Sicilia: inclusione e partecipazione delle persone con disabilità ferme al palo

Innanzitutto la mancata attuazione della Legge 112/16 sul “Durante e Dopo di Noi”, ma anche numerose altre importanti questioni, ormai da anni irrisolte, fanno dire a Giuseppe Giardina, presidente dell’Associazione ANFFAS Sicilia di «non poter far altro che prendere atto, con rammarico e profonda delusione, della poca considerazione che le Istituzioni pubbliche, in Sicilia, hanno delle persone con disabilità e delle loro famiglie». È la denuncia di una noncuranza resa ancora più amara dal silenzio delle stesse Istituzioni, una denuncia cui si unisce anche l’ANFFAS Nazionale

Mappa della Sicilia con loghi della disabilità«Non possiamo far altro che prendere atto, con rammarico e profonda delusione, della poca considerazione che le Istituzioni pubbliche, in Sicilia, hanno delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Basti pensare, ad esempio, alla Deliberazione n. 55/2022/G, prodotta alla fine dello scorso anno dalla Procura Generale della Corte dei Conti, che descrive non solo la mancanza di adeguate politiche di presa in carico delle persone con disabilità e dei loro familiari, ma anche l’incapacità di utilizzare le risorse che lo Stato mette a disposizione della Regione»: a denunciarlo è Giuseppe Giardina, presidente dell’ANFFAS Sicilia (Associazione Nazionale di Famiglie e Persone con Disabilità Intellettive e del Neurosviluppo), che punta innanzitutto l’attenzione sulla mancata attuazione della Legge 112/16, meglio nota come “Legge sul Dopo di Noi” o “sul Durante e Dopo di Noi”.
«La Procura Generale della Corte dei Conti – ricorda infatti Giardina – ha denunciato che sul “Dopo di Noi”, tra il 2016 e il 2022 i Decreti di Riparto adottati dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali hanno quantificato in circa 32 milioni di euro la quota spettante alla Sicilia. Ma ad oggi nella nostra Regione ne risultano realmente assegnati soltanto 11 milioni circa dei quali solo un’esigua parte risulta effettivamente impegnata e spesa. Quegli 11 milioni, inoltre, corrispondono alle sole annualità 2016 e 2017, somme evidentemente assegnate dal Ministero anche in assenza di specifici requisiti, mentre per le annualità successive (2018-2022) era previsto il meccanismo della rendicontazione. Ne consegue perciò che in questi anni in cui la Legge 112/16 doveva già essere pienamente applicata, a causa dell’inerzia degli Ambiti Sociali delegati dalla Regione a darne concreta attuazione, solo un esiguo numero di aventi diritto ha potuto avere accesso alle misure previsto dalla Legge stessa e dal connesso Decreto Attuativo».
«Ma anche nel caso che tali risorse siano state impiegate – prosegue il Presidente dell’ANFFAS Sicilia – chiediamo se ciò sia avvenuto nel rispetto delle previsioni normative e se il progetto di vita redatto ai sensi e per gli effetti dell’articolo 14 della Legge 328/00, espressamente previsto per avere accesso alle misure finanziate con i fondi della Legge 112, sia stato correttamente approntato dai Comuni e dalle Unità di Valutazione Multidisciplinare delle Aziende Sanitarie a ciò preposte. Un dato che fa riflettere sulla capacità di progettare interventi e di rendicontarli che si riflette anche su altri importanti Fondi (Politiche Sociali, Non Autosufficienza, Vita Indipendente ecc.)».

