Stampare libri in Braille, oggi

«Oggi stampare libri in Braille – scrive Giuseppe Di Grande – è un’operazione a portata di qualunque persona, ma bisogna chiedersi cosa volesse dire nel ventesimo secolo tradurre un libro dal cartaceo al Braille e un argomento tanto significativo è utile divulgarlo con ogni mezzo e in ogni forma, perché distribuire cultura in Braille è importante per gli studenti a scuola, per i professionisti al lavoro e per le persone a casa»

Biblos, documento di stampa in Braille

Anteprima di un documento di stampa in Braille, realizzato tramite il word processor accessibile Biblos

Oggi stampare libri in Braille è un’operazione a portata di qualunque persona, ma bisogna innanzitutto chiedersi cosa volesse dire nel ventesimo secolo tradurre un libro dal cartaceo al Braille e un argomento tanto significativo è utile divulgarlo con ogni mezzo e in ogni forma, perché distribuire cultura in Braille è importante per gli studenti a scuola, per i professionisti al lavoro e per le persone a casa.

Lavoro con le persone cieche e sono io stesso cieco da ventisei anni. Da diciannove anni sviluppo Biblos, un word processor che consente a tutti di stampare documenti e libri in Braille, e collaboro direttamente con persone e professionisti del settore. Biblos è già utilizzato in ambito scolastico, professionale e personale. Voglio per altro rassicurare chi si avvicina a questo sistema che oggi stampare libri in Braille, come già detto, è alla portata di tutti. Certo, non è stato sempre come adesso, ma ciò è possibile anche grazie alle evoluzioni della tecnica.
La realizzazione dei libri di testo per i non vedenti, da quando ha visto la luce il sistema Braille, ha subìto di decennio in decennio un’evoluzione che è andata di pari passo con quella della tecnica. Dalla seconda metà del ventesimo secolo, grazie all’avvento dell’elettronica e dell’informatica, la produzione di libri Braille ha fatto sicuramente passi da gigante, mediante l’impiego di strumenti e software tali da facilitare la traduzione e la stampa.
Negli Anni Ottanta è iniziato un profondo cambiamento tecnologico che ha interessato tutti i settori della società, compreso quello della produzione di libri, che ha donato al libro Braille un nuovo futuro. L’evoluzione che ha investito le attrezzature realizzate per i ciechi ha avvicinato il Braille a un pubblico più ampio, sia nella produzione che nella fruizione. Le macchine goffratrici sono diventate più veloci e più compatte, tanto da entrare a pieno titolo anche nelle case delle persone come stampanti Braille. I normali computer, come quelli che si trovano nei negozi, sono stati dotati di un display tattile che ha consentito all’utente di leggere in Braille i caratteri digitali che appaiono a schermo. Via via sono stati pubblicati software sempre più evoluti, che hanno reso possibile la stampa in Braille dei testi digitali.
Negli Anni Novanta, poi, le tecnologie hanno preso sempre più piede, con sviluppi estremamente rapidi. Le informazioni memorizzate in digitale sono state tradotte in audio vocale o trascritte in Braille. Anche la grafica digitalizzata è stata editata e adattata in modo da poter essere toccata e letta dalle persone cieche. Un altro dispositivo utile è stato lo scanner che ha reso possibile la digitalizzazione dei testi stampati. Per il Braille, però, c’era ancora un gradino da superare, quello della spesa. Per la realizzazione dei testi Braille, infatti, si dovevano affrontare nelle varie lavorazioni costi notevoli, non sempre supportati dalle Istituzioni pubbliche.

Nonostante le difficoltà, dunque, nel ventunesimo secolo l’evoluzione delle tecnologie è stata talmente veloce che oggi, va ribadito, è possibile realizzare testi in Braille con estrema facilità e in modo accessibile a tutte le persone. E con l’ottimizzazione dei tempi di traduzione, si è ridotta anche la spesa.
Di tale progresso tecnologico hanno beneficiato a cascata anche le persone cieche, con il Braille che è stato grandemente favorito ed esteso, arrivando a persone che mai prima di oggi erano state interessate a questo sistema, disseminandolo in parti della società che prima lo ignoravano.
Oggi i testi digitali possono essere trascritti automaticamente e stampati in Braille in qualunque momento. Ma non solo: per la maggior parte dei casi non è più necessario scandire i libri cartacei, perché i libri stessi possono essere acquistati già in digitale. Con i dovuti distinguo, il fatto che un software consenta la trascrizione in Braille da un qualsiasi testo digitale, ha reso il Braille stesso una fonte di acquisizione di informazioni estremamente più ricca del passato.

