A due settimane o poco più dal devastante sisma che il 6 febbraio ha colpito la Turchia e la Siria e che continua a far registrare violente scosse di assestamento anche in questi giorni, sono circa 47.000 le vittime finora accertate, con centinaia di migliaia di feriti e milioni di altre persone che necessitano di sostegni. Un quadro catastrofico, rispetto al quale è ovviamente impossibile disporre di dati sul numero di vittime tra le persone con disabilità. Quel che è certo è quanto dichiarato da Mustafa Özsaygı, presidente della Confederazione delle Persone con Disabilità in Turchia, secondo il quale «le nostre città, che prima dei terremoti avevano problemi di accessibilità per le persone con disabilità, ora sono diventate inaccessibili a tutta la popolazione della regione colpita. È un fatto inevitabile che milioni di vittime del terremoto subiranno lesioni che porteranno a disabilità a lungo termine. La confusione e la disorganizzazione osservate nei primi dieci giorni dopo il sisam del 6 febbraio ci hanno dimostrato ancora una volta che la preparazione all’emergenza in caso di calamità non è sufficiente per milioni di persone con disabilità, inclusi gli immigrati e i rifugiati che vivono nella zona e che sono stati colpiti dal disastro. Chiediamo dunque al nostro Governo di coinvolgere attivamente le organizzazioni della società civile e quelle delle persone con disabilità, per superare la situazione attuale e prepararsi a future calamità».
Anche peggio, purtroppo, va in Siria, Paese in cui nell’ultimo decennio, come ricorda Nawaf Kabara, presidente dell’AOPD, l’Organizzazione Araba delle Persone con Disabilità, «una delle crisi umanitarie più complesse del mondo ha causato migliaia di vittime e lasciato milioni di sfollati. In questo quadro, dunque, secondo l’UN OCHA, l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento dell’Assistenza Umanitaria, il terremoto del 6 febbraio ha colpito più di 8,8 milioni di persone in tutta la Siria. Migliaia di case, strutture sanitarie e scuole sono state distrutte e molte persone affrontano sfide significative per accedere a lavaggi, protezione e cibo. Uno dei principali ostacoli al sostegno delle persone colpite in Siria è la mancanza di un adeguato accesso umanitario il che significa che le risorse già insufficienti non raggiungono le parti siriane colpite. Pertanto, le tempeste di neve e la temperatura gelida, combinate con la mancanza delle infrastrutture necessarie, compresi i trasporti, significano che milioni di popolazione siriana non hanno ricevuto il sostegno di base ancora molti giorni dopo il terremoto».
«Posso tranquillamente affermare – conclude Kabara – che dal 2011, quando è iniziata la crisi umanitaria in Siria, le persone con disabilità sono state lasciate sole ad affrontare lo sfollamento, la guerra e la mancanza di assistenza sanitaria. Le infrastrutture non erano accessibili e il sistema di previdenza sociale non era forte nemmeno prima del 2011. Ma quel poco che esisteva è stato distrutto negli ultimi dieci anni. Questo terremoto, insomma, ha colpito nel modo peggiore le persone con disabilità in Siria e i rifugiati in Turchia».
È del resto cosa nota, di cui scriviamo ripetutamente anche sulle nostre pagine, che in ogni crisi umanitaria le persone con disabilità affrontano un rischio di morte da due a quattro volte superiore rispetto al resto della popolazione, che hanno maggiori probabilità di subire discriminazione ed esclusione nel ricevere assistenza sanitaria e che sono a maggior rischio di violenze e abusi. Inoltre, coloro che subiscono menomazioni fisiche o psicosociali a seguito del sisma e che necessiterebbero di sostegno e di servizi urgenti, sono invece spesso trascurati, senza dimenticare il maggior pericolo di violenza fisica, sessuale e di altro tipo, di sfruttamento e di molestie che coinvolgono le donne e le ragazze con disabilità. Fenomeni ulteriormente amplificati, quindi, in uno scenario tanto disastroso come quello poco sopra descritto.
A unirsi dunque alla Confederazione turca e all’AOPD nel lanciare un appello congiunto, rivolto a tutti gli attori coinvolti negli interventi in Turchia e Siria, sono l’IDA, l’Alleanza Internazionale per la Disabilità, e l’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, che in una nota congiunta chiedono «di garantire una risposta pienamente inclusiva della disabilità a questo disastro» e in particolare «di coinvolgere attivamente le organizzazioni rappresentative delle persone con disabilità e delle loro famiglie nella pianificazione e nell’attuazione della risposta alle emergenze, facendo sì che le persone con disabilità siano incluse, senza discriminazioni, in tutti i processi di ricerca, di soccorso e di valutazione dei bisogni». In tal senso vengono chiesti «servizi di risposta alle emergenze inclusivi e accessibili, dalle necessarie informazioni ai punti di contatto, dai trasporti agli alloggi, fino all’assistenza sanitaria, comprendendo in ogni caso le persone con disabilità. In nessun modo, inoltre, i vari supporti necessari dovranno portare alla segregazione o all’istituzionalizzazione delle persone con disabilità». (S.B.)
Per ogni informazione e approfondimento: press@edf-feph.org.
Per approfondire ulteriormente la materia delle persone con disabilità di fronte ai vari tipi di emergenze, è possibile accedere al nostro testo intitolato Soccorrere tutti significa soccorrere meglio (a questo link), al cui fianco vi è il lungo elenco dei contributi da noi pubblicati in questi anni, riguardanti anche l’impatto dei cambiamenti climatici.