L’Amministrazione di Roma Capitale, tramite la Deliberazione di Giunta n. 204 dell’8 giugno scorso, ha aggiornato le rette per le Case Famiglia socio/assistenziali (??) del Progetto Residenzialità di Roma Capitale avviato nel 1995 e che oggi garantisce la residenza a 417 persone con disabilità.
La determinazione dell’aumento differenziato ha seguito una discutibile classificazione che considera l’80% dei residenti ad alta intensità assistenziale e il 20% a media intensità assistenziale, secondo lo schema qui di seguito riportato.
Tale adeguamento (in termini assoluti alquanto considerevole!) fa riferimento ad uno specifico emendamento consiliare in sede di approvazione del Bilancio Capitolino di cui alla Deliberazione Consiliare n. 60 del 26 febbraio 2023.
Ora, appare alquanto importante sviluppare alcune considerazioni su tale decisione di Roma Capitale, ricordando che nel frattempo un grande sviluppo culturale e operativo è ormai presente (e giustamente non ancora esaurito), con sperimentazioni importanti sul complesso tema del “Durante/Dopo di Noi”. Personalmente credo che almeno tre importanti considerazioni in proposito, sia doveroso suggerirle.
Prima considerazione: questa Deliberazione ha tutta l’aria di essere un “capolavoro di conservazione”, contenendo un messaggio molto chiaro: almeno fino al 2025 sul “Dopo di Noi” a Roma non cambierà nulla! E quindi si continuerà con l’attuale sistema a binari paralleli e incomunicanti tra loro. Da una parte il Progetto Residenzialità comunale a totale carico del Bilancio Comunale e gestito con il sistema delle rette standard e non personalizzate riferite a due maxi categorie di “Gravi” (definizione – oltre tutto – scientificamente superata!); dall’altra le innovative possibilità progettuali della Legge 112/16, che però poggiano solo su risorse trasferite dallo Stato, hanno ancora problemi gestionali e interpretativi che creano disaggi notevoli alle famiglie. La scarsità di risorse, infatti, non ha permesso finora di attuare sostanziosi progetti di vita autonoma e residenziali.
Seconda considerazione: nell’atto deliberativo di concessione di aumento delle rette stranamente non si trova alcuna traccia di richiesta agli enti gestori di documentare come vengano impiegate e gestite tali risorse pubbliche. Sinceramente ci saremmo aspettati che l’Amministrazione Capitolina cogliesse l’occasione per conoscere lo stato dell’arte del progetto e in relazione:
° a un aggiornamento dei programmi e ai progetti personalizzati operativi al 2023 delle singole persone con disabilità residenti;
° al numero, alle qualifiche e alle retribuzioni di tutto il personale di ogni Casa Famiglia;
° al sistema valutativo che certifichi la qualità del bene/essere delle persone;
° alla corretta gestione delle risorse pubbliche, presentando i propri bilanci certificati.
Terza considerazione: l’Amministrazione di Roma Capitale ha tutta la nostra fiducia, ma vorremmo finalmente conoscere una visione originale e di rottura con il passato del nostro welfare sociale cittadino e quali concrete decisioni politiche intenda adottare per affrontare gli attuali seri problemi strutturali del nostro welfare cittadino e dei singoli welfare municipali.
Qui ovviamente ci interessa moltissimo affrontare l’assillante problema di tante famiglie che vorrebbero una buona prospettiva sul futuro dei loro congiunti con disabilità. È sotto gli occhi di tutti come l’attuale sistema si presenti frammentato, diversificato, incerto e spesso incapace di dare risposte ai cittadini e alle cittadine con disabilità. Sappiamo che un serio e solido lavoro partecipato di cambiamenti strutturali del nostro welfare sociale probabilmente richiederebbe tempi lunghi. Ecco perché ci permettiamo di suggerire di partire da una decisa iniziativa trasparente e semplice che dia serie risposte, tanto attese, alle famiglie che vorrebbero vedere realizzato un progetto capitolino unificato e condiviso del “Durante/Dopo di Noi”!
Le Associazioni dei familiari – riunite nelle diverse Consulte Cittadine – sarebbero ben disponibili, da subito, a dare il proprio contributo per co/progettare e co/realizzare un tale ambizioso progetto, in tempi ragionevoli. Si tratta di rompere questo andazzo dilatorio che scansa e non affronta i problemi strutturali del nostro welfare cittadino il quale, attualmente, non riesce a rendere veramente esigibili quei diritti sociali che sono alla base di una buona convivenza nella nostra città, che considerano centrale il bene-essere di ogni persona, che offrono occasioni di capacitazione, di scelte personalizzate, di prospettive inclusive nel contesto sociale di vita.
In sintesi questi potrebbero essere in ordine di priorità i passi decisivi da compiere e ci permettiamo di ricordare che abbiamo già fatto un appello al Sindaco di Roma sull’integrazione sociosanitaria, appello pubblicato anche su queste stesse pagine [“Per attuare l’integrazione sociosanitaria (con un appello al Sindaco di Roma)”, N.d.R.], ma che, purtroppo, non ha ricevuto cenno di risposta:
1. L’integrazione sociosanitaria: chiare e disattese disposizioni di cui alla Legge Regionale del Lazio 11/16 [“Sistema integrato degli interventi e dei servizi sociali della Regione Lazio”, N.d.R.] e alla conseguente Delibera di Giunta Regionale n. 149 del 2 marzo 2018, vera svolta strutturale per i servizi di distretto: bilancio unico sociosanitario; équipe unica sociosanitaria (unificazione di tutte le professioni sociali e sanitarie); Punto Unico di Accesso (luogo di prima valutazione e non di semplice informazione/smistamento); sistema operativo budget di salute a sostegni dei progetti di vita personalizzati.
Appare alquanto strano il fatto che questa Amministrazione al riguardo non abbia ancora utilizzato l’accordo propedeutico all’integrazione firmato dalla precedente Amministrazione con le ASL romane!
2. Il riordino dei servizi sociosanitari territoriali, quali mediatori competenti dell’esigibilità dei diritti, attualmente carenti e che necessitano di un’attenta ricognizione e adeguamento a livello quantitativo e qualitativo dei diversi ruoli e compiti professionali.
3. Il passaggio dall’attuale presenza di progetti e normative, che operano in parallelo, hanno sistemi organizzativi e finanziamenti diversi, ad un modello cittadino unificato e condiviso del “Durante Noi-Dopo di Noi”, con percorsi attuativi certi, chiari, determinati, ma di semplice attuazione.
4. La programmazione annuale delle risorse disponibili aggiuntive a quelle dello Stato e della Regione, considerando anche l’apertura a possibili forme di partecipazione economica di Enti Pubblici, di organismi privati e di singoli cittadini.
5. Il ruolo integrativo del Terzo Settore, dell’Associazionismo, del Volontariato.
Una nota a margine conclusiva: siamo perfettamente consapevoli che anche per l’Amministrazione Regionale sarebbe importante affrontare tali problemi strutturali che darebbero un cambiamento solido all’attuale welfare regionale. Ma ci risulta che al momento, nello specifico tema prioritario per molte famiglie, l’Amministrazione Regionale stia lavorando ad un’ennesima proposta dilatoria di studio e approfondimento dal titolo Durante e Dopo di Noi – Libro verde della Regione Lazio!
Dopo sette anni dalla Legge 112/16, dunque, ancora l’ennesimo tavolo di studio e lavoro per capire come vorremmo il “Dopo di Noi” per le persone con disabilità? È possibile?