Uno degli aspetti più drammatici e dolorosi sperimentati durante la pandemia da Covid-19, oltre al terribile bilancio di morti, è stata la circostanza di non poter stare accanto alle persone care negli ultimi momenti di vita. Di non poter dare loro conforto anche solo tenendone la mano.
Purtroppo queste situazioni continuano ancora a verificarsi, sia negli ospedali pubblici che privati, perché anche quando vi sono persone con gravi disabilità, la possibilità per i familiari di stare loro accanto è subordinata a trafile burocratiche che non tengono conto della situazione particolare.
Diamo spazio di seguito, in forma anonima, alla testimonianza firmata da una figlia che non ha avuto la possibilità di salutare il padre. La pubblichiamo con l’auspicio che l’umanizzazione delle cure, invocata da questa donna, prevalga finalmente sulla burocrazia. (Simona Lancioni)
Da tempo mio padre, anziano e disabile, grazie alle nostre continue cure, e con l’aiuto del Servizio ADI [Assistenza Domiciliare Integrata, N.d.R.] e del medico di base, viveva con dignità la propria malattia senza mai lamentarsi, ringraziando sempre per ogni piccolo gesto ricevuto… un Angelo.
Periodicamente la sua situazione si riacutizzava e facevamo ricorso all’Ospedale. Ad ogni accesso al Pronto Soccorso e poi nei reparti (negli Ospedali di Torino e Provincia), veniva sistematicamente interrotta o limitata la presenza di noi familiari, con quel che ne consegue per una persona fragile: ansia, impossibilità di allertare il personale e di chiedere anche solamente da bere.
Il personale fa tanto, ma, purtroppo, è contingentato, dunque nei giorni festivi inviavo reclamo di accesso alla direzione, mentre in quelli feriali mi rivolgevo al coordinatore infermieristico. In questo modo mi venivano concessi accessi più prolungati nei reparti.
A fine marzo papà ha fatto accesso in Pronto Soccorso, poi nel reparto di Medicina all’Ospedale Santa Croce di Moncalieri (Torino), dove, con nostra sorpresa, ci è stato permesso di stargli accanto con accesso libero. Questo ha riempito noi di gioia e ha permesso a lui di essere più sereno e tranquillo.
Purtroppo, però, la domenica di Pasqua è stato trasferito al Presidio Ville Roddolo per la prosecuzione delle cure. Nuovamente noi familiari abbiamo chiesto al personale in turno di potergli stare accanto oltre agli orari di visita ordinari, ma essendo giorni festivi, ci è stato comunicato di attendere il martedì per fare richiesta alla direzione. Tuttavia, malauguratamente, alle ore 2 di Pasquetta siamo stati chiamati e ci è stato comunicato che il nostro Caro era stato trovato senza vita nel suo letto.
Il nostro Angelo era morto la notte di Pasqua senza di noi che gli eravamo stati vicini durante tutta la sua malattia. Siamo addolorati e indignati.
Nonostante esistano normative a tutela delle persone con qualsiasi tipo di disabilità – sia essa fisica, sensoriale o mentale –, che prevedono eccezioni negli orari di visita ai pazienti ricoverati, mio padre non ha potuto ricevere l’affetto della sua famiglia proprio nel momento della morte. E purtroppo questa è una consuetudine nella quasi totalità delle strutture sanitarie, sia private che pubbliche.
Oltre ad essere una figlia, sono anche un’infermiera. Questo mi porta a constatare come l’umanizzazione delle cure si realizzi anche consentendo ad un familiare (adeguatamente informato ed educato) di poter stare costantemente presente accanto alla persona ricoverata, e come ciò costituisca un valore aggiunto sia per noi sanitari, che per il malato stesso.
Chiedo a nome di tutte le Persone Fragili il rispetto dei diritti alla Dignità Umana e all’Uguaglianza. Chiedo che ogni struttura sanitaria pubblica e privata definisca procedure che disciplinano questi aspetti, procedure alle quali tutto il personale sanitario, a vari livelli e in qualsiasi giorno od ora della settimana, possa fare riferimento.
Oltre che della malattia, prendiamoci cura anche della Persona.
Ringraziamo chi l’ha curato con Umanità e Amore.
Il presente contributo è già apparso nel sito di Informare un’h-Centro Gabriele e Lorenzo Giuntinelli di Peccioli (Pisa) e viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.