Dopo la prima iniziativa lanciata lo scorso anno, di cui avevamo ampiamente riferito anche sulle nostre pagine, Simone Riflesso, attivista queer e persona con disabilità, ha lanciato anche quest’anno il proprio progetto indipendente denominato SondaPride, volto a mappare l’accessibilità e il livello di inclusione della disabilità dei pride italiani e in generale delle manifestazioni di rivendicazione dei diritti della comunità LGBTQIA+ (Lesbiche, Gay, Bisessuali, Trans*, Queer, Intersex e Asessuali, mentre il + ingloba altri orientamenti sessuali e/o identità di genere).
Per dare dunque vita a questa seconda edizione dell’iniziativa, Riflesso ha contattato ancora una volta gli enti organizzatori dei cortei che a partire da questo mese di giugno si svolgono e si svolgeranno in tutta Italia, per chiedere di rispondere a un questionario (Pride e accessibilità: a che punto siamo nel 2023?), comunicando le iniziative e gli accorgimenti adottati per rendere appunto i pride degli eventi accessibili.
«Lo scopo – spiega lo stesso promotore – è far prendere coscienza sull’importanza dell’accessibilità e di prevedere la presenza delle persone con disabilità e neurodivergenti nel movimento LGBTQIA+ italiano».
«SondaPride – aggiunge – si può definire come un progetto di data activism, ossia un metodo molto concreto per fornire uno strumento di rivendicazione alle persone con disabilità e una traccia per gli enti organizzatori su quanto ancora serve fare per rendere i pride realmente inclusivi e capaci di fare esprimere l’orgoglio davvero di chiunque».
In parallelo al lancio del questionario, vanno certamente segnalati alcuni materiali disponibili nel sito di Simone Riflesso, vale a dire i risultati del SondaPride dello scorso anno, le Linee Guida per un pride accessibile e un testo su come allestire nella pratica un evento pride accessibile (mindset).
«Quest’anno – precisa Simone Riflesso – la raccolta dati si replicherà certamente agli enti organizzatori dei pride, ma avranno molto più spazio le persone partecipanti con disabilità e neurodivergenti. Sto chiedendo infatti alle Associazioni di collaborare nel condividere un “controsondaggio”, cosicché le persone partecipanti con disabilità possano subito partecipare al questionario di verifica rivolto a loro, fornendo testimonianze e feedback importantissimi che verranno inseriti nel report finale».
Si tratta certamente di un’iniziativa degna della maggiore diffusione possibile, anche alla luce dei suoi importanti caratteri di intersezionalità. (S.B.)
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