Durante la settantaseiesima Assemblea dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), svoltasi nei giorni scorsi a Ginevra e dedicata alla promozione della salute per tutti, per la prima volta è stata messa ai voti una Risoluzione sul tema della riabilitazione (Strengthening Rehabilitation in Health Systems).
Tale Risoluzione era stata approvata nello scorso mese di gennaio e proposta all’Assemblea per il voto. In essa si afferma che la necessità di riabilitazione è in aumento, sia per la situazione creatasi con la pandemia da Covid, sia a causa del cambiamento demografico globale, con il rapido invecchiamento della popolazione. Rispondere al crescente bisogno insoddisfatto di riabilitazione, intensificando gli sforzi per fornire interventi di riabilitazione di qualità per tutti e ovunque, non è più pertanto un’opzione, ma una necessità.
I bisogni di riabilitazione ad oggi sono in gran parte insoddisfatti a livello globale e in molti Paesi oltre il 50% delle persone non riceve i servizi di riabilitazione di cui ha bisogno, anche perché la maggior parte di essi «non sono sufficientemente attrezzati per rispondere all’improvviso aumento dei bisogni di riabilitazione creati dalle emergenze sanitarie».
L’Assemblea dell’OMS ha sollecitato quindi gli Stati Membri ad «aumentare la consapevolezza e sviluppare l’impegno nazionale per la riabilitazione, anche per la tecnologia assistiva, e a rafforzare la pianificazione per la riabilitazione, inclusa la sua integrazione all’interno dei piani e delle politiche sanitarie nazionali». Di qui l’invito a rafforzare i meccanismi di finanziamento dei servizi di riabilitazione e la fornitura di assistenza tecnica, con una strategia incentrata sulla persona e servizi di riabilitazione intensiva partecipativi, oltre che promuovere la ricerca riabilitativa di alta qualità.
«Con questa Risoluzione, l’Assemblea Mondiale della Sanità ha conferito un ruolo centrale alla medicina fisica e riabilitativa, sottolineando che i servizi di riabilitazione sono fondamentali per il raggiungimento dell’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 3 dell’Agenda ONU 2030, ovvero “assicurare una vita sana e promuovere il benessere per tutti a tutte le età”»: a dirlo è Stefano Negrini, ordinario di Medicina Fisica e Riabilitativa all’Università Statale di Milano presso l’IRCCS Ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio e direttore di Cochrane Rehabilitation, Associazione internazionale nata allo scopo di raccogliere, valutare criticamente e diffondere informazioni relative all’efficacia e alla sicurezza degli interventi sanitari, che in Italia ha sede in quattro strutture, l’IRCSS Don Gnocchi di Milano, l’Istituto Riabilitativo Montecatone di Imola (Bologna), il già citato IRCCS Ospedale Galeazzi Sant’Ambrogio di Milano e l’ISPRM (International Society of Physical and Rehabilitation Medicine), sempre di Milano.
«È un passo importante – aggiunge Negrini – per far crescere la consapevolezza in tutti i sistemi sanitari che oggi la riabilitazione è un servizio essenziale nella copertura universale della salute, a fronte soprattutto del progressivo invecchiamento della popolazione. Solo una minima parte delle persone nel mondo che ne hanno bisogno oggi riceve servizi di riabilitazione, con conseguenze pesanti in termini di disabilità, sofferenza, povertà indotta, ma anche di carico ulteriore sui sistemi sanitari. Tutto questo pesa di più nei Paesi a basso reddito, ma anche in Italia le esigenze riabilitative (e non solo della cronicità, come si usa dire) sono drammaticamente aumentate».
Alla Don Gnocchi di Milano a seguire i lavori di Cochrane Rehabilitation è in particolare la ricercatrice Chiara Arienti, che afferma: «Da anni collaboriamo per produrre evidenze di qualità a sostegno del lavoro che sta facendo l’Organizzazione Mondiale della Sanità per lanciare l’importante messaggio di come i servizi di riabilitazione debbano essere costantemente implementati nei sistemi sanitari nazionali, per migliorare il recupero funzionale e ridurre la disabilità».