Il 16 aprile sarà la Giornata Mondiale della Voce (World Voice Day), evento in cui tutte le componenti sanitarie e non solo si occupano di ciò che riguarda il benessere della voce, principalmente allo scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle alterazioni anche lievi della voce e dell’organo vocale, che possono essere il segno precoce di patologie più complesse e gravi, incoraggiando le persone a prendersi cura del più importante strumento di comunicazione umana.
Per l’occasione, segnaliamo due iniziative avviate in questi giorni nel nostro Paese, la prima delle quali, riguarda l’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica) e la campagna MyVoice, da essa recentemente lanciata insieme ai Centri NEMO (NeuroMuscular Omnicentre) e a NemoLab, come ampiamente segnalato anche sulle nostre pagine, volta a creare una vera e propria “banca della voce”, fatta di donatori che continuino appunto a dare la voce alle persone con la SLA, una voce che viene a mancare in tempi piuttosto veloci a causa della malattia.
Ebbene, la nota Società Zambon, attiva nell’industria farmaceutica, ha organizzato un Open Day con i propri collaboratori, per donare la loro voce e il risultato è stato sorprendente: sono arrivate, infatti, ben 125 voci, per un totale di 15.500 parole, che andranno a incrementare consistentemente la citata “banca della voce”.
«Il modo più bello per celebrare la Giornata Mondiale della Voce – commenta Fulvia Massimelli, presidente dell’AISLA – è attraverso gesti concreti. Per questo ringrazio di cuore il team di Zambon, che ha scelto di essere al fianco della nostra comunità per questo progetto. È la testimonianza che quando la ricerca è al servizio del bisogno della persona, è possibile costruire una società nella quale ciascuno si senta parte integrante, portando il proprio contributo al di là della malattia».
L’altra iniziativa arriva dall’Associazione Vivavoce, che ha deciso di festeggiare la Giornata del 16 aprile, promuovendo la campagna denominata 16voce dici, attiva contro il cosiddetto #voiceshaming, ovvero le discriminazioni e gli atti di bullismo verso chi soffre di disturbi del linguaggio, della voce o della comunicazione.
A tal proposito, proprio dal 16 aprile sarà attivo un numero WhatsApp gestito dall’Associazione e chiamato Voice Help, che permetterà a chi soffre di problemi legati alla voce o a chi subisce episodi di voice shaming o ne è testimone di segnalare il proprio o altrui disagio, ricevendo un supporto psicologico gratuito da parte di un’équipe medica specializzata.
«Questa nostra campagna – spiega Giovanni Muscarà, fondatore di Vivavoce – nasce con la volontà di rendere la nostra Associazione promotrice di un messaggio di difesa di persone di qualsiasi genere ed età da ogni forma di discriminazione, isolamento o bullismo legati a problemi di linguaggio e di voce, cambiando la percezione e l’atteggiamento del mondo che ci circonda nei confronti di chi soffre di questi disturbi. Parliamo di bambini bullizzati, candidati ai concorsi delle forze armate respinti perché balbuzienti, ragazzini discriminati a scuola persino da insegnanti, manager relegati a ruoli minori a causa dei loro problemi di linguaggio… migliaia di casi passati da troppo tempo sotto silenzio». (S.B.)