Per questa e altre ragioni, dunque, l’ANFFAS siciliana lamenta da tempo il fatto che le Istituzioni Pubbliche e le Amministrazioni Locali preposte (Comuni e Aziende Sanitarie Provinciali), pur facendo registrare oggettive difficoltà nell’organizzare un sistema in grado di attuare una virtuosa rete integrata di servizi interventi e prestazioni, senza, tra l’altro, riuscire neppure ad impiegare le risorse disponibili, si sottrare anche a quel necessario confronto, più volte proposto e auspicato, attraverso cui poter avviare una fattiva collaborazione, per affrontare e risolvere questioni irrisolte, che stanno ulteriormente aggravando le condizioni di vita e di salute delle persone con disabilità e dei loro familiari.
«Per quale motivo – si chiedono dunque dall’ANFFAS -, pur essendo disponibili ingenti risorse inutilizzate, in Sicilia si continuano a negare alle persone con disabilità e ai loro familiari fondamentali diritti? Per quale motivo il rispetto delle Leggi e la loro concreta esigibilità, deve rimanere in Sicilia solo una nostra utopia e speranza?».
«Basterebbe dare concreta e compiuta attuazione – dichiara ancora Giardina – al citato articolo 14 della Legge 328/00, oggi ulteriormente ribadito e rilanciato anche dalla Legge Delega in materia di disabilità 227/21 (Progetto di Vita individuale Personalizzato e Partecipato), per avviare quel necessario cambiamento per la concreta ed efficace presa in carico delle persone con disabilità. Ciò non solo garantirebbe di rilevare correttamente il bisogno di sostegni di ogni singola persona con disabilità, ma di allocare ed utilizzare correttamente le relative risorse».
«Una rilevazione dei bisogni – annotano dall’ANFFAS – che oggi è anche alla base dei nuovi strumenti di programmazione introdotti dalla Riforma del Terzo Settore che indica nell’amministrazione condivisa in regime sussidiario la relazione che deve intercorrere e connotare la Pubblica Amministrazione e gli Enti di Terzo Settore. Modalità che, ad esempio, potrebbe tornare estremamente utile per colmare i ritardi che si registrano anche nell’implementazione dei Piani di Zona ai sensi della Legge 328/00 e nell’utilizzo dei Fondi per la Non Autosufficienza, per la Vita Indipendente, in quelli destinati ai caregiver familiari e altro ancora. Occorre quindi un cambio di passo e un’azione concreta, da parte delle Istituzioni preposte, affinché le politiche sanitarie, sociosanitarie e sociali in Sicilia siano adeguate a rispondere ai bisogni dei cittadini e delle cittadine dell’Isola, rendendo concretamente e pienamente esigibili i diritti sanciti dalla vigente normativa in materia».

E tuttavia, come detto in precedenza, nonostante l’ANFFAS abbia portato all’attenzione degli Assessorati competenti, delle Amministrazioni Locali preposte, dell’ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), del Presidente della Regione queste criticità, accompagnandole sempre con adeguate e puntuali proposte e spirito collaborativo, non vi è stata alcuna concreta risposta. «È davvero imbarazzante – lamenta in tal senso Giardina – il silenzio delle Istituzioni, cosa che non può più essere condivisa e accettata. Vista inoltre l’attuale fase di stallo, pare sempre più concreta la possibilità che il Ministero richiami a sé le risorse già assegnate e non ancora spese da parte della Regione Siciliana, aggiungendo un’ulteriore beffa alla già grave situazione esistente. È fuor di dubbio che, ove ciò si dovesse concretizzare, le persone con disabilità e loro famiglie sarebbero fortemente e ingiustificatamente penalizzate. Motivo per cui chiediamo al Presidente della Regione Renato Schifani di attenzionare personalmente quanto da noi denunciato, valutando, nel caso, di commissariare o sostituire chi dovesse risultare inadempiente».
Inoltre, al Presidente della Regione l’ANFFAS chiede anche di avviare un’attenta rilevazione sulle strutture residenziali presenti e operanti in Sicilia, in regime di accreditamento con il sistema pubblico, ricordando che è diritto delle persone con Disabilità, in base all’articolo 19 della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità (Legge Nazionale 18/09) di «poter essere libere di scegliere dove, come e con chi vivere, senza essere adattate ad una specifica sistemazione».
«La legge 112/16 – ricordano inoltre dall’ANFFAS Sicilia – prevede che i requisiti delle soluzioni abitative siano solo quelli di una casa di civile abitazione e che al massimo in ogni casa possono convivere non più di cinque persone con disabilità. Questo è il modello che vorremmo si prendesse principalmente a riferimento per le soluzioni abitative in cui le persone con disabilità scelgono di vivere. Va inoltre attuata una seria vigilanza anche per verificare che le persone con disabilità non vivano in situazioni di degrado, o siano vittime di violenze, maltrattamenti o abusi, come riportato dalle cronache anche nei mesi scorsi».

«Ci uniamo alle parole del presidente Giardina – dichiara Roberto Speziale, presidente nazionale dell’ANFFAS – e a nostra volta chiediamo alle Istituzioni Regionali e Nazionali di porre massima attenzione a quanto esposto, ponendo in essere, ognuno per quanto di propria competenza, concrete iniziative per la rapida risoluzione di problemi ormai annosi. Purtroppo per una persona nascere o vivere con una disabilità al Sud continua a significare “essere disabili due volte”, condizione, questa, che non trova alcuna giustificazione, se non nel disinteresse e nell’insipienza di coloro che, pur essendovi preposti, non assolvono al meglio alle proprie funzioni».
«L’ANFFAS – conclude Speziale – non farà mai mancare il proprio supporto e la propria collaborazione, ove richiesta e gradita, ma allo stesso tempo continuerà a denunciare tutte quelle situazioni nelle quali i diritti delle persone con disabilità e dei loro familiari sono negati o resi inesigibili». (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: info@anffasicilia.net.

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