Il rapporto di ricerca “Violenza e donne con disabilità”

È stato pubblicato già da qualche tempo il rapporto di ricerca “Violenza e donne con disabilità”, che contiene gli esiti di un’indagine promossa dalla Rete D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza), in collaborazione con Intesa Sanpaolo. Vi si mettono in luce i limiti e le difficoltà dei Centri Antiviolenza, che ad oggi non risultano ancora essere punto di riferimento per le donne con disabilità che subiscono violenza, ma vi si evidenziano anche buone pratiche che possono essere condivise e sviluppate
(©Lauren Pettit)
(©Lauren Pettit)

È stato pubblicato già da qualche tempo il rapporto di ricerca denominato Violenza e donne con disabilità, curato da Sigrid Pisanu e Paola Sdao, e promosso dalla Rete D.i.Re (Donne in Rete contro la violenza), in collaborazione con il gruppo bancario Intesa Sanpaolo.
Liberamente scaricabile a questo link, tale documento costituisce l’esito di un’indagine esplorativa campionaria svolta nel 2021, che rappresenta un primo quadro di riferimento sulla violenza nei confronti delle donne con disabilità, motoria e sensoriale, accolte dai Centri della Rete.

La Rete D.i.Re si costituisce come un gruppo di 82 organizzazioni sparse su tutto il territorio italiano, che gestiscono oltre 100 Centri Antiviolenza e più di 50 Case Rifugio, prestando ascolto a circa 21.000 donne ogni anno. All’indagine sulla violenza contro le donne con disabilità hanno preso parte 31 su 109 Centri Antiviolenza aderenti alla Rete (28% del totale).
Correttamente, l’indagine è stata svolta nell’àmbito di una cornice concettuale che fa riferimento ai seguenti trattati internazionali recepiti dal nostro Paese: la Convenzione di Istanbul (Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica del 2011, ratificata dall’Italia con la Legge 77/13), la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (ratificata dall’Italia con la Legge 18/09, che contiene diversi importanti riferimenti sul contrasto alla violenza nei confronti delle donne, delle ragazze e delle minori con disabilità) e la CEDAW, ovvero la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione nei confronti delle donne, ratificata dall’Italia con la Legge 132/85.
Nello specifico lo studio è incentrato sui seguenti indicatori relativi alla disabilità motoria: accessibilità del centro (presenza di una rampa, un bagno e di accoglienza “in loco”) e donne accolte dal Centro (numero, tipo di disabilità); nonché su questi altri relativi alle disabilità sensoriali: servizio di mediazione per l’accoglienza di non udenti e non vedenti (linguaggio dei segni, comunicazione audio/elettronica), donne accolte (numero, tipo di disabilità).

Dalla rilevazione è scaturito che in merito alla disabilità motoria l’84% dei Centri del campione erano accessibili a donne con questo tipo di disabilità; quasi il 40% dei Centri ha accolto, presso i propri locali, un numero di donne compreso tra 1 e 5; l’autore della violenza è quasi sempre il partner o l’ex-partner (oltre l’85%); la disabilità non è conseguenza della violenza in oltre la metà dei casi (56%) e la correlazione non è nota in alcuni casi (25%); e ancora, 1 centro su 5 (19,4%) dispone di strumenti e/o materiali idonei per accogliere donne con disabilità motoria, quali assenza di barriere architettoniche, servizi igienici accessibili, canali WhatsApp dedicati.
Per quanto riguarda invece gli interventi a favore di donne con disabilità visiva (cecità e ipovisione) e uditiva (perdita parziale o totale dell’udito), dall’indagine è emerso che 1 centro su 5 (19,5%) ha accolto, presso la propria sede, un numero di donne compreso tra 1 e 5; l’autore della violenza è quasi sempre il partner o l’ex-partner (oltre l’82%); la disabilità non è quasi mai conseguenza della violenza (73%) e in alcuni casi la correlazione non è nota (18%); 1 centro su 4 (23%), infine, utilizza la mediazione per donne non udenti e soltanto il 16% la mediazione per donne con disabilità visiva.

