«Mi chiamo Andrea, ho 27 anni, vivo in provincia di Bergamo e ballo da undici anni con Stefano. La danza è per me come parlare con la mia anima, con la mia profondità, con i sentimenti. Mi lascio trasportare, ma ci vuole anche tanta concentrazione e tecnica nei passi. Da piccola ballavo sempre, il mio grande sogno è andare in TV a Ballando con le stelle. La mia medaglia la dedicherò a mia nonna che non c’è più, a mia zia e anche a me stessa. Sono fiera di essere qui da sola senza i miei genitori. Loro si fidano di me. Lo sport mi ha insegnato ad essere fiera di me stessa ed autonoma»: sono parole di Andrea Tomasoni, esibitasi con successo nei XXXIV Giochi Nazionali Invernali di sci alpino e snowboard di Special Olympics, il movimento dello sport praticato da persone con disabilità intellettive, evento svoltosi a Bardonecchia (Torino), come avevamo segnalato sulle nostre pagine, durante il quale, per la prima volta, è stata promossa anche la danza sportiva.
«La diversità è una cosa molto profonda – ricorda ancora Andrea – e tutti abbiamo un cuore e dei sentimenti. Nessuno ci deve trattare diversamente perché noi siamo come gli altri, con più difficoltà sì, però siamo umani e chiediamo rispetto e fiducia nelle nostre potenzialità. La fiducia, infatti, è molto importante, come è importante circondarsi di persone che credono in te».
«E di persone che credono nelle potenzialità di questi atleti e atlete – sottolineano da Special Olympics Italia – in questi giorni di Bardonecchia ce ne sono a centinaia, dando vita a una calda atmosfera che tanto fa riflettere sul valore dello sport inteso come strumento educativo di unione e condivisione. Sono ad esempio circa centocinquanta al giorno i giovani e giovanissimi provenienti dalle scuole primarie e secondarie, coinvolti nel gemellaggio con i Team Special Olympics, come “pubblici ammiratori” o come volontari, tutti ruoli fondamentali in ogni nostra manifestazione. Se infatti per gli atleti in gara rappresentano delle opportunità per stringere nuove amicizie, condividere le proprie emozioni e, al contempo, accrescere la propria autostima, per gli studenti si tratta di esperienze dirette in grado di sedimentare il seme di quei giusti atteggiamenti di apertura e accoglienza nei confronti della diversità in generale e delle persone con disabilità intellettive nello specifico, esperienze che lasceranno il segno anche successivamente, quando l’evento sportivo sarà concluso e che se opportunamente custodite e coltivate, aiuteranno a diventare persone migliori».
«Non è un caso – concludono da Special Olympics Italia – che lo sport unificato, mettendo insieme a gareggiare nella stessa squadra atleti con e senza disabilità intellettive, sia da sempre per noi lo strumento ideale per generare rispetto e inclusione». (S.B.)
Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Ufficio Stampa Special Olympics Italia (Giampiero Casale), stampa@specialolympics.it.