«Di fronte a questa Sentenza della Prima Sezione della Corte Europea per i Diritti Umani, che ha stabilito la violazione da parte dell’Italia dell’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, per avere inserito una persona anziana in una residenza sanitaria assistenziale nonostante la sua contraria volontà, per averne limitato in modo escludente i contatti con i propri riferimenti esterni e per non aver messo in atto un percorso di graduale revisione di una misura adottata in via provvisoria, esprimiamo il nostro rammarico – quale organismo di prevenzione delle violazioni della Convenzione – perché le nostre indicazioni, più volte espresse e oggi richiamate dalla stessa Corte Europea, non abbiano indotto le Autorità responsabili a evitare questa censura nei confronti del Paese»: è quanto si legge in una nota diffusa dal Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, dal quale viene tuttavia espressa anche «soddisfazione per i princìpi che tale pronuncia afferma e per la loro possibile futura applicazione in ulteriori casi che, in analogia con quanto avvenuto a Lecco, possano ripetersi in altre situazioni».
Il Garante ricorda infine «di avere cercato a più riprese, come documentato dalla Corte Europea per i Diritti Umani nella pronuncia odierna, di interloquire con le Autorità responsabili affinché le misure adottate venissero gradualmente ridotte e consentissero l’affermazione di quel margine di autodeterminazione che non può mai essere sottratto a qualsiasi persona». (S.B.)