Testimonianze di inclusione sociale delle persone cieche e ipovedenti

Il primo “Festival dell’autonomia”, ovvero “Testimonianze di buone pratiche per una autentica inclusione sociale delle persone cieche e ipovedenti”, si articolerà su tre incontri, domani, 3 marzo, ad Ariccia (Roma), il 31 marzo a Baone (Padova) e il 5 maggio ad Alia (Palermo). L’iniziativa è promossa dalla rivista «La Settimana in Braille» della Fondazione Lucia Guderzo di Loreggia (Padova), per fare conoscere le buone pratiche che permettono alle persone cieche e ipovedenti di conquistare un posto da protagonisti nella società o comunque di vivere in maniera libera e gratificante

Fondazione Guderzo, "Festivalk autonomia", marzo-maggio 2023Tre momenti e altrettanti luoghi diversi per il primo Festival dell’autonomia, ovvero Testimonianze di buone pratiche per una autentica inclusione sociale delle persone cieche e ipovedenti, con le storie di Antonella, Pietro, Ornella, Ada e Giorgio: si partirà domani, venerdì 3 marzo, ad Ariccia, nella Città Metropolitana di Roma (Hotel Villa Aricia, ore 16), per proseguire venerdì 31 marzo a Baone, in provincia di Padova (Azienda Agricola Toccare il Cielo, ore 16) e concludere venerdì 5 maggio ad Alia, nella Città Metropolitana di Palermo (Villa Dafne, ore 16).
L’iniziativa è proposta dalla rivista «La Settimana in Braille» della Fondazione Lucia Guderzo di Loreggia (Padova), per fare appunto conoscere le buone pratiche che permettono alle persone cieche e ipovedenti di conquistare un posto da protagonisti nella società o comunque di vivere in maniera libera e gratificante.

«La minorazione della vista – sottolineano i promotori dell’evento – non deve essere un alibi per non fare, per chiudersi in se stessi, per vivere “da disabili” ai margini della vita. La cecità, infatti, deve considerarsi un mero fattore accidentale che, se pur limitante, non preclude a realizzarsi nella scuola, nel lavoro e nelle relazioni sociali. Negli ormai tanti anni di vita dei nostri periodici abbiamo incontrato tante persone “che ce l’hanno fatta” e che non hanno mai voluto essere accomunati dal fattore “cecità o ipovisione”. Vogliamo così dare loro la possibilità di raccontarsi, per far conoscere alle tante famiglie, ai tanti operatori scolastici, psicologi, educatori e alle stesse persone con disabilità visiva, che si può essere consulente informatico, professore, impiegato amministrativo, assicuratore, contadino, vignaiolo, imprenditore, esperto di marketing o semplicemente moglie, marito, madre e padre».

«Non vogliamo più ascoltare – proseguono – che ad un ragazzo cieco delle scuole medie con spiccate attitudini scientifiche, il cosiddetto esperto tiflologo suggerisca di fare lingue alle superiori perché il liceo scientifico è precluso ai ciechi; non vogliamo più constatare che in alcune scuole i ragazzi ciechi e ipovedenti non imparano a fare i compiti assegnati in autonomia perché c’è l’assistente che prende gli appunti, che legge il libro o scrive il compito. Vogliamo che le persone possano muoversi da sole per raggiungere la scuola, il posto di lavoro, gli amici. Vogliamo insomma far capire che è possibile creare una società inclusiva se si chiacchiera meno».

Gli stessi tre luoghi scelti per gli incontri non sono casuali, consentendo a chi vorrà partecipare, oltre a condividere il tempo con i testimonial, anche di godere delle bellezze dei luoghi e della bontà delle cucine locali. (S.B.)

Chi non potrà partecipare personalmente agli incontri del Festival dell’autonomia, potranno seguirne da remoto la parte del racconto delle storie, sulla piattaforma Zoom, previa iscrizione tramite un messaggio a segreteria@fondazioneluciaguderzo.it, lo stesso indirizzo cui chiedere ogni altra informazione.

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