Le belle abitudini da non saltare, come i compleanni dei figli, dei nipoti, dei nonni e delle amiche e degli amici, sono come piccoli piaceri che ci danno energia e ci rendono felici.
Per noi tutti continuare a dire grazie a chi ha inventato l’impianto cocleare, a chi ci ha creduto, è un impegno emozionante.
La “scintilla” la innescò nel 1780 Alessandro Volta, conducendo degli esperimenti sulla stimolazione elettrica con canne metalliche nel canale uditivo, generando una stimolazione simile all’udito.
Ma perché domani, 25 febbraio, sarà la Giornata Mondiale dell’Impianto Cocleare? Perché in quella data ricorre l’anniversario – che quest’anno è il 66° – del primo intervento al mondo di impianto cocleare, eseguito appunto il 25 febbraio 1957 a Parigi dall’otochirurgo francese Charles Eyries in collaborazione con il fisico medico André Djourno.
Il dispositivo impiantato non permetteva di capire il parlato, esso dava solo una sensazione dei suoni ambientali e a causa della generale delusione del paziente venne poi rimosso. L’innovativa operazione fece comunque da “apripista”, dando la possibilità alle ricerche di continuare, finché nel 1972 William House elaborò negli Stati Uniti il primo programma di trattamento della sordità al mondo che utilizzava impianti cocleari prodotti su larga scala. Successivamente Cloud-Henri Chouard iniziò in Europa nel 1973 con un programma simile a Parigi e Kurt Burian fece altrettanto nel 1975 a Vienna.
In Italia la storia dell’impianto cocleare inizia nel febbraio del 1983, con il primo intervento all’Ospedale Santa Chiara di Trento (chirurgo Gregorio Babighian), seguito subito dopo dagli interventi di Parma (Carlo Zini), Bergamo (Antonio Mazzoni), Bari (Antonio Quaranta) e Piacenza (Mario Sanna).
Il dispositivo utilizzato da quei giovani chirurghi con alle spalle studi ed esperienze negli Stati Uniti era monopolare (Impianto House/3M). In seguito essi si costituirono in Gruppo Impianti Cocleari Italia, divenuto successivamente Fondazione.
Quarant’anni dopo, dunque, la storia continua ad maiora, pur in un percorso a volte ancora difficile, ma un percorso “immenso” di cui è decisamente impossibile descrivere le emozioni che bambini e adulti, operatori sanitari, educatori, genitori, familiari e amici hanno provato e provano, sia direttamente che indirettamente.
Oggi i modelli sono più sofisticati, offrono prestazioni e connettività tutte da scoprire e sperimentare, si continua a studiare per modelli tutti impiantabili, ci sono bambini che vincono premi per idee sostenibili – tipo impianto che si alimenta camminando – musicisti, cantanti che hanno ritrovato l’armonia. E imparare le lingue non è impresa impossibile.
Certo, ogni persona è un caso a sé e le difficoltà soggettive ci sono ancora, ma i risultati sono concreti per tutti, quando le persone stesse non vengono lasciate da sole, se le famiglie sono supportate, se la scuola, il mondo del lavoro, la cultura, le strutture sanitarie pubbliche, gli ingegneri, i ricercatori, i chirurghi, gli audiologi e i logopedisti possono svolgere nel modo e nel tempo migliore possibile il loro compito, mettendo in campo strumenti, professionalità e umanità con le competenze del caso. Il tutto dimostrando che la sordità si può superare e senza dover far fronte alla crescente egemonia culturale dovuta al ritorno di idee che cercano, con la complicità del mondo politico, di far credere che per le persone sorde l’unica soluzione sia essere orgogliose dello status di sordo e comunicare con la modalità gestuale.
Senza quindi nulla togliere ai diritti delle persone che scelgono e usano un altro percorso, senza alcuna guerra ideologica, salvaguardando l’uso del linguaggio LIS e del LIS tattile per coloro i quali per vari motivi non possono parlare, il diritto alla parola deve essere primario e se l’impianto cocleare ha la capacità di far sentire, allora grazie impianto cocleare!