È con grande piacere che presentiamo oggi a Lettori e Lettrici il primo contributo di una nuova rubrica di «Superando.it» denominata Il digitale accessibile e firmata da Roberto Scano, che da oltre vent’anni si occupa di accessibilità informatica, ossia dal 2002, anno in cui entrò nel W3C (World Wide Web Consortium), come rappresentante dell’IWA (International Web Association), partecipando allo sviluppo delle WCAG 2.0 (Web Content Accessibility Guideline), le Linee Guida per l’accessibilità dei siti web. Nel corso degli anni si è occupato del tema dell’accessibilità anche in àmbito normativo, supportando la nascita della cosiddetta “Legge Stanca” (Legge 4/04: “Disposizioni per favorire l’accesso dei soggetti disabili agli strumenti informatici”), in materia di accessibilità ICT (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) e avviando iniziative a livello nazionale, per diffondere il tema dell’accessibilità “by design”.
Attualmente presiede l’Associazione dei Professionisti Web IWA e le Commissioni UNI dedicate alle professionalità digitali e all’accessibilità digitale. Svolge inoltre l’attività di consulente per aziende e Pubblica Amministrazione.
Benvenuto Roberto e buon lavoro.
Comincia oggi la mia esperienza di collaborazione regolare con «Superando.it», con una rubrica dedicata all’accessibilità nel mondo digitale. Ho incrociato le pagine di «Superando.it» già un bel po’ di anni fa, quando con Franco Bomprezzi si parlava di inaccessibilità della mia città, Venezia, in relazione al Ponte di Calatrava [se ne legga a questo link, N.d.R.].
Per stare a tema, è passata parecchia acqua sotto i ponti in ambito di accessibilità digitale e ad oggi possiamo dire che le regole tecniche sono sufficientemente mature per garantire che i prodotti ICT (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione) possano essere sviluppati senza discriminazione di persone con disabilità.
Mi occupo da oltre vent’anni del tema dell’accessibilità digitale e nell’arco degli anni ho avuto il privilegio e il piacere di lavorare alla scrittura di regole internazionali e di norme nazionali, con lo scopo di migliorare l’evoluzione tecnologica in un’ottica di non esclusione. Ho quindi avuto modo di vedere l’evoluzione delle regole tecniche di accessibilità e di vederle applicate in diversi settori, dal web, ai personal computer, al software, sino agli “oggetti intelligenti”, come lavatrici, sistemi interattivi (assistenti virtuali) ecc.
L’accessibilità ICT ci gira intorno “a nostra insaputa”, con requisiti tecnici che i produttori di tecnologia conoscono (o dovrebbero comunque conoscere) e che possono garantire o migliorare l’accessibilità di persone con disabilità. Pensiamo ad esempio alla possibilità di utilizzare una tastiera da parte di persone non vedenti, semplicemente riconoscendo al tatto i tasti “F” e “J” che in tutte le tastiere sono contrassegnati. E sempre contrassegnati sono i tastierini numerici: avete mai notato che il numero 5 nella tastiera del Bancomat (anche nei telefoni con tastiera fisica) è riconoscibile al tatto? Questo accorgimento consente alle persone non vedenti di poter usare la tastiera numerica ed effettuare, ad esempio, operazioni al bancomat. Qui si aggiungono altre caratteristiche di accessibilità, come i lettori di schermo (programmi che leggono informazioni) che consentono sempre alle persone non vedenti di percepire ciò che non possono vedere.
L’evoluzione tecnologica ha permesso, grazie alle regole in tema di accessibilità, di creare nuove soluzioni per una maggiore integrazione: sistemi che trascrivono in tempo reale ciò che viene detto, creando dei sottotitoli per persone non udenti, oppure sistemi che ci consentono di ingrandire i testi o di cambiare il colore di testi e sfondi, che sono oramai comunemente presenti nei nostri personal computer e nei nostri smartphone. L’accessibilità, quindi, è tra noi, anche a vostra insaputa.
Da come ho descritto la situazione sembrerebbe un paradiso… e allora come mai ci sono tante persone con disabilità che si sentono discriminate dal digitale? Per trovare infatti casi di discriminazione in àmbito digitale, non serve fare un balzo nel tempo di tanti anni, possiamo rimanere ai giorni nostri, se è vero che molti dei prodotti digitali che vengono creati e diffusi sul mercato hanno gravi carenze in tema di accessibilità, perché gli sviluppatori non conoscono questa tematica. L’accessibilità informatica non è una “materia” insegnata in gran parte dei corsi di formazione e nelle guide per chi fa design e/o sviluppo e pertanto, essendo tematiche non percepite, portano gli sviluppatori – senza volontà di farlo – a produrre soluzioni che possono creare barriere digitali a volte insormontabili. Avere ad esempio dei sistemi di prenotazione della vaccinazione obbligatoria per il Covid-19 non accessibili, oppure sistemi e-commerce o servizi bancari online non utilizzabili, qualche anno fa ha generato delle forti difficoltà da parte di persone con disabilità visiva.
In questa rubrica, dunque, cercherò di portare notizie su novità in materia, buoni esempi da seguire e cattivi esempi da evitare, per aiutare ad identificare quali sono le poche, ma essenziali regole, per garantire a tutti, senza discriminazione, di utilizzare i prodotti ICT.
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