Non ci siamo più di tanto stupiti di quanto ricevuto da Paola Severini Melograni, autrice del programma di Raitre O anche no, conoscendone la sensibilità e l’attenzione sui vari temi della disabilità. Ne prendiamo con piacere atto, riportando in calce le sue parole, di seguito a quanto riferito da Giacomo Albertini su quanto gli è accaduto a Verona.
Ringraziamo Paolo De Luca, presidente dell’APIC (Associazione Portatori Impianto Cocleare) per la collaborazione.
Dovevo essere intervistato per il programma di Raitre O anche no che parla del mondo della disabilità. Il servizio era dedicato a una nuova applicazione turistica per persone con disabilità sensoriale (sordi e ciechi), creata da due persone di Verona. Un’ applicazione che permette di avere la guida turistica della città di Verona con l’audio per i ciechi e il testo per i sordi. Ero bello pronto ed emozionato per andare in centro città a fare questa intervista.
Quando sono arrivato, però, hanno cominciato a intervistare i realizzatori dell’applicazione, poi le due persone cieche, hanno filmato i monumenti importanti di Verona e hanno più volte ripreso il gruppo con le persone con disabilità, passeggiando per il centro e così via.
Vedevo che intervistavano sempre i ciechi per tutto il tempo e stavo aspettando il mio turno. Alla fine stavano finendo di fare le riprese e a un certo punto ho chiesto perché non mi avessero chiamato per intervistarmi. Mi hanno detto che pensavano di trovare una persona segnante e io come sordo oralista forse non andavo bene, in quanto «poco disabile». Il regista ha detto alla signora dell’applicazione di scusarlo e forse immaginava che ci fosse un sordo segnante.
Per me è stata una grande umiliazione, uno scandalo. Ci sono rimasto molto male. È come dire che gli oralisti non servono a niente perché sanno parlare bene e non serve al pubblico vedere questo, non proverebbe pietà, perché per i normoudenti sono poco disabili, mentre per i segnanti sono troppo simili ai normodotati e devono far vedere chi è un disabile.
Questo mi fa capire che i giornalisti e molte persone pensano che i veri sordi siano solo quelli che usano la LIS (Lingua dei Segni Italiana). Bisogna finirla con questa storia. Dobbiamo cancellare questa equazione sordi = LIS, altrimenti la gente pensa che non sappiamo parlare.
Valeria De Filippis, la logopedista luminare di Milano che ha curato la mia rieducazione, diceva che i sordi sono in grado di parlare e quindi dobbiamo dimostrare che siamo capaci di farlo.
Sono demoralizzato, perché è come dire che i miei sette anni di gavetta per imparare a parlare non sono serviti a niente. Non ce l’ho con la LIS, rispetto le persone che la usano. Tra l’altro mi sono impegnato a far conoscere al pubblico che cos’è la LIS attraverso le mie foto. Quella trasmissione, però, doveva dare spazio a un sordo oralista e a un sordo segnante, per far capire veramente che cos’è il mondo dei sordi. Tutti i sordi, infatti, hanno diritto alle pari opportunità.
Giacomo Albertini
Riceviamo e ben volentieri pubblichiamo da Paola Severini Melograni, autrice del programma di Raitre O anche no.
Abbiamo verificato i fatti segnalati con i responsabili dell’accaduto, che sono stati ridimensionati nei ruoli. Chiediamo scusa a Giacomo Albertini e a chiunque si sia sentito offeso e ferito dai comportamenti della troupe.
Il servizio non andrà in onda perché l’episodio di Verona è stato gestito dai responsabili senza tenere conto delle sensibilità delle persone e dei valori e degli ideali che muovono e ispirano me, il programma e la nostra azione: inclusione, apertura, trasparenza, onestà, gentilezza. Nei confronti di tutti! Abbiamo chiesto inoltre a Giacomo Albertini la possibilità di avere un dialogo insieme.
Paola Severini Melograni