Poter ballare e divertirsi non è scontato per tutte le persone… O forse sì?

“Clubbing”, che tradotto in italiano suona più o meno come “andare a ballare in discoteca”: è questa la parola chiave dell’intelligente e vivace progetto denominato “UNìSONO-Rave 4 All”, voluto da un gruppo di giovani dell’Associazione milanese Walter Vinci, che si occupa di sostegno alle fragilità, in particolare attraverso la musica, con l’obiettivo di realizzare eventi di clubbing inclusivi nel capoluogo lombardo, strutturati in modo tale da consentire la partecipazione di giovani con la sindrome di Down o con altre disabilità intellettive. E le prime serate sono state un grande successo

Clubbing a Milano

Un’immagine della prima serata in discoteca nell’aprile scorso

Clubbing, che tradotto in italiano suona più o meno come “andare a ballare in discoteca”: è questa la parola chiave dell’intelligente e vivace progetto denominato UNìSONO-Rave 4 All, voluto da un gruppo di giovani dell’Associazione milanese Walter Vinci, che si occupa di sostegno alle fragilità, in particolare attraverso la musica, con l’obiettivo di realizzare eventi di clubbing inclusivi nel capoluogo lombardo, strutturati in modo tale da consentire la partecipazione di giovani con la sindrome di Down o con altre disabilità intellettive.
«L’obiettivo virtuoso di questo progetto – spiegano dal team promotore dell’Associazione Walter Vinci – è stato quello di riuscire a proporre serate veramente aperte e inclusive in cui ballare, ascoltare musica e stare in compagnia fosse davvero alla portata di ogni giovane»: e a giudicare dal grande successo ottenuto con le prime tre uscite, il 21 aprile, il 27 maggio e il 9 luglio, l’obiettivo è stato pienamente centrato e fa pensare che non ci si fermerà a queste “prime volte”.

«L’ispirazione dell’iniziativa – viene spiegato ancora – è nata dal format inglese Under One Roof di Manchester People First, Associazione di giovani con sindrome di Down, sviluppato nel 2017 dalla DJ Alice Woods e ora largamente diffuso in tutta la Gran Bretagna. È nato da qui l’impegno del nostro gruppo, che ha voluto riformulare la proposta originaria, riadattandola sui parametri del contesto milanese».

Realizzato grazie ai finanziamenti raccolti tramite un crowdfunding civico (raccolta fondi nel web) e grazie al sostegno del Comune di Milano, il progetto è stato coordinato dall’assistente sociale Arianna Gatti, con Pietro Colombo Vinci, producer e sound engineer, Giulio Shusei Colombo Taccani, responsabile della comunicazione e Cecilia Balzani, social media manager.
Il coordinamento scientifico è stato affidato a un neurologo e a uno psicologo, con il coinvolgimento di un educatore e di un musicoterapeuta dell’Associazione Walter Vinci. Con l’aiuto poi di alcuni giovani adulti con sindrome di Down, dei loro familiari e di alcune altre figure professionali di riferimento, sono state anche redatte delle Linee Guida finalizzate a garantire una strutturazione accessibile e sicura delle serate di clubbing, rispettosa delle soglie di tolleranza di chi vive ogni giorno con una disabilità intellettiva, portando attenzione sugli aspetti di acustica, progettazione delle luci, orari di svolgimento, sicurezza e possibilità di accesso a una decompression room (“stanza di decompressione”).

«Poter uscire, ballare e divertirsi non è una scelta scontata per tutte le persone – concludono dal team di UNìSONO – e con questo progetto abbiamo voluto renderlo possibile. Ora, dopo l’ottimo esito delle prime tre serate, il modello potrà svilupparsi e affermarsi a Milano, se troverà partner finanziatori sensibili e desiderosi di rendere il divertimento serale in città e in provincia davvero alla portata di tutte e tutti».

Una nota finale anche per una precedente esperienza dell’Associazione Walter Vinci, basata sull’utilizzo della musica come strumento di socializzazione e inclusione: dal 2016, infatti, la ONLUS ha creato SonoraMente, coro per persone con memoria fragile, patologie dementigene ed Alzheimer che ha cantato, fino ad oggi, per oltre 500 ore, coinvolgendo quasi 200 coristi. (S.B.)

Per ogni ulteriore informazione e approfondimenti: Simona Geroldi (simona.geroldi@gmail.com).

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