Sono nata nel 1946 e all’età di 4 mesi ho contratto il virus della poliomielite, che mi ha regalato una tetraparesi. La medicina non conosceva quel virus, colpiva in particolare i bambini. Questo evento sanitario, crescendo, mi ha precluso la possibilità di andare a scuola come tutti i miei coetanei.
Questo è stato il mio primo e grande dolore, perché sono sempre stata una bambina curiosa, desiderosa di apprendere, conoscere, sapere!
A 20 mesi di età, mio padre muore, era angosciato al pensiero di non potermi aiutare. Mia madre rimane sola con sei figli e io con una paralisi totale. Lei non sapeva cosa fare, finalmente le suore del paese riescono ad inserirmi nel Collegio Don Gnocchi, a circa 1.000 chilometri da casa.
Altro dolore mio e di mia madre: non volevamo separarci, ma ha vinto il mio bisogno profondo di studiare.
Sono partita, ho studiato, dopo nove anni sono uscita e miracolosamente sono riuscita a proseguire gli studi, in parte privatamente e in parte nella scuola pubblica, fino all’università, nella quale ho conseguito una laurea in psicologia. Tra prima della laurea e dopo ho lavorato per 53 anni.
Con questa consapevolezza ho seguito e partecipato alle numerose riunioni e momenti di approfondimento e nel 1977, il 4 agosto, con la Legge 517, l’Italia ha abolito le classi differenziali, per le scuole elementari e medie inferiori (“Legge Falcucci”). Questo per me è stato un trionfo, la prima Nazione europea a comprendere l’importanza di non separare e che la condivisione delle diverse esperienze è sempre una ricchezza!
Ho fatto i concorsi e sono diventata psicologa e psicoterapeuta nelle USL. Sono andata nelle scuole a fare i famosi PEI (Piani Educativi Individualizzati), strumento di didattica inclusiva, utile al Consiglio di Classe per gli studenti con disabilità. Questo lavoro mi ha consentito di sostenere e far conoscere agli studenti e agli insegnanti che è assolutamente possibile la condivisione con i compagni con diverse disabilità e che essa rappresenta una fonte di ricchezza esperienziale positiva.
Dall’esperienza diretta di persona con disabilità e da specialista della materia, affermo che ogni idea contraria all’inclusione nelle scuole e nella vita non potrà concretizzarsi.
La Germania è arrivata tardi, nel 2009, a comprendere che tutti siamo uguali e diversi e finalmente ha abolito le classi “speciali”. Quindi oggi il suo esponente politico della Turingia, un certo Björn Höcke, dev’essere ridotto al silenzio circa le sue idee di ritorno al passato.
Solo in Italia siamo circa 3 milioni e mezzo di persone con disabilità, in Germania circa 8 milioni e in Europa circa 87 milioni: in sostanza quel signore della Turingia deve rassegnarsi, perché noi siamo fragili ma forti e determinati. Noi impariamo dalle nostre disabilità tutte le strategie per opporci ad ogni separazione dalla vita e dal mondo di tutti.
La Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità afferma “Nulla su di Noi senza di Noi”, proprio perché siamo tutti uguali e tutti diversