non può che essere di buon auspicio!
Ciao caro Gino e buona… Strada!
Scrivete a claudio@accaparlante.it oppure sulle mie pagine Facebook e Instagram.
Pensiero Imprudente
Dallo scorso mese di dicembre Claudio Imprudente è divenuto una “firma” costante del nostro giornale, con questa sua rubrica che abbiamo concordato assieme di chiamare Pensiero Imprudente, grazie alla quale ha già incominciato a impreziosire le nostre pagine, condividendo con Lettori e Lettrici il proprio sguardo sull’attualità.
Persona già assai nota a chi si occupa di disabilità e di tutto quanto ruota attorno a tale tema, Claudio Imprudente è giornalista, scrittore ed educatore, presidente onorario del CDH di Bologna (Centro Documentazione Handicap) e tra i fondatori della Comunità di Famiglie per l’Accoglienza Maranà-tha. All’interno del CDH ha ideato, insieme a un’équipe di educatori e formatori specializzati, il Progetto Calamaio, che da tantissimi anni propone percorsi formativi sulla diversità e l’handicap al mondo della scuola e del lavoro. Attraverso di esso ha realizzato, dal 1986 a oggi, più di diecimila incontri con gli studenti e le studentesse delle scuole italiane. In qualità di formatore, poi, è stato invitato a numerosi convegni e ha partecipato a trasmissioni televisive e radiofoniche.
Già direttore di una testata “storica” come «Hp-Accaparlante», ha pubblicato libri per adulti e ragazzi, dalle fiabe ai saggi, tra cui Una vita imprudente. Percorsi di un diversabile in un contesto di fiducia e il più recente Da geranio a educatore. Frammenti di un percorso possibile, entrambi editi da Erickson. Ha collaborato e collabora con varie riviste e testate, come il «Messaggero di Sant’Antonio», per cui cura da anni la rubrica “DiversaMente”. Il 18 Maggio 2011 è stato insignito della laurea ad honorem dall’Università di Bologna, in Formazione e Cooperazione.
Nella colonnina qui a fianco (Articoli correlati), i contributi che abbiamo finora pubblicato, nell’àmbito di Pensiero Imprudente.