Torna il premio Turismi Accessibili e mi ritrovo a parlarne per tre motivi. Primo: è probabilmente il premio più prestigioso nel campo del turismo per tutti ed è opportuno che chi voglia iscriversi possa farlo, per cui la massima diffusione è d’obbligo. Secondo: è stato voluto da Simona Petaccia, compianta amica e autorevole sostenitrice ante litteram del turismo accessibile. Terzo: aiuta a conoscere realtà modello che possono essere replicate da altri, favorendo la proliferazione di buone pratiche. Vediamo in cosa consiste e come iscriversi.
Pensando all’accessibilità turistica, tendiamo a focalizzare l’attenzione su un luogo, come se l’ambiente circostante ne fosse estraneo. Ma non basta un albergo accessibile per rendere godibile la permanenza in quel luogo. Attorno bisogna predisporre le condizioni necessarie affinché il turista vi possa interagire, a cominciare dal poterci arrivare con facilità. Se questo non succede, la destinazione diventa una gabbia. Uno spazio comodo ma invalicabile. Meglio che niente ma non il dovuto.
È pur vero che è utopistico pensare di rendere magicamente accessibile una località dall’oggi al domani: fruibilità dei mezzi di trasporto, accesso ai locali della zona e assenza di ogni barriera architettonica e culturale dell’area sono obiettivi irraggiungibili nel breve da tutti contemporaneamente. Ma questo non diventi un alibi.
Lo spirito di Diritti Diretti, l’Associazione che bandisce il premio rivolgendosi a imprenditori, giornalisti, comunicatori, influencer e pubblicitari, ma anche a tutte le realtà collegate al turismo che abbiano realizzato buona comunicazione sull’accessibilità, evidenzia che il titolo è assegnato alla segnalazione di buone pratiche che appartengono a tutta la filiera turistica, nell’ottica della piena accessibilità citata in precedenza. Infatti, il riconoscimento è aperto alle segnalazioni di attività che consentono al cittadino di arrivare, dormire, mangiare, divertirsi, fare shopping, scoprire i luoghi interessanti e avere sostegno, cioè essere in prossimità di strutture sanitarie capaci di espletare i servizi da erogare.
Consapevoli che bisogna partire dai luoghi accessibili per rendere realmente aperti a tutti e tutte i contesti che li circondano, premiare buone pratiche di accoglienza turistica invoglia a un progressivo miglioramento della disponibilità turistica di un luogo. Se premiamo pratiche di trasporto, contiamo sull’effetto emulazione. E così, passo dopo passo, il territorio si rinnova. Questo è forse l’aspetto che più mi piace dell’iniziativa. E poi la considerazione della spesa sostenuta come investimento. Investire nel turismo accessibile, infatti, diventa un’opportunità economica perché più che mai aumenta il bacino dei potenziali clienti.
L’accessibilità turistica, come detto, non consiste solo nell’abbattimento delle barriere architettoniche, ma anche nell’applicazione di quelle buone norme utili a rendere la permanenza un’esperienza piacevole a tutti. Quindi cura della persona, attenzione verso chi vede poco o per niente, disponibilità di menù rispettosi delle intolleranze, diffusione di luoghi dove appartarsi per cambiare il pannolino di un bambino oppure altri per isolarsi da rumori fastidiosi.
Considerati questi esempi, l’esperienza turistica si presta a quella personalizzazione oggi tanto decantata e ambita da clienti e operatori. Investire subito per guadagnare immediatamente dopo intercetta un mercato di decine di miliardi di euro.
Non c’è accessibilità senza comunicazione: è una mia affermazione vecchia di anni che vedo ora inizia a essere promossa nei momenti di formazione a tema. Vale a dire che possiamo creare le migliori strutture per tutti, ma se non le facciamo conoscere resteranno pietosamente vuote.
Se la pubblicità è l’anima del commercio, la comunicazione è la strada della conoscenza. Il bando per partecipare al premio Turismi Accessibili è dunque disponibile a questo link (le iscrizioni sono aperte fino al 30 settembre).
Comunicate bene le vostre iniziative. Con il giusto linguaggio, perché anche il linguaggio produce accoglienza, così come la respinge. Troverete chi scrive come presidente del premio e sarò severissimo. Ma niente paura, c’è la sessione per la giuria popolare!
Simona Petaccia
Proprio tre giorni prima della sua scomparsa, avevamo ripreso in «Superando.it» l’ultimo pezzo di Simona Petaccia, pubblicato da InVisibili, blog della «Corriere della Sera.it» e dedicato al progetto di inserimento lavorativo HostAbility. Poi la notizia della sua scomparsa a Chieti, che ha privato anche il nostro giornale di una Persona Cara, oltreché di una “firma” preziosa”.
Giornalista, fondatrice e presidente dell’Associazione Diritti Diretti, Simona Petaccia si è impegnata per anni sul fronte dei diritti delle persone con disabilità e in favore di una nuova cultura dell’accessibilità. È bello, ora, poterci occupare di una delle sue creature, il premio Turismi Accessibili, che è tornato a rivivere.