Quanto sia drammatica in queste ore la situazione in Emilia Romagna colpita da eventi alluvionali soprattutto in Romagna, ma anche nel Bolognese, lo stanno raccontando tutte le cronache, che al momento parlano di addirittura di almeno nove vittime accertate.
Tra le tante persone colpite ve ne sono naturalmente anche molte con disabilità, da considerare segnatamente “a maggior rischio” delle altre e per le quali ci auguriamo che a livello di soccorsi si stia agendo nel modo più giusto, come sempre vorremmo succedesse, tenendo quale punto di riferimento l’11° articolo della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che chiede di adottare «tutte le misure necessarie per garantire la protezione e la sicurezza delle persone con disabilità in situazioni di rischio, incluse […] le catastrofi naturali».
Per dare comunque un’idea di quanto sta accadendo, diamo spazio qui di seguito al comunicato ricevuto poco fa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII, considerandolo anche come un appello ad agire presto e bene per tutti coloro che vi vengono citati.
E per l’occasione riportiamo anche quanto segnala l’AISLA (Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica), ovvero la logica cancellazione di un evento promosso per domani, 19 maggio, a Faenza (torneremo a parlare in altra parte del giornale del ciclo di incontri che quello di Faenza avrebbe dovuto inaugurare), ma anche e soprattutto la disponibilità di medici che a tale Associazione fanno riferimento, per ogni consulenza necessaria sul fronte della SLA e delle malattie neuromuscolari in generale, rivolte a tutte le forze dell’ordine e di pronto soccorso sanitario, laddove dovessero affrontare situazioni di persone con tali patologie.
A Faenza una nostra casa famiglia [della Comunità Papa Giovanni XXIII, N.d.R.] ha il piano terra completamente allagato. «Siamo otto persone, di cui tre con gravi disabilità. – spiega Giovanni Belosi, il responsabile. Siamo ancora in attesa di essere evacuati. Sappiamo che i soccorritori stanno facendo il massimo, ma le richieste sono tantissime».
Anche la comunità terapeutica di Albareto, vicino a Faenza, è sott’acqua. I 13 ragazzi ospiti sono al primo piano in attesa di essere evacuati. «Ieri sera siamo andati a letto con la paura, ma è stato durante la notte che l’incubo è diventato realtà. – racconta Andrea Negri, responsabile della struttura -. Al piano terra è andato tutto completamente distrutto, il frigorifero galleggia in un metro d’acqua, le auto e i pulmini sono sommersi».
Le situazioni sono tantissime. Il Villaggio della Gioia a Forlì ha l’acqua che è a pochi metri dalle case. La Capanna di Betlemme di Forlì, casa di accoglienza per senza fissa dimora, ha tutta l’acqua intorno. Alcune case per profughi nell’Appennino sono completamente isolate a causa delle frane. La luce manca in tantissime delle nostre strutture da ieri sera. La Comunità Terapeutica di Bagnile nel Cesenate è irraggiungibile perché è divenuta come un’isola in mezzo a un grande lago.
Una casa famiglia di Rimini di 15 persone ha visto tutto il piano terra allagarsi ed è stata evacuata; sono stati tutti accolti in un’altra nostra struttura, la Colonia Stella Maris: Gianni Cavalli, con la moglie Rosa, una figlia, i volontari e 9 persone accolte, con disabilità psichica, si sono dovuti allontanare dalla Via Tolemaide allagata. «Ci sta aiutando anche un ragazzo che tempo fa aveva finito di scontare la pena in una casa per le alternative al carcere, con cui eravamo rimasti in contatto», racconta.
Il Centro Lavorativo e Socio-Occupazionale della Cooperativa La Fraternità a Poggio Torriana (Rimini), ha subito danni.
Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII
A fianco del nostro testo Soccorrere tutti significa soccorrere meglio (a questo link), vi è il lungo elenco dei contributi da noi pubblicati in questi anni sulle emergenze dovute a catastrofi naturali o provocate dall’uomo, riguardanti anche l’impatto dei cambiamenti climatici.