Cieco? Senza testimoni non ti consegno la raccomandata!

Né le leggi, né il buon senso e nemmeno i Carabinieri hanno smosso l’irremovibile rifiuto degli operatori di un Ufficio Postale di Busto Arsizio (Varese) a consegnare una raccomandata a una persona cieca, se non si fosse presentato con due testimoni, successivamente divenuti uno solo. Mancata conoscenza delle norme o semplice carenza di buon senso ed eccessiva rigidità? Quel che resta è un caso di indubbia discriminazione e anche un esposto alla Procura della Repubblica. E tutto semplicemente per ritirare una raccomandata!

Particolare di persona non vedente con il bastone biancoPartiamo dalla norma ed esattamente dalla Legge 18/75 (Provvedimenti a favore dei ciechi), che al primo articolo recita: « La persona affetta da cecità congenita o contratta successivamente, per qualsiasi causa, è a tutti gli effetti giuridici pienamente capace di agire» e al secondo articolo: «La firma apposta su qualsiasi atto, senza alcuna assistenza, dalla persona affetta da cecità, è vincolante ai fini delle obbligazioni e delle responsabilità connesse [grassetti nostri nelle citazioni]».
La premessa è necessaria, per comprendere bene la vicenda di discriminazione vissuta da Ettore Bianchetti, persona cieca, associato all’UICI di Varese (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti).
Recatosi infatti all’Ufficio Postale di Busto Arsizio, in Piazza Volontari della Libertà, per ritirare una raccomandata a nome di un parente con disabilità ricoverato in ospedale, Bianchetti ha dovuto fare i conti con il rifiuto di consegnare la missiva da parte degli operatori, perché, come gli è stato riferito, «essendo non vedente non avrebbe potuto firmare e sarebbe dovuto ritornare con due testimoni al di fuori della famiglia per adempiere alla commissione».

Né l’esposizione delle norme, né il buon senso («ho firmato e ritirato più volte raccomandate ed altri documenti – ha spiegato Bianchetti – che mi sono stati consegnati presso la mia abitazione ed altri uffici postali senza problemi di alcun tipo, comprese firme che ho posto per avere la procura su documenti bancari, finanziari e ho firmato per la richiesta dello SPID regolarmente ottenuto. Ho anche detto che consegnando la delega e relativa documentazione di identità, ho firmato una liberatoria che svincolava l’ufficio da ogni responsabilità, altrimenti non vi sarebbe logica nel compilare il modulo, tanto più che sullo stesso non vi è la dicitura che le persone con disabilità sono escluse dal firmare») e addirittura nemmeno l’intervento dei Carabinieri hanno risolto la situazione, di fronte all’irremovibile rifiuto degli operatori.
«Oltretutto – sottolinea Bianchetti – quella raccomandata conteneva probabilmente la data per la convocazione del mio parente da parte della Commissione Sanitaria per l’accertamento dell’invalidità e qualora dovessero sorgere relativi problemi riterrò l’ente postale pienamente responsabile dell’accaduto, riservandomi di intervenire in altra sede».

Mentre quindi l’UICI invia alla Direttrice dell’Ufficio Postale una circolare esplicativa sulla questione della firma, il signor Bianchetti decide di presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Busto Arsizio (se ne legga il testo a questo link), spedito per conoscenza anche all’Ufficio Reclami di Poste Italiane, evidenziando sia la violazione della citata Legge 18/75, sia la discriminazione ai sensi della Legge 67/06 (Misure per la tutela giudiziaria delle persone con disabilità vittime di discriminazioni).

L’ulteriore capitolo della vicenda si svolge quando la persona torna nell’Ufficio Postale, potendo finalmente incontrare la Direttrice, in precedenza non disponibile, che fornisce la propria “interpretazione” della circolare ricevuta dall’UICI. «Constatato che sul mio documento di identità non vi erano diciture particolari che ostacolassero la mia firma – racconta Bianchetti -, la Direttrice ha riferito che due testimoni non servivano, ma che ne bastava uno! A questo punto, vista la necessità di recuperare dopo otto giorni la raccomandata per evitare ulteriori disagi, la persona che mi accompagnava si è trovata costretta a testimoniare il ritiro della missiva in tali modalità: la mia firma su carta e su tablet elettronico, e quelle del mio accompagnatore esattamente come le mie, con la dicitura “Il Testimone”».

Mancata conoscenza delle norme o semplice carenza di buon senso ed eccessiva rigidità? «E se non avessi avuto il bastone bianco, magari non si sarebbero nemmeno accorti della mia disabilità…», è l’amara constatazione di Ettore Bianchetti.
Quel che resta è il caso di indubbia discriminazione e l’esposto alla Procura, che si spera possa portare ad un esito positivo, sommando ulteriore giurisprudenza favorevole alle persone con disabilità. E anche, tanto per gradire, i 90 euro complessivi costati a Bianchetti per i vari spostamenti. Tutto semplicemente per ritirare una raccomandata! (S.B.)

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