Una condizione inaccettabile, che viola la dignità umana e la libertà personale

«Da 16 anni – scrivono dal Coordinamento Nazionale per la Salute Mentale – il signor Bruno A. vive una condizione inaccettabile, che viola il diritto ad essere curati nel rispetto della dignità umana e della libertà personale, costretto ad una coercizione continua, con il posizionamento di una maschera facciale rigida e le mani legate con dei calzini. Tale inconcepibile condizione va affrontata con interventi sanitari e sociali adeguati e umanamente accettabili, con un programma riabilitativo che disponga delle risorse necessarie, umane e finanziarie, per tutto il tempo necessario»

Bruno A. con le mani legate e maschera

Bruno A. con le mani legate e la maschera che è costretto a portare

Abbiamo appreso dall’intervento di Irene Testa, Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà della Regione Sardegna, che il signor Bruno A. internato nel Centro AIAS di Cortoghiana dal 1999, si trova a vivere una condizione inaccettabile, che viola il diritto ad essere curati nel rispetto della dignità umana e della libertà personale.
Il signor Bruno A., da 16 anni, continua ad essere costretto ad una coercizione continua, determinata dal posizionamento di una maschera facciale rigida e dalle mani legate con dei calzini. Durante la notte, in una stanza provvista esclusivamente di un letto e chiusa dall’esterno, gli viene tolta la maschera facciale, mentre le mani rimangono legate con dei calzini.

Su tale terribile vicenda umana, a seguito della denuncia pubblicata sul giornale online «Cagliari Pad», l’UNASAM (Unione Nazionale delle Associazioni per la Salute Mentale), ha depositato nel dicembre del 2020 formale esposto alla Procura della Repubblica di Cagliari, informandone, tra l’altro, le autorità istituzionali e il Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.
Durante la visita della Garante regionale, emerge in tutta la sua drammaticità che il signor Bruno A. si trova esattamente nelle condizioni di costrizione descritte.

Nell’esprimere la nostra ferma riprovazione per tale inconcepibile condizione che dovrebbe essere affrontata con interventi sanitari e sociali adeguati e umanamente accettabili, proponiamo che venga attivato un programma riabilitativo con messa a disposizione delle risorse necessarie, anche ventiquattr’ore su ventiquattro, nel caso e per il tempo necessario.
Ad una situazione eccezionale bisogna rispondere anche con l’eccezionalità delle risorse, umane e finanziarie, che tale condizione richiede.
Riteniamo che l’indifferenza con cui viene affrontato un problema di salute facendo ricorso ad atti di violenza reiterati addirittura negli anni sia un insulto oltre che alla persona e alla dignità del signor Bruno A. anche alla professionalità e alla capacità di intervento e progettuale di chi si occupa di persone malate.

Non si tratta di mettere in campo ipotetiche tecniche raffinate oppure speciali cure farmacologiche. Assistenza e cura coincidono, come dice Eugenio Borgna hanno la stessa radice, ma mai come in questo caso assistere in maniera umana è il primo atto di cura. Riteniamo che un’Istituzione che voglia dirsi minimamente civile lo debba al signor Bruno A. e a tutti noi.

A questo link è disponibile l’elenco dei componenti il Coordinamento Nazionale per la Salute Mentale. Il presente contributo coincide con il testo di una lettera inviata all’assessore Regionale alla Sanità della Regione Sardegna Carlo Doria e al ministro della Salute Orazio Schillaci.

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