La vulnerabilità dei caregiver familiari (e si parla della “ricca” Lombardia)

«L’inflazione – scrive Giulia Polito -, galoppa veloce e produce vittime, presentando prospettive inquietanti che incideranno ancora a lungo e non più solo sulle fasce più deboli sotto diversi aspetti. Tra questi, anche la cura delle persone con disabilità all’interno delle famiglie. Come emerge infatti da un recente rapporto dell’Osservatorio OVaR, riguardante per altro la “ricca” Lombardia, quando una famiglia già sotto pressione ha anche un carico di assistenza verso persone malate, anziane o in difficoltà, rischia di non farcela davvero»

Giovane con disabilità insieme alla caregiver familiare

Una caregiver familiare insieme al figlio con grave disabilità

Nel mese di marzo l’indice nazionale dei prezzi al consumo ha registrato una flessione dello 0,4% su base mensile e un aumento del 7,6% su base annuale. Sono i dati registrati dall’ISTAT che non lasciano spazio a diverse interpretazioni: l’inflazione, seppure in lieve calo rispetto ai mesi precedenti, galoppa veloce e produce vittime.
L’Italia non fa eccezione e anzi, a causa della scarsa capacità di ripresa economica e sociale del Paese, presenta una prospettiva inquietante che inciderà ancora a lungo e non più solo sulle fasce più deboli sotto diversi aspetti. Tra questi, anche la cura delle persone con disabilità all’interno delle famiglie.

Proprio recentemente l’OVaR (Osservatorio Vulnerabilità e Resilienza), organismo nato dall’alleanza tra ACLI, IRS (Istituto per la Ricerca) e ARS (Associazione per la Ricerca Sociale) – ha presentato il suo primo rapporto, patrocinato da Fondazione Cariplo, relativo al triennio attraversato dalla pandemia (2020-22), che restituisce un quadro informativo per certi aspetti inedito, riguardante il ceto medio di una tra le Regioni più ricche d’Italia, la Lombardia.
Da tale rapporto emerge che una parte consistente dei cittadini lombardi risulta a rischio e che alcuni fattori incidono maggiormente di altri. Tra questi le disuguaglianze di genere e generazionali, quelle geografiche, educative e sanitarie. Tutti fattori che messi insieme rivelano il lato più fragile di un ceto considerato storicamente trainante del Paese, ma che in realtà soprattutto negli ultimi anni si è indebolito in ogni suo aspetto. Uno di quelli cruciali è legato alla dimensione della non autosufficienza di un familiare. Nell’àmbito infatti di un approfondimento sul tema, è stata realizzata dall’OVaR la più estesa ricerca mai prodotta sui caregiver lombardi: nello specifico si tratta di un’indagine su quasi 2.000 utenti del Patronato ACLI della Lombardia.

«In sostanza – si legge nella nota stampa diramata – quando una famiglia già sotto pressione ha anche un carico di assistenza verso persone malate, anziane o in difficoltà, rischia di non farcela davvero. La fotografia che ne esce è per certi versi la versione “in negativo” della precedente, ma evidenzia anche in questo caso diversi elementi di vulnerabilità, come l’assottigliarsi delle strutture familiari, la crescita dei “caregiver-nonni”, la residualità del ricorso ai servizi pubblici o privati che siano».
La ricerca sembra inoltre confermare anche un cambio culturale post-pandemico, già emerso in analisi precedenti, che vede soprattutto nei caregiver più giovani una nuova forte consapevolezza sulla responsabilità delle Istituzioni Pubbliche nella cura degli anziani fragili e dunque una maggiore richiesta di servizi e supporti anziché semplici contributi monetari.

Sono centinaia di migliaia i caregiver lombardi che si prendono cura delle persone non autosufficienti, un piccolo esercito che continua a far discutere e a ritrovarsi spesso al centro delle discussioni. In Lombardia in particolare, con una Legge approvata dal Consiglio Regionale dello scorso 22 novembre [Legge Regionale 23/22, N.d.R.], sono stati stanziati 900.000 euro in tre anni a favore del riconoscimento del ruolo del caregiver familiare. Una misura che tenta di risolvere almeno in parte le problematiche legate all’assistenza delle famiglie, ma che dovrà essere valutata nel corso del tempo nella sua reale efficacia.
Intanto emerge dall’analisi sul ceto medio lombardo che le tutele non sono sufficienti e che resta troppo alto il rischio di vulnerabilità sociale. «Da qui – si legge – la necessità di una più convinta interpretazione della resilienza come un elemento comunitario, infrastrutturale, multidimensionale più che individuale/familiare».
«Stiamo attraversando – ha dichiarato Martino Troncatti, presidente di ACLI Lombardia – anni di cambiamenti estesi, profondi, trasformazioni e processi che, anche nella “ricca” Lombardia, spesso determinano un aumento delle fragilità, delle disuguaglianze, del rischio di vulnerabilità per una crescente parte di cittadini. Una più ampia e profonda conoscenza di questi cambiamenti rappresenta un passaggio necessario, sia per chi si interessa di ricerca, sia per chi di occupa di policies».

Il presente contributo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “Disuguaglianze, i caregiver familiari pagano più di altri la crisi economica”). Viene qui ripreso, con minimi riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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