Si chiama FuTuRE (Fostering Tools of Resiliance and Emersion of GBV with intersectional perspective) ovvero “Futuro – rimodulare gli strumenti di resilienza e di emersione della violenza di genere in una prospettiva intersezionale”, il progetto europeo promosso dall’Associazione Differenza Donna, in qualità di capofila, in partenariato con l’Università degli Studi della Tuscia di Viterbo e l’Università La Sapienza di Roma, finanziato con i fondi CERV (Citizen, Equality, Rights and Value, in italiano “Cittadini/e, Uguaglianza, Diritti e Valori”). Esso prevede l’aggiornamento e il rafforzamento delle procedure e delle metodologie di valutazione del rischio di recidiva e di autovalutazione del rischio della violenza nelle relazioni intime in prospettiva intersezionale, al fine di prestare un’adeguata attenzione alle discriminazioni multiple, quelle basate su più fattori, che colpiscono, tra le altre, anche le donne con disabilità. L’iniziativa tiene altresì in debito conto delle criticità emerse durante la pandemia da Covid.
Differenza Donna è stata una delle prime realtà italiane ad occuparsi della violenza nei confronti delle donne con disabilità, e nel 2018 ha creato uno specifico Osservatorio sulla violenza nei loro confronti, come illustrato nella specifica sezione tematica ospitata nel sito dell’Associazione.
Questo nuovo progetto, tuttora in corso, intende ammodernare i due strumenti ancora impiegati, sebbene datati, nella valutazione del rischio di violenza coniugale. Si tratta del SARA (Spousal Assault Risk Assessment, in italiano “Valutazione del rischio di aggressione coniugale”), strumento elaborato nel 2003, utilizzato dalle operatrici e dagli operatori della Rete Antiviolenza (dai Centri Antiviolenza alle Forze dell’Ordine, dalla Magistratura ai Servizi Sociali), per la valutazione del rischio di recidiva nei casi di violenza interpersonale fra partner, e dell’ISA (Increasing Self Awareness, ovvero “Aumentare la consapevolezza di sé”), strumento del 2006, messo a disposizione di tutte le donne vittime di violenza per consentire loro di autovalutare il rischio che la violenza si ripeta e divenga sempre più aggressiva e pericolosa, in un crescendo che può portare anche alla morte.
Va per altro segnalato che proprio su questi temi, nel 2019, anche l’EIGE, l’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di Genere, ha «raccomandato che gli strumenti di valutazione del rischio siano utilizzati in combinazione con una varietà di altre fonti di informazione, comprese le caratteristiche e le percezioni del rischio delle donne», e ha specificato che «gli strumenti di valutazione del rischio devono essere sufficientemente flessibili e dinamici per tenere conto dei rischi unici che possono essere associati a gruppi specifici di donne come le donne migranti, le donne rifugiate, le donne anziane, lesbiche, gay, bisessuali, transgender, individui queer e intersessuali e le donne con disabilità» (Risk Assessment and management of intimate partner violence in the EU, 18 novembre 2019).
Oltre all’aggiornamento degli strumenti di valutazione di cui si è detto, rientrano tra gli obiettivi specifici del progetto anche la promozione dell’utilizzo integrato di strumenti e metodologie di valutazione e autovalutazione del rischio da parte di diversi attori e professionisti/e; il rafforzamento delle competenze dei professionisti e delle professioniste nella valutazione del rischio e nel fornire risposte adeguate; la sensibilizzazione e l’empowerment delle donne vittime di violenza nelle relazioni intime attraverso la disseminazione di strumenti di auto-valutazione del rischio inclusivi.
Rientrano invece tra le azioni specifiche del progetto, tra le altre, un’indagine, coordinata dall’Università della Tuscia, finalizzata a raccogliere informazioni su fattori peculiari di rischio e vulnerabilità e alle criticità emerse dalla pandemia, al fine di aumentare la rilevanza di strumenti di valutazione del rischio per donne vittime di violenza nelle relazioni intime e di discriminazioni multiple; lo sviluppo di linee guida per l’utilizzo degli strumenti di valutazione del rischio con donne vittime di violenza nelle relazioni intime prestando attenzione alle discriminazioni multiple; la traduzione dell’ISA, il già citato strumento di autovalutazione, in quindici lingue e in CAA (Comunicazione Aumentativa Alternativa), che sarà disponibile e compilabile anche online.
Il progetto FuTuRE propone dunque ulteriori importanti strumenti inclusivi per il contrasto alla violenza contro le donne (anche con disabilità) che vanno ad aggiungersi ad altri due di recente produzione: le Linee guida per la presa in carico di donne con disabilità che hanno subito violenze e discriminazioni multiple, elaborate nell’àmbito del progetto Accorciare le distanze (se ne legga una presentazione su queste stesse pagine), e le Linee guida per l’accessibilità dei servizi di assistenza e supporto alle vittime di violenza, prodotte nel quadro del progetto BeSafe! (se ne legga una presentazione a questo link).