Il 21 dicembre scorso è partito ufficialmente il primo corso in Sardegna che mira a formare sette tecnici di orientamento, mobilità e autonomia personale per persone con disabilità visiva.
Si tratta di un robusto corso di circa mille ore che si terrà fra i locali dello IERFOP di Cagliari (Istituto Europeo Ricerca Formazione Orientamento Professionale) e le strade del capoluogo sardo, in cui i sette corsisti si cimenteranno fra teoria e pratica del sostegno alla persona con difficoltà visiva. Sembrerà una piccola cosa ai più distratti, ma in verità si tratta di una vera e propria svolta epocale per la nostra Isola. Ricostruiamo brevemente l’“identikit” dell’orientatore.
La figura nasce attorno al 1990, assieme all’ANIOMAP, cioè l’Associazione Nazionale Istruttori per l’Orientamento, la Mobilità e l’Autonomia Personale. Operatori che, va aggiunto a ulteriore specifica dell’acronimo, si dedicano al supporto delle persone con deficit visivo, sia esso totale o parziale.
Si tratta di professionisti qualificati nella tiflologia, disciplina che si occupa di tutti gli ausili utili ai ciechi e agli ipovedenti, a partire dal bastone bianco, dall’ingranditore e finendo con i computer e le moderne app. Tuttavia, la specializzazione più nota di tali insegnanti è legata al sostegno fornito in tema di autonomia personale: domestica, lavorativa e familiare, nonché in àmbito di autonomia su strada, si tratti di muoversi col bastone, con il cane guida o con le odierne e talora ancora sperimentali tecnologie elettroniche.
Molte persone non vedenti e ipovedenti sono riuscite a raggiungere un ottimo grado di autonomia e tuttavia, l’assenza in Sardegna di professionisti autoctoni, locali, ha ostacolato non poco la marcia delle persone con disabilità visiva verso la piena integrazione, specie perché il tecnico di orientamento, mobilità e autonomia personale, una volta formato e qualificato, svolge un ruolo di sensibilizzazione culturale. In materia di barriere architettoniche, ad esempio, su cui ha diritti e doveri di segnalazione, ma soprattutto sensibilizzando il mondo della scuola, i luoghi della cultura e i posti di lavoro in cui si muovono e socializzano le persone affette da deficit visivo.
L’interazione di questi professionisti è a largo raggio e richiede capacità comunicative, spirito di accoglienza e propensione all’ascolto. Queste sono solo alcune delle notevoli abilità professionali richieste ai vedenti che affiancano le persone con disabilità visiva nella costruzione del loro progetto di vita indipendente.
Ovviamente, la figura è cambiata molto in trent’anni. Per un anno circa, i sette corsisti sardi, già tutti operanti nel mondo della disabilità, si cimenteranno nello studio del Braille, dell’uso del bastone, delle attività domestiche, come se fossero essi stessi privi della vista e ragionando in funzione non visiva. Ma non solo: il corso, infatti, li porterà a confrontarsi con diverse discipline mediche e riabilitative che li condurranno a essere qualificati come figure sanitarie.
Per la prima volta, dunque, la Sardegna si dota di figure indispensabili che, senza dubbio, daranno non solo un robusto aiuto ai ciechi e ipovedenti dell’isola, ma porteranno a una progressiva e costante contaminazione culturale che, si spera, realizzerà la tanto agognata integrazione delle diversità.