Una chiave di lettura in più per risolvere i problemi della vita

di Stefania Delendati*
Migliorare il benessere delle persone in azienda utilizzando l’arte come metodo per favorire l’apprendimento e il rafforzamento della capacità di collaborazione e immedesimazione, la creatività, l’innovazione e l’empatia, ovvero quelle qualità relazionali e comportamentali che caratterizzano il modo in cui ci si pone nel contesto lavorativo. In altre parole fornire una chiave di lettura in più, per settare – e risolvere – i problemi che la vita ci pone davanti: è l’idea di Francesco Canale (“Anima Blu”), con la Società Working Souls, un progetto che passa anche per le scuole
Partecipanti a uno dei laboratori di Working Souls
Partecipanti a uno dei laboratori di Working Souls

Una grande sala “arredata” come un’aula scolastica, ai banchi sono seduti uomini e donne che disegnano con un pennello in bocca e le mani dietro la schiena.
È la scena che si presenta assistendo ai laboratori di Working Souls, Società nata nel 2021 che ha come principale obiettivo il miglioramento del benessere delle persone in azienda utilizzando l’arte come metodo per favorire l’apprendimento e il rafforzamento della capacità di collaborazione e immedesimazione, la creatività, l’innovazione e l’empatia, ovvero quelle qualità relazionali e comportamentali che caratterizzano il modo in cui ci si pone nel contesto lavorativo.
«Nello specifico facciamo riferimento a tutti quei momenti di stress e pesantezza quotidiana che le persone inevitabilmente si trovano a vivere sul posto di lavoro. In che modo andiamo ad intervenire? Attraverso laboratori sensoriali ed esperienze di cooperazione. Uno dei nostri progetti più importanti, ad esempio, è ArtèDiversità Lab, laboratori esperienziali di pittura con la bocca», spiega Francesco Canale, direttore creativo e socio fondatore, insieme all’imprenditore pugliese Gaetano Mele, di questa realtà innovativa che in soli due anni è già sbarcata in decine di imprese.
Working Souls prende le mosse dalle idee di Gaetano, direttore commerciale della società, che ha creduto nei sogni di Francesco, un ragazzo con una storia di volontà e resilienza che non lascia indifferenti [se ne legga già ampiamente anche sulle nostre pagine, N.d.R.].

Classe 1989, Francesco Canale è nato senza le braccia né le gambe, dipinge e scrive con la bocca. Pittore, scrittore, autore teatrale e musicale, performer e imprenditore, all’età di sei anni ha vinto una borsa di studio ed è entrato nella VDMFK, Associazione Mondiale dei Pittori dipingenti con la Bocca o con il Piede con cui ancora collabora.
Conosciuto nell’ambiente artistico con il nome di “Anima Blu”, ha esposto le sue opere sia in Italia che all’estero. Il 14 dicembre 2022 ha incontrato Papa Francesco al quale ha donato gli originali dei due dipinti che l’anno scorso hanno illustrato i francobolli di Natale del Vaticano. Sempre lo scorso anno ha pubblicato il suo primo libro, Le corde dell’anima (Editrice Scatole Parlanti), un incrocio tra la poesia e il racconto breve che in cinque filoni tematici denominati “corde colorate” narra le sfumature dell’esistenza, dai sentimenti più delicati al silenzio che a volte ci attanaglia, senza dimenticare i problemi e i drammi sociali.

Working Souls è l’ultima “creatura” di Francesco, l’estensione di un’attività che lo vede da tempo protagonista nelle scuole dove le nuove generazioni si cimentano nella pittura con la bocca. Non corsi di disegno, ma incontri che aiutano a mettersi nei panni degli altri, lavorando con una visione alternativa e motivazionale. La medesima idea si trasferisce ora in un contesto inconsueto, le aziende: «In questi eventi – racconta Francesco – facciamo provare alle persone l’esperienza/sensazione di essere privi delle mani, e la conseguente necessità di dover utilizzare la bocca per poter disegnare. Ciò che vogliamo trasmettere, in particolare, è una visione focalizzata sulla “soluzione” e non sul “problema”».
Nella prima parte degli incontri, Francesco racconta la sua vita e presenta il proprio lavoro, nella seconda i partecipanti disegnano senza il supporto delle mani. Con il sostegno di psicologi, sociologi ed esperti in gestione del personale, si vuole dimostrare attraverso la sperimentazione concreta che nella maggior parte dei casi della vita c’è una soluzione, anche nei momenti più complicati.
Francesco rammenta gli inizi: «La primissima realtà che ci ha ospitati è stata Happy Network, una rete di imprese con base a Gioia del Colle (Bari), operante su tutto il territorio italiano. Loro sono stati i primi a darci fiducia, mettendoci a disposizione spazi e persone, per poter “testare” i nostri progetti. Grazie a loro la nostra idea è cresciuta e si è sviluppata moltissimo a livello imprenditoriale. Il nostro target è quanto più trasversale possibile, andiamo ovunque ci siano persone che vogliono lanciarsi in un’attività di team building differente dal solito».

Un altro progetto che Working Souls porta nel mondo del business riguarda i cosiddetti “gaming motivazionali” ed è sempre Francesco a spiegarsi di cosa esattamente si tratti: «L’idea di questi incontri è nata dalla mia personale esperienza di vita: non potendo utilizzare gambe e braccia, ho sviluppato “abilità alternative” che mi consentono di svolgere moltissime attività quotidiane che consistono, ad esempio, nell’utilizzare il cellulare con il naso, bere con il solo supporto di labbra e denti, mangiare adoperando le spalle, e svariate altre attività. In questi happening i partecipanti si “calano” nei miei panni, cimentandosi con i miei “modi differenti” di vivere. Durante ogni evento, le persone si sfidano (singolarmente, fra loro, o divise in gruppi) nelle “abilità alternative”. Oltre ad aiutare le persone a valorizzare i propri talenti, gli incontri di Working Souls diffondono una prospettiva inclusiva della disabilità».

Ma qual è la reazione dei partecipanti ai laboratori, sia nelle aziende che nelle scuole? «Nelle scuole il laboratorio, spesso, è anche un momento di gioco e di divertimento. Attraverso questo momento ludico, però, gli studenti imparano moltissimo (si sa che, specie con le nuove generazioni, un “gesto” vale più di mille parole). Mi colpisce moltissimo, una volta terminata l’esperienza, lo sguardo “trasformato” dei ragazzi: nei loro occhi vedo ammirazione, stima, e una nuova consapevolezza di se stessi e degli altri. Negli adulti, invece, dopo un iniziale imbarazzo, scattano molteplici sensazioni e riflessioni: l’acquisizione di punti di vista differenti, una ri-scoperta del proprio corpo (e delle grandi potenzialità, spesso nascoste, che offre), una ri-connessione con il proprio “bambino interiore”, una forza/consapevolezza maggiore nell’affrontare limiti e problemi quotidiani, e molto altro. I termini che ritornano più frequentemente, nei sondaggi post-evento, sono serenità, stupore, gioia, paura e felicità».
Molto insegnano i bambini con le loro reazioni: «L’aspetto meraviglioso dei bimbi è che, dopo averti “bombardato” di richieste e dopo avere ottenuto le risposte che chiedono, lasciano cadere qualunque tipo di “muro” o “barriera”; da quel momento per loro la disabilità non esiste più, diventi uno di loro. È un meccanismo semplice e bellissimo che si dovrebbe imparare anche nel “mondo dei grandi”, molto più contorto e pieno di sovrastrutture quando si parla di cosiddetta “disabilità”. Una volta conclusi, i laboratori assumono una “vita propria”. Uno dei nostri motti, infatti, è “l’Arte genera Arte” e per questo motivo abbiamo organizzato mostre successive agli eventi esperienziali. In alcuni incontri, addirittura, abbiamo chiesto alle persone di scrivere poesie partendo da alcune frasi del mio libro. Sono venuti fuori testi profondi e molto intensi. Il sogno che abbiamo è quello di racchiudere il tutto, disegni e parole, in una prossima pubblicazione».

Il futuro di Working Souls è ambizioso e guarda fuori dai confini italiani: «Uno dei nostri obiettivi – conclude Francesco – è lanciare il workshop negli Stati Uniti; loro sono stati tra i primi a sperimentare i modelli di team building. Tuttavia, nel loro caso, si tratta di forme molto spinte di meeting motivazionali, legati esclusivamente al risultato economico. La nostra idea è un po’ diversa. Noi vogliamo donare alle persone una chiave di lettura in più, per settare – e risolvere – i problemi che la vita ci pone davanti».

Il presente contributo è già apparso in “InVisibili”, blog del «Corriere della Sera.it» (con il titolo “La soluzione, non il problema: così Francesco Canale che dipinge con la bocca insegna a migliorare il benessere dei team delle aziende”). Viene qui ripreso, con alcune modifiche e riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.

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