Hind è una donna siriana di 42 anni, che da una quindicina vive in sedia a rotelle in seguito a un incidente d’auto. La guerra che persiste in Siria dal 2011 ne ha messo seriamente a repentaglio la vita e, soprattutto, la libertà. Questa condizione, già di per sé complessa, è stata ulteriormente aggravata dal terremoto del 6 febbraio scorso che ha colpito duramente il Paese.
Durante il sisma Hind non ha perso solo la sua casa, il suo giardino e le cose che amava di più, ma la sua carrozzina, che per lei rappresentava le sue gambe, è stata completamente distrutta. Ora, la donna vive con la sorella e altre venti persone in un rifugio, un edificio di tre piani che rischia di crollare da un momento all’altro.
Ogni volta che Hind deve andare in bagno, vive una grande frustrazione, il dover essere portata in braccio dalla sorella davanti a tutti. Per questo la cosa di cui ha bisogno urgentemente è un rifugio più sicuro e una sedia a rotelle adeguata alle sue esigenze, grazie alla quale poter riacquistare l’autonomia.
Purtroppo, tra gli 8 milioni di abitanti colpiti dal recente sisma, in Siria ci sono moltissime persone con disabilità che vivono in situazioni analoghe a quelle di Hind. È un dato di fatto che durante queste catastrofi, le persone con disabilità hanno sempre una probabilità di morte superiore da 2 a 4 volte in più rispetto al resto della popolazione, una maggiore possibilità di subire discriminazione ed esclusione nel ricevere assistenza sanitaria e cure mediche e un rischio più alto di essere sottoposte a violenze e abusi; in particolare le donne e le ragazze con disabilità sono maggiormente esposte al pericolo di essere vittime di violenza fisica e sessuale.
Considerato il numero molto elevato di persone terremotate con disabilità, le organizzazioni delle persone con disabilità denunciano l’inadeguatezza della risposta all’emergenza, per nulla inclusiva e accessibile.
«Le nostre città – ha dichiarato su queste stesse pagine Mustafa Ozsaygi, presidente della Confederazione delle Persone con Disabilità in Turchia -, che prima del terremoto avevano problemi di accessibilità, ora sono diventate off limits per tutta la popolazione della regione. È un fatto inevitabile che milioni di vittime del terremoto subiscano lesioni che porteranno disabilità a lungo termine. La confusione e la disorganizzazione nei primi dieci giorni del terremoto ci hanno dimostrato ancora una volta che la preparazione all’emergenza non è sufficiente per milioni di individui, persone con disabilità, immigrati e rifugiati che vivono nella regione e sono stati colpiti dal disastro. Chiediamo al Governo di coinvolgere le organizzazioni della società civile e quelle delle persone con disabilità, per superare la situazione attuale e per prepararsi ai futuri disastri».
In virtù dell’articolo 11 (Situazioni di rischio ed emergenze umanitarie) della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, le organizzazione delle persone con disabilità e delle loro famiglie hanno chiesto al Governo turco, a quello siriano, all’Unione Europea, alle organizzazioni umanitarie, alle organizzazioni di raccolta fondi e ai Paesi che offrono il loro supporto, di garantire la protezione e la sicurezza delle persone disabili.
In particolare, Nawaf Kabara, presidente dell’Organizzazione Araba delle Persone con Disabilità, a nome loro e delle loro famiglie, a tutti i livelli, globale, regionale e nazionale, ha avanzato alcune istanze specifiche, chiedendo il coinvolgimento e la partecipazione attiva delle persone con disabilità e delle loro famiglie nella pianificazione e nell’attuazione della risposta alle emergenze. I cittadini e le cittadine con disabilità, inoltre, devono essere inclusi e incluse, senza alcun tipo di discriminazione, in tutti i processi di ricerca, soccorso e valutazione dei bisogni. E ancora, nel garantire i servizi di risposta, devono essere contemplate informazioni, punti di contatto, trasporti, alloggi, assistenza sanitaria e, in modo particolare, servizi specifici, come articoli igienici, disposizioni di assistenza, traduzione nella Lingua dei Segni e un supporto psicosociale. Le persone con disabilità, infine, devono essere incluse nell’assistenza finanziaria. Tutte queste richieste hanno la finalità ultima di evitare la segregazione o l’istituzionalizzazione delle stesse.
L’evolversi di questi ultimi giorni delle condizioni di Hind fa ben sperare per lei stessa e per le persone che si trovano in situazioni analoghe. La donna, infatti, ha chiesto aiuto a Terre des Hommes, organizzazione che da oltre sessant’anni opera a favore delle persone più fragili in diverse parti del mondo, e grazie all’intervento di tale Ente ha ricevuto una sedia a rotelle e un’assistenza di prima assistenza.
Per approfondire ulteriormente la materia delle persone con disabilità di fronte ai vari tipi di emergenze, è possibile accedere al nostro testo intitolato Soccorrere tutti significa soccorrere meglio (a questo link), al cui fianco vi è il lungo elenco dei contributi da noi pubblicati in questi anni, riguardanti anche l’impatto dei cambiamenti climatici.