A questo punto va segnalato anche che, all’interno della più ampia iniziativa denominata Violenza sulle donne. In che Stato siamo?, la stessa Rete D.i.Re ha realizzato una campagna di sensibilizzazione focalizzata sul tema Donne con disabilità e discriminazioni multiple, producendo tra l’altro un filmato di cui si può leggere a questo link). Un’ulteriore campagna di sensibilizzazione era già stata promossa dalla Rete nel 2018 (La lingua dei segni contro la violenza alle donne), centrata anch’essa su un filmato sottotitolato e con l’impiego della LIS, la Lingua dei Segni Italiana (se ne legga a questo link).

In merito alle esperienze sul territorio, l’indagine ha permesso di rilevare come i Centri Antiviolenza della Rete si siano «attivati promuovendo azioni per garantire alle donne con disabilità percorsi di uscita dalla violenza. Oltre all’accessibilità per le donne con disabilità motoria, attraverso pedane, montascale per carrozzine e bagni privi di barriere architettoniche, in alcune Regioni si è posta particolare attenzione alla disabilità sensoriale. In Sardegna (Nuoro) la collaborazione con una mediatrice LIS, la possibilità di usare un tablet per comunicare nel caso di donne con disartria, l’utilizzo di mascherine trasparenti certificate, la possibilità di utilizzare un canale WhatsApp dedicato. In Sicilia (Catania) la sottoscrizione di un protocollo e l’attivazione di uno sportello presso l’Unione italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. In Lombardia (Milano) la realizzazione di materiali destinati a donne con disabilità uditiva: tavole grafiche che rappresentano i vari tipi di violenza, video con attori sordi segnanti che rappresentano i principali tipi di violenza e che hanno lo scopo di sensibilizzare e informare all’interno della comunità sorda. L’attivazione di un numero Telegram dedicato per permettere un primo accesso alle donne sorde. In diverse Regioni dell’indagine (Calabria, Lombardia, Sardegna, Lazio, Alto Adige, Emilia-Romagna, Sicilia) i Centri si sono attivati per formarsi e formare, per promuovere collaborazioni e creare reti che includano le associazioni e i riferimenti istituzionali per offrire il miglior sostegno alle donne con disabilità [grassetti nostri, in questa e nelle successive citazioni, N.d.R.]».

Acquisito che il contrasto alle discriminazioni multiple che colpiscono le donne con disabilità può essere efficacemente conseguito solo considerando simultaneamente le variabili del genere e della disabilità, l’«indagine ha messo in luce i limiti e le difficoltà dei Centri Antiviolenza, che ad oggi non risultano ancora essere punto di riferimento per le donne con disabilità che subiscono violenza. Ma ha evidenziato anche buone pratiche che possono essere condivise e sviluppate in altri territori».
In questo scenario, la Rete D.i.Re ha individuato le seguenti prospettive future: «Al fine di abbattere le barriere che ostacolano i percorsi di fuoriuscita dalla violenza di donne con disabilità (tra le quali, difficoltà di accesso e/o di comunicazione nel rivolgersi a servizi di supporto alle vittime di violenza di genere, impossibilità di sottrarsi fisicamente alla violenza), risulta fondamentale che i Centri Antiviolenza siano accessibili e le operatrici adeguatamente formate. L’indagine proposta costituisce pertanto il punto di partenza di un percorso lungo e complesso all’interno dell’Associazione D.i.Re, finalizzato a migliorare la conoscenza del fenomeno della violenza contro le donne disabili, e quindi ad uno sviluppo di pratiche adeguate. L’attenzione verrà posta anche sulle disabilità intellettive e psichiatriche con un’ulteriore indagine esplorativa». (Simona Lancioni)

Per approfondire ulteriormente, segnaliamo, nel sito di Informare un’h-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa): Linee guida per accogliere donne con disabilità vittime di violenza – repertorio 2022. Inoltre, nel medesimo sito, le sezioni La violenza nei confronti delle donne con disabilità e, più in generale, Donne con disabilità.
Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’h e viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti dovuti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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