In Italia un software protagonista della didattica del ventunesimo secolo è il già citato Biblos che ha favorito l’estensione del Braille in settori della vita sociale e professionale che prima erano lenti ad acquisire questa conoscenza.
Nei primi decenni della seconda metà del Novecento gli studenti, per buona parte del loro tempo scolastico, apprendevano su testi disponibili esclusivamente su nastro o cassetta. Si riesce a concepire lo studio di una lingua straniera senza mai scriverne una parola? Si può studiare passivamente la matematica, la fisica o la chimica solo attraverso l’udito?
Oggi la scrittura rappresenta ancora una delle più importanti forme di comunicazione e anche se gli strumenti di scrittura sono diversi che in passato, essi sono ancora essenziali per studiare attivamente.
Se prima il Braille in àmbito domestico si scriveva mediante tavoletta e punteruolo, oggi utilizza proficuamente un numero tale di nuove tecnologie da consentire a uno studente, un lavoratore o una persona di avere un notevole miglioramento di vita. Attraverso le tecnologie le persone imparano ad avvalersene, a scrivere correttamente, a prendere appunti, a strutturare importanti informazioni scritte. Non intendo tuttavia dire che le tecnologie di sintesi vocale nate e cresciute nel frattempo non abbiano la loro grande importanza, poiché l’uno non esclude le altre, perché Braille e ascolto sono complementari. La persona deve poter decidere quale forma di comunicazione risponda meglio alle proprie esigenze.

Ritengo quindi che il matrimonio tra Braille e tecnologia digitale sia il secondo fenomeno più importante della storia delle persone cieche. Il primo avvenne segnatamente nella prima metà dell’Ottocento, quando Louis Braille inventò il sistema che da lui prese il nome, che sarebbe divenuto nei secoli successivi una pietra miliare, forse la prima, fondamentale e universale nella storia delle persone cieche.
Quello su cui voglio puntare l’attenzione è sempre il progresso della tecnica. Si faccia caso al susseguirsi delle scoperte e degli eventi, ogni persona che viene ricordata per il proprio genio e le proprie invenzioni è figlia del proprio tempo. Anche Louis Braille, in assenza delle idee di Charles Barbier, della prima industrializzazione, delle fabbriche, dei benefattori di quel tempo, della diffusione della carta, di una congiunzione quasi astrale di altri elementi e coincidenze, non avrebbe avuto il terreno fertile per far crescere le sue idee innovative. Forse al successo del Braille ha contribuito anche lo scetticismo degli istitutori dell’epoca.
La realizzazione di libri in Braille, a prescindere che avvenga a casa, al lavoro o a scuola, deve rispondere alle sfide poste dalle nuove tecnologie, piegandole a proprio vantaggio. È proprio con questo spirito che in Biblos da ormai quindici anni ho sviluppato la capacità di stampare in Braille, per tutti. Grazie al progresso tecnologico, all’avanzamento della cultura e della conoscenza, al benessere economico delle persone cieche, almeno quelle dei Paesi che oggi vivono il passaggio dalla terza alla quarta rivoluzione industriale, si è verificato un avanzamento generale delle tecniche di stampa e un grado maggiore di liberazione dai disagi delle Istituzioni. Come sottolineava Pier Paolo Pasolini, un vero progresso non è concepibile se non si creano le premesse economiche necessarie ad attuarlo. Lo sviluppo si erige su due ideali: progresso e regresso. A volte lo sviluppo può essere la manifestazione materiale e concreta del regresso, in quanto produttore di beni superflui. Ma nel caso di Biblos rientra pienamente nel progresso, perché progresso è quando uno sviluppo migliora gli strumenti a vantaggio del benessere sociale e culturale degli individui.

Oggi una delle principali sfide per il mondo della disabilità visiva risiede nel mantenersi al passo con un mondo tecnologico in costante e rapida evoluzione. Non è forse questa la sede per parlarne, ma sostengo da sempre che le persone con disabilità visiva debbano essere gli attori che insieme al resto della società facciano evolvere tecnica e scienza. Un nuovo paradigma in cui le persone cieche possano vivere in coscienza alla pari, evitando di fruire passivamente delle tecnologie ideate da altri, essendo i diretti ideatori di queste.
Sarei un illuso se affermassi che oggi stampare un libro in Braille sia una cosa semplice. Stampare in braille è tanto complesso quanto stampare a inchiostro. Solo un tipografo può apprezzare pienamente questa mia affermazione. Eppure oggi chiunque con una stampante a inchiostro può stampare i propri documenti. Allo stesso modo, con Biblos chiunque oggi può stampare i propri documenti anche in Braille, anche un tipografo.
In un certo qual modo, dunque, si può dire che Biblos sia un software inclusivo, quell’inclusione che si irradia in tutte le direzioni per abbracciare tutte le persone, indipendentemente dalle loro abilità. Ed è così che si realizza quel cambio di paradigma che perseguo, limitatamente a questo piccolo àmbito di vita, quando assisto con piacere al proficuo utilizzo del mio software da parte di insegnanti o genitori normovedenti che collaborano attivamente con i loro studenti ciechi, i loro colleghi, i loro figli.

Persona con disabilità visiva, analista-programmatore e Braille specialist, autore di Biblos, word processor accessibile per le scuole. Il suo sito è https://www.digrande.it.

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