Autismo: un menu migliore incide significativamente sul benessere psicofisico

Migliorare lo stato di salute delle persone con disturbo dello spettro autistico, attraverso l’elaborazione di menu per la ristorazione collettiva e indicazioni nutrizionali rivolte ai caregiver/genitori, con il fine di supportare questi ultimi nella gestione dei pasti a casa: è stato questo l’obiettivo di “FOOD-AUT”, condotto dal Laboratorio di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’Università di Pavia e coordinato dall’Accademia del Gruppo Pellegrini, coinvolgendo ventidue persone maggiorenni con disturbo dello spettro autistico, afferenti alla Fondazione Sacra Famiglia

Progetto "FOOD-AUT" (pasta corta)

Il formato della pasta corta è risultato tra quelli maggiormente accettati dalle persone con disturbo dello spettro autistico coinvolte nel progetto “FOOD-AUT”

Sono stati di recente presentati dal Gruppo Pellegrini, insieme alla Fondazione Sacra Famiglia, i risultati del progetto di ricerca FOOD-AUT, condotto dal Laboratorio di Dietetica e Nutrizione Clinica dell’Università di Pavia, diretto da Hellas Cena, con il coordinamento del Centro di Ricerca, Sviluppo e Formazione Accademia Pellegrini, coinvolgendo per un periodo di dodici mesi un campione di persone con disturbo dello spettro autistico di primo, secondo e terzo grado, maggiorenni e di genere sia maschile che femminile, afferenti al CDD (Centro Diurno Disabili) di Cesano Boscone (Milano) della Fondazione Sacra Famiglia.
L’iniziativa si è posta in sostanza l’obiettivo di migliorare lo stato di salute delle persone con disturbo dello spettro autistico, attraverso l’elaborazione di menu per la ristorazione collettiva e indicazioni nutrizionali rivolte ai caregiver/genitori, con il fine di supportare questi ultimi nella gestione dei pasti a casa.

«Grazie alla nostra Accademia – sottolinea Valentina Pellegrini, vicepresidente del Gruppo Pellegrini – abbiamo dato vita a questo progetto, con l’obiettivo di portare il nostro miglior contributo nell’aiutare le persone con disturbo dello spettro autistico e chi si prende cura di loro nel delicato e importante momento del pasto, oltre a costituire un’occasione in più per tenere viva l’attenzione sul tema e sensibilizzare anche coloro che non vivono direttamente questo genere di difficoltà».
«Per la nostra organizzazione – dichiara dal canto suo Monica Conti, che dirige i Servizi Innovativi per l’Autismo della Fondazione Sacra Famiglia – che ogni anno segue più di 350 persone con autismo, questo studio rappresenta un’occasione preziosa per concentrarci con efficacia ancora maggiore sulle loro abitudini alimentari che incidono significativamente sul benessere psicofisico. Attraverso un approccio graduale e attento della specifica sensibilità sensoriale delle persone con autismo, è possibile infatti fare passi avanti verso un’alimentazione più varia, equilibrata, sana e sempre connessa alla socialità. I risultati ottenuti con FOOD-AUT spingono a insistere in questa direzione e a coinvolgere in studi analoghi anche bambini e adolescenti».
«FOOD-AUT – conclude la professoressa Hellas Cena – è un progetto estremamente ambizioso che vuole andare a valutare con metodo scientifico lo stato nutrizionale e le scelte alimentari delle persone con disturbo dello spettro autistico. Il nostro Laboratorio ha elaborato in tal senso dei menu specificamente pensati per queste persone, sia da un punto di vista nutrizionale, sia sensoriale. Ci auguriamo che questo progetto possa avere sviluppi a livello nazionale».

Qualche dato di dettaglio sui risultati ottenuti con FOOD-AUT. Condotto su ventidue persone di entrambi i generi con età variabili fra i 19 e i 48 anni, lo studio ha portato a concludere che i piatti più frequentemente presenti e maggiormente scelti nei menu proposti nella terza fase dello studio, adattati sulla base delle risultanze delle prime due, hanno caratteristiche sensoriali in linea con quanto atteso e descritto dalla letteratura scientifica rispetto al rapporto delle persone con disturbo dello spettro autistico con il cibo e le sue caratteristiche di colore, aroma, texture, temperatura.
Di seguito, quindi, le principali caratteristiche che rendono un pasto maggiormente accettato da persone con disturbo dello spettro autistico:
° formati di pasta corta;
° colori poco intensi come bianco e beige, no a colori accesi;
° omogeneità di tinte all’interno dello stesso piatto, con preferenza per piatti che contengono ingredienti di tonalità cromatiche simili e non contrastanti;
° verdure di colore verde rispetto a quelle arancioni;
° frutta di colore chiaro/tenue (beige, bianco) e a pezzi;
° consistenze morbide o semiliquide, rifiutando alimenti difficili da masticare;
° odori tenui e non pungenti/forti, come quelli di alcune specie ittiche (es. sgombro);
° gusti delicati, caratterizzati da un utilizzo ridotto di spezie, aglio, cipolla.

Come auspicato quindi da Hellas Cena, il prossimo passo potrebbe essere quello di testare l’efficacia delle indicazioni nutrizionali e dei menu prodotti su un campione più grande di persone con disturbo dello spettro autistico, in modo da creare appunto un riferimento a livello nazionale. (S.B.)

Per ulteriori informazioni e approfondimenti: Daniele Murgia (daniele.murgia@secnewgate.it).

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