«In quale misura gli attuali servizi possono essere ritenuti inclusivi e come le consuete soluzioni abitative garantiscono alle persone con disabilità il diritto a poter scegliere dove, come e con chi vivere, senza essere mai adattate ad una specifica sistemazione?»: a porre tale quesito è l’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie e Persone con Disabilità Intellettive e Disturbi del Neurosviluppo), secondo la quale l’obiettivo dev’essere «avere dei servizi, indipendentemente dalla loro tipologia, che siano come degli abiti sartoriali cuciti a misura delle persone, con le persone stesse che non devono mai essere adattate a servizi precostituiti o standardizzati. Allo stesso tempo vanno adeguati quei servizi che non tengono in debito conto le effettive necessità di bisogno di sostegno, anche di elevata o elevatissima intensità, che non tendono in primis a traguardare sempre l’ottimale perseguimento della migliore Qualità di Vita possibile. In tale contesto, l’adeguata preparazione professionale, le competenze, le attitudini e le motivazioni degli operatori rappresentano un’imprescindibile pre-condizione per poter disporre di adeguati e idonei servizi di alta qualità: condizione, questa, necessaria per prevenire anche i noti e frequenti fenomeni di violenze, maltrattamenti e molestie, di varia natura, di cui sono fatte oggetto le persone con disabilità».
«Ma prima ancora di parlare della necessaria e auspicata transizione inclusiva o del miglioramento dei livelli di qualità dei servizi – aggiungono dall’ANFFAS -, di pari passo si deve porre mano, sia a livello centrale che territoriale, all’annoso e mai risolto problema della carenza di risorse pubbliche, appositamente dedicate ai servizi per le persone con disabilità. Infatti, per le stesse persone con disabilità e per i loro familiari disporre di una rete integrata di idonei e adeguati servizi è assolutamente necessario se non indispensabile».
C’è tuttavia un importante ulteriore quesito da porre: è possibile riuscire a contemperare la necessità di disporre di adeguati servizi con i paradigmi fissati dalla Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità e come si può farlo, anche alla luce delle recenti Linee Guida sulla deistituzionalizzazione, anche in caso di emergenza, prodotte dal Comitato ONU per i Diritti delle Persone con Disabilità, importante documento da noi ampiamente presentato, secondo il quale, sintetizzando, tutto ciò che non è inteso e organizzato come servizio di comunità va considerato come un luogo di istituzionalizzazione e detenzione?
Proprio di questo si discuterà durante l’evento online (piattaforma Zoom e diretta Facebook), in programma per il 28 marzo, in occasione del 65° anniversario dell’ANFFAS e della XVI Giornata Nazionale sulle Disabilità Intellettive e Disturbi del Neurosviluppo, promossa dalla stessa ANFFAS e dedicata appunto quest’anno alla promozione di un dibattito sul tema della Transizione inclusiva dei servizi alla persona letta alla luce della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Si tratterà di un momento di confronto importante e significativo per il futuro di tutte le persone con disabilità, in particolare intellettive e con disturbi del neurosviluppo, e dei loro familiari, mettendo concretamente in atto il modello basato sui diritti umani in coerenza con i paradigmi introdotti dalla Convenzione ONU, attraverso lo studio di nuovi possibili percorsi volti alla progressiva riconversione e miglioramento degli attuali servizi.
L’evento sarà anche l’occasione per fornire aggiornamenti sullo stato di avanzamento della Ricerca/Azione in corso a cura dell’ANFFAS Lombardia e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, da noi presentata nel dicembre scorso, iniziativa volta a «fissare – come ricordano dall’ANFFAS – uno standard di processo, per riconvertire gli attuali servizi semiresidenziali e residenziali in chiave inclusiva, superando nei diversi contesti, familiari, residenziali e altro situazioni segreganti o istituzionalizzanti, anche attraverso iniziative volte a promuovere la progressiva deistituzionalizzazione, verso soluzioni dell’abitare possibile per le persone ad alta complessità».
A tal fine il 28 marzo troveranno spazio anche le testimonianze delle realtà associative ANFFAS che hanno dato vita o stanno per attivare progetti innovativi in tale prospettiva.
Ma durante l’incontro, ricordando l’importante 65° compleanno dell’ANFFAS, non si parlerà solo di progettualità: all’insegna infatti dello slogan Con ANFFAS, da 65 anni, per costruire insieme una nuova società inclusiva, con pari diritti e opportunità, libertà di scelta e qualità di vita per tutte e per tutti, verranno infatti presentate anche iniziative più strettamente legate a tale celebrazione, vale a dire mostre, workshop, laboratori, incontri con le Istituzioni locali, presentazione di libri o video, rappresentazioni teatrali o canore, eventi sportivi e appuntamenti conviviali, promosse di volta in volta da numerose organizzazioni ANFFAS sui vari territori, nell’àmbito dell’Open Day – porte aperte all’inclusione sociale. «Il tutto – concludono dall’Associazione – con l’obiettivo di far conoscere sempre di più le tantissime attività svolte sul territorio, demolendo pregiudizi e stereotipi e facendo cultura e sensibilizzazione sulle disabilità intellettive e i disturbi del neurosviluppo». (S.B.)
A questo link è disponibile il programma completo dell’evento del 28 marzo. Per ogni ulteriore informazione: comunicazione@anffas.net.