È mancato nei giorni scorsi Achille Meo, lo stimato primo direttore dell’Unità Spinale di Udine. La sua dedizione e competenza hanno reso possibile la nascita di un reparto di chirurgia vertebrale, allora antesignano, che ha trasformato il panorama sanitario del Friuli Venezia Giulia e ha lasciato dietro di sé una profonda eredità.
Figlio di un medico di famiglia che aveva svolto la propria professione nell’area rurale di Padova, con inesorabile curiosità e passione, seguendo le orme del padre, Achille Meo si era laureato in Medicina e Chirurgia all’Università di Padova, specializzandosi nello stesso Ateneo in Neurochirurgia. Dopo la specializzazione, arrivò a Udine, iniziando la propria carriera come assistente e poi aiuto del professor Corrado Cecotto.
Nel 1993, quando gli fu affidato il compito di organizzare il nuovo reparto di Unità Spinale, si recò a Marsiglia, dal professor René Louis, che allora era ritenuto il migliore e più innovativo chirurgo vertebrale. Acquisì dunque esperienza sui più complessi approcci alla colonna con tutte le più moderne tecniche, per via anteriore, per via posteriore, trans-toracica, trans-addominale, trans-orale.
Dopo intensi mesi di studio e pratica al fianco del professor Louis, armato delle sue nuove conoscenze, ritornò a Udine, pronto a plasmare la nuova Unità Spinale.
La visione di Achille Meo era entusiastica. Mirava a costruire un’Unità Spinale di elevato livello che riunisse i migliori elementi. Reclutò un team di medici e infermieri, selezionati con cura.
Il 6 dicembre 1993 venne dunque inaugurato il reparto, costituito da 15 posti letto, 10 di degenza ordinaria e 5 di semintensiva così bene attrezzata che è stata più volte tramutata in area di terapia intensiva nelle necessità contingenti (ad esempio durante la pandemia da Covid).
Sotto la sua guida, il reparto si è guadagnato rapidamente il riconoscimento come centro di eccellenza per la chirurgia spinale.
Oltre alle sue capacità chirurgiche, Achille Meo era apprezzato per la sua umanità e dedizione nei confronti dei pazienti. I suoi modi calorosi e l’approccio empatico erano di conforto per chi affrontava situazioni difficili, come danni gravissimi al midollo spinale. Non perse mai di vista l’aspetto umano del suo lavoro, meritandosi gratitudine e rispetto da parte dei pazienti e delle loro famiglie.
Aveva la passione dei motori e amava fare gare di corsa in macchina. Raccontava spesso le sue avventure automobilistiche. Aveva la capacità unica di promuovere un senso di unione tra i membri del suo team, creando un ambiente in cui tutti si sentivano apprezzati e ispirati a fare il meglio.
Ancora oggi, il gruppo originario di elementi che ha costituito l’Unità Spinale ritiene un privilegio essere stato parte di quel capitolo storico e avere vissuto un momento irripetibile.
L’impatto di Achille Meo va ben oltre il suo tempo. Lascia dietro di sé un’eredità che ha fatto sì che il reparto udinese si sia evoluto, con l’impegno di tutti, medici e infermieri, ispirati dal suo spirito e dal suo entusiasmo e ancora oggi anima la struttura di chirurgia vertebro-midollare per offrire la migliore cura ai pazienti.
Anche la FISH Friuli Venezia Giulia (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) si unisce al cordoglio per la scomparsa di Achille Meo. Ripensando alla propria storia personale, il presidente della Federazione Giampiero Licinio racconta: «Achille Meo era una persona competente, gentile e altruista, che ebbi modo personalmente di conoscere e apprezzare. Era lui direttore quando venni operato nel 1997, e se il danno dovuto alla mia lesione spinale è stato contenuto, lo devo alla perizia della sua équipe. Non solo si occupava del proprio reparto, ma ha formato un gruppo di eccellenti professionisti succedutisi nel suo incarico. Dopo il suo pensionamento, infatti, è stato sostituito da Paolo Del Fabbro e in seguito da Barbara Cappelletto, entrambi allievi di Meo ed eccellenti professionisti».
A questo link è disponibile il testo di un intervento pubblico di Achille Meo del maggio 2019.