“Pensiero Imprudente”: è tutto oro quello che luccica!

Parte da una leggenda lontana la storia raccontata questa volta da Claudio Imprudente nella sua rubrica “Pensiero Imprudente”, una storia di crepe, di resilienza e di riciclo. «L’immagine della “crepa” – vi scrive tra l’altro – può essere accostata a quella di disabilità come imprevisto che genera sofferenza e disorientamento. Ma se pensate alla mia storia, al cambiamento che ho vissuto, il “recupero e il riutilizzo” possono essere un cambio di prospettiva e la crepa che metaforicamente potrebbe rappresentare la disabilità si trasforma in una condizione, o meglio ancora in opportunità»

Anfora crepataVi racconto la mia storia che risale ormai a molto tempo fa! Precisamente al quindicesimo secolo, ai tempi dello shogunato Ashikaga, quando era ancora in vita lo shogun Yoshimasa, mio amabile padrone. Perché dovete sapere che qui a parlare è la sua fedelissima tazzina!
Ma secondo voi, cosa potrebbe avere a che fare un governatore giapponese con un oggetto di uso quotidiano come lo sono io?
Ebbene, dovete sapere che una delle mie più grandi particolarità è proprio quella di essere un bellissimo pezzo di “riciclo”.
Dopo essermi frantumata in mille pezzi, infatti, il mio caro padrone, che si era tanto affezionato a me, ha pensato di farmi fare un bel viaggio in Cina per concedermi una nuova opportunità.
L’idea era quella di farmi riparare, tuttavia, il risultato finale non è stato dei migliori, poiché il mio aspetto era piuttosto ordinario, e sembrava che avessi perso la mia vera essenza.
Perciò, Yoshimasa decise di affidarmi ad alcuni artigiani giapponesi che compresero al volo quello che desiderava, riempiendo le mie “crepe” con una legatura pregiata, impreziosita da una resina dorata.
Avevo una nuova vita, apparentemente frastagliata e piena di “cicatrici”, ma che in realtà avevano per me un valore incommensurabile.
Ed è proprio di questo che vi voglio parlare, di “crepe”, del significato che hanno acquisito nella mia esistenza, e in generale, del ruolo che queste potrebbero assumere in quella di tante persone.

Claudio Imprudente

Claudio Imprudente, che cura per «Superando.it» la rubrica “Pensiero Imprudente”

Secondo questa leggenda, che trae spunto dal Kintsugi – letteralmente “l’arte di riparare con l’oro” – una vita piena di cicatrici e ferite può essere fonte di bellezza. Così la crepa, da sempre connotata negativamente come fragilità, rottura e segno tangibile dell’irreparabilità, abbandona questa accezione per lasciare spazio all’idea di opportunità e resilienza.
Dunque, questa pratica, antica come la notte dei tempi, potrebbe calzare a pennello proprio con il concetto di resilienza e la metafora del riciclo.
Il primo è ben radicato in vari ambiti, soprattutto nel mondo dell’educazione: per un individuo è necessario affrontare fratture e cambiamenti per poter attraversare le proprie fragilità, accettare i propri limiti, prendere coscienza delle proprie risorse e potenzialità.
Al contempo, l’immagine della “crepa” può essere accostata a quella di disabilità come imprevisto che genera sofferenza e disorientamento.
Ma se pensate alla mia storia, al cambiamento che ho vissuto, passando da oggetto di uso quotidiano a oggetto riciclato, il “recupero e il riutilizzo” possono essere un cambio di prospettiva. Così, la crepa che metaforicamente potrebbe rappresentare la disabilità, un deficit, una “sfiga”, si trasforma in una condizione, o meglio ancora in opportunità.

Mi viene in mente a tal proposito una bellissima canzone di Marco Mengoni, L’essenziale, il cui ritornello dice: «E mentre il mondo cade a pezzi / Io compongo nuovi spazi e desideri che / Appartengono anche a te / Che da sempre sei per me l’essenziale».
E se un handicap, una difficoltà, è un “mondo che cade a pezzi”, può essere ricostruito e reso più inclusivo e accessibile nei suoi vari contesti attraverso “nuovi spazi, desideri” e tanta creatività, la stessa dei sapienti artigiani giapponesi che hanno riempito le mie “crepe” con l’oro.
E voi come colmate le “crepe” della vostra vita?
Scrivete a claudio@accaparlante.it oppure sulle mie pagine Facebook e Instagram.

Pensiero Imprudente
Dallo scorso mese di dicembre Claudio Imprudente è divenuto una “firma” costante del nostro giornale, con questa sua rubrica che abbiamo concordato assieme di chiamare Pensiero Imprudente, grazie alla quale ha già incominciato a impreziosire le nostre pagine, condividendo con Lettori e Lettrici il proprio sguardo sull’attualità.
Persona già assai nota a chi si occupa di disabilità e di tutto quanto ruota attorno a tale tema, Claudio Imprudente è giornalista, scrittore ed educatore, presidente onorario del CDH di Bologna (Centro Documentazione Handicap) e tra i fondatori della Comunità di Famiglie per l’Accoglienza Maranà-tha. All’interno del CDH ha ideato, insieme a un’équipe di educatori e formatori specializzati, il Progetto Calamaio, che da tantissimi anni propone percorsi formativi sulla diversità e l’handicap al mondo della scuola e del lavoro. Attraverso di esso ha realizzato, dal 1986 a oggi, più di diecimila incontri con gli studenti e le studentesse delle scuole italiane. In qualità di formatore, poi, è stato invitato a numerosi convegni e ha partecipato a trasmissioni televisive e radiofoniche.
Già direttore di una testata “storica” come «Hp-Accaparlante», ha pubblicato libri per adulti e ragazzi, dalle fiabe ai saggi, tra cui Una vita imprudente. Percorsi di un diversabile in un contesto di fiducia e il più recente Da geranio a educatore. Frammenti di un percorso possibile, entrambi editi da Erickson. Ha collaborato e collabora con varie riviste e testate, come il «Messaggero di Sant’Antonio», per cui cura da anni la rubrica “DiversaMente”. Il 18 Maggio 2011 è stato insignito della laurea ad honorem dall’Università di Bologna, in Formazione e Cooperazione.

Nella colonnina qui a fianco (Articoli correlati), i contributi che abbiamo finora pubblicato, nell’àmbito di Pensiero Imprudente.

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