Il 26 aprile si terrà al Palazzo dei Congressi di Roma la Conferenza Internazionale per discutere il tema degli aiuti internazionali rivolti alla ricostruzione in Ucraina. In preparazione di tale evento, durante il quale verrà sollecitato l’impegno dei donatori a finanziare la ricostruzione nei territori ucraini colpiti dall’invasione della Federazione Russa, già in numerose dichiarazioni ufficiali, numerosi Stati, tra cui l’Italia, hanno affermato di voler impegnare risorse in questa direzione.
La Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità ha indicato all’articolo 32 (Cooperazione internazionale) che «la cooperazione internazionale, compresi i programmi internazionali di sviluppo, includa le persone con disabilità e sia a loro accessibile».
Questa indicazione ha prodotto negli ultimi anni, grazie alle pressioni delle organizzazioni internazionali di persone con disabilità e dei loro familiari (IDA-International Disability Alliance, EDF-European Disability Forum ecc.), una nuova attenzione al tema dell’accessibilità per tutti. Alcuni Paesi, infatti, hanno vincolato gli interventi di cooperazione al rispetto di norme legate all’accessibilità e alla fruibilità di edifici ed ambienti, come l’Australia, la Nuova Zelanda e altri. Anche l’AICS (Agenzia Italiana di Cooperazione allo Sviluppo) si è impegnata a finanziare progetti di intervento su edifici solo se vengano rispettati i criteri di accessibilità.
Un elemento che sta emergendo nel dibattito internazionale è quello di intervenire dopo disastri naturali e umani (le guerre sono parte di essi) rispettando i criteri di accessibilità e fruibilità per tutti i cittadini e le cittadine, tra cui le persone con disabilità. Il tema di ricostruire meglio (Build Back Better) quanto è stato distrutto è già contenuto in documenti internazionali, il più importante dei quali è il Sendai Framework delle Nazioni Unite del 2015, sui disastri naturali ed umani. Il documento finale prodotto in quell’occasione, frutto della Conferenza Internazionale delle Nazioni Unite che ha coinvolto 8.000 partecipanti, ha ricordato appunto che i diritti delle persone con disabilità vanno garantiti anche in questo settore, dove i disastri naturali e umani si sono moltiplicati al punto che negli ultimi vent’anni si sono verificati un numero di eventi catastrofici equivalente a quello dei cento anni precedenti.
In quello stesso documento viene sottolineato che nella preparazione, negli interventi durante il disastro e in quelli successivi, tra cui la ricostruzione, vanno coinvolte le organizzazioni di persone con disabilità, elemento essenziale, tra le altre rappresentanze della società civile, per garantire l’efficace resilienza della popolazione a tali eventi catastrofici. Gli stessi Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, licenziati dall’Assemblea Generale dell’ONU nel 2015, sottolineano nell’Obiettivo 11 (Rendere le città e gli insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili) l’esigenza di «potenziare un’urbanizzazione inclusiva e sostenibile» e «fornire accesso universale a spazi verdi e pubblici sicuri, inclusivi e accessibili, in particolare per donne, bambini, anziani e persone con disabilità».
Per tutto quanto detto, risulta particolarmente importante, nella Conferenza Internazionale di Roma del 26 aprile, che l’Italia proponga di vincolare i fondi della ricostruzione in Ucraina (si parla di edifici pubblici come ospedali, scuole, municipi e altri luoghi pubblici o aperti al pubblico, oltreché di servizi pubblici come i trasporti e altri ancora da ricostruire) a rispettare i criteri di accessibilità e fruibilità per tutti, coinvolgendo le organizzazioni ucraine di persone con disabilità e dei loro familiari.
Già l’EDF, il citato Forum Europeo sulla Disabilità, si sta attivando in tal senso nei confronti delle Istituzioni europee e così altre organizzazioni nazionali e internazionali delle persone con disabilità verso i propri governi. Sarebbe pertanto un segnale importante se l’Italia, come Stato organizzatore della Conferenza, oltre a vincolare i propri fondi a questi obiettivi, proponesse questo vincolo nella regolazione dei fondi raccolti, anche per favorire politiche maggiormente inclusive in Ucraina –ancorata tuttora a modelli post-sovietici, con scuole speciali, istituzionalizzazioni precoci di minori con disabilità ecc. -, che ha ratificato la Convenzione ONU il 4 febbraio 2010 e che quindi dovrebbe rispettare l’articolo 9 di essa (Accessibilità). Questo tipo di impegno contribuirebbe anche a sensibilizzare la popolazione ucraina nel riconoscimento dei diritti di questi cittadini.
In questa direzione, dunque, confidiamo nella sensibilità del Presidente del Consiglio e dei suoi Ministri a inserire tale vincolo, non solo nei fondi che l’Italia metterà a disposizione, ma anche nel dibattito internazionale della prossima Conferenza, in modo da far riferimento a questo criterio nell’uso dei fondi dei donatori internazionali.
Coordinatore del Comitato Tecnico-Scientifico dell’Osservatorio Nazionale sulla Condizione delle Persone con Disabilità. Il presente contributo è sottoscritto anche dai Presidenti di FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) e FAND (Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità) e dal Presidente protempore del FID (Forum Italiano sulla Disabilità).
Nella colonnina a destra del nostro articolo intitolato Vivere con una Malattia Rara sotto i bombardamenti (a questo link) è presente l’elenco dei contributi dedicati in quest’ultimo anno da «Superando.it» alla guerra in Ucraina e alla situazione delle persone con disabilità.
Per approfondire invece la materia delle persone con disabilità di fronte ai vari tipi di emergenze, è possibile accedere al nostro testo intitolato Soccorrere tutti significa soccorrere meglio (a questo link), al cui fianco vi è il lungo elenco dei contributi da noi pubblicati in questi anni, riguardanti anche l’impatto dei cambiamenti climatici.
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