Non si era pienamente tenuto conto dei princìpi della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, non vi era stato un adeguato investimento di risorse e il confronto con le organizzazioni delle persone con disabilità aveva avuto luogo, ma solo “a giochi fatti”: al tempo dell’approvazione della Legge 26/19, che aveva fissato la misura del reddito di cittadinanza, erano state queste le principali critiche avanzate dalla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), come avevamo ampiamente riferito anche sulle nostre pagine, oltre ad ulteriori problemi emersi in tempi successivi.
Ora dunque che l’attuale Governo sta per varare una nuova misura di sostegno contro la povertà, destinata nel 2024 a sostituire il reddito di cittadinanza, che dovrebbe chiamarsi MIA (Misura di Inclusione Attiva), e che, secondo fonti giornalistiche, dovrebbe far permanere il reddito di cittadinanza stesso in forma ridotta, anche per i soggetti in grado di lavorare, la FISH guarda con estrema attenzione a un provvedimento che dovrà segnatamente riguardare anche le persone con disabilità e le loro famiglie.
Tra gli altri passaggi presenti nelle bozze del testo attualmente disponibili, si legge ad esempio che «all’obbligo di partecipazione attiva, formazione e lavoro nel nuovo sussidio contro la povertà – se non impegnati in un percorso di studi – saranno tenuti anche i minorenni con almeno 16 anni. Sono esclusi invece i beneficiari ultrasessantenni, nonché i componenti con disabilità. Possono essere esonerati dall’obbligo i componenti con carichi di cura, cioè chi ha figli minori di 3 anni di età o disabili in condizioni di gravità».
Sintetizzando, quindi, si parla di un provvedimento che di fatto separerebbe la platea della famiglie con ultrasessantenni, minori o persone con disabilità, da quella delle famiglie senza questi gruppi di cittadini e cittadine.
Altro possibile problema che si intravvede, il rischio che, come al tempo del reddito di cittadinanza, anche la nuova norma porti ad automatiche decurtazioni delle pensioni di invalidità, ciò che va in ogni caso evitato, senza mai dimenticare che troppo spesso la disabilità stessa è causa di impoverimento e di conseguente esclusione sociale.
Si tratta pertanto di questioni quanto mai delicate sulle quali la FISH chiede che questa volta l’approvazione della nuova norma sia preceduta da un serrato e costruttivo confronto con le organizzazioni delle persone con disabilità e delle loro famiglie, al fine innanzitutto di evitare anche in questo caso le storture e i problemi verificatisi nel 2019. (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: presidenza@fishonlus.it.
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