Abbiamo già a suo tempo ampiamente presentato le Linee Guida sulla deistituzionalizzazione, anche in caso di emergenza, importante documento pubblicato lo scorso anno dal Comitato ONU per i Diritti delle Persone con Disabilità – l’organismo di esperti/e indipendenti preposto al monitoraggio dell’attuazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità da parte degli Stati che l’hanno ratificata – alla stesura del quale hanno lavorato, oltre agli esperti del Comitato stesso, anche cinquecento persone con disabilità che hanno condiviso le loro esperienze, comprese quelle relative al periodo pandemico.
Si tratta di Linee Guida che si propongono di rappresentare uno strumento utile per sostenere gli Stati realizzare il diritto delle persone con disabilità a vivere in modo indipendente e ad essere incluse nella comunità, ponendo le basi per la pianificazione di processi di deistituzionalizzazione e di prevenzione all’istituzionalizzazione. Come tali, rappresentano un documento che in questi mesi ha già avviato un acceso dibattito pubblico (se ne legga anche sulle nostre pagine a questo link).
Dal canto suo, anche il Centro Studi Giuridici e Sociali dell’ANFFAS (Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con Disabilità Intellettive e Disturbi del Neurosviluppo) ha voluto elaborare un testo di analisi e commento di quelle Linee Guida (disponibile integralmente a questo link), ove si legge tra l’altro che «stride e sconcerta la modalità con cui il Comitato ONU allinea tutti i servizi rivolti alle persone con disabilità non collocati nella comunità con il concetto di istituzionalizzazione/detenzione,accomunando quindi tali servizi a luoghi di detenzione e maltrattamento».
Pertanto, pur aderendo «in toto ai contenuti della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e con la convinzione che essi rappresentino e prefigurino mete di progresso pacifico, civile, equo, sostenibile e inclusivo valevoli per l’intera umanità», l’ANFFAS intende anche esprimere «perplessità e preoccupazioni per alcuni passaggi di quelle Linee Guida».
In particolare, si ribadisce ancora nell’analisi prodotta, «le Linee Guida considerano che tutto ciò che non sia inteso e organizzato come servizio di comunità sia da considerarsi luogo di istituzionalizzazione e detenzione; in sostanza, secondo tale apodittica lettura, l’intero sistema dei servizi alla persona attivo nel nostro Paese è da considerare estraneo al concetto di sostegno basato sulla Convenzione ONU, il che porterebbe, di conseguenza, al rischio che alcuni possano vedere nelle Linee Guida stesse l’occasione per dimostrare l’infattibilità e l’irrealtà delle mete stabilite dalla Convenzione».
«In tal senso – dichiara Roberto Speziale, presidente dell’ANFFAS – riteniamo che il Comitato ONU, nello svolgimento della sua preziosa e insostituibile attività, debba comprendere aspetti di modularità e progressività nelle azioni degli Stati Parte, potenziando semmai l’attività di monitoraggio e denuncia rispetto ai comportamenti dilatori».
Rispetto dunque ai passaggi delle Linee Guida ritenuti problematici, portando all’attenzione dello stesso Comitato ONU il proprio documento, insieme alle principali organizzazioni di riferimento a livello internazionale, l’ANFFAS auspica «l’avvio di un confronto ampio e partecipato ad ogni livello, nonché la definizione di politiche, piani e programmi coerenti con la Convenzione ONU e l’attività del Comitato, che tengano comunque in debito conto anche le specificità e peculiarità a livello nazionale». (S.B.)
Ricordiamo ancora il link al quale è disponibile il documento prodotto dal Centro Studi Giuridici e Sociali dell’ANFFAS. Per ulteriori informazioni e approfondimenti: comunicazione@anffas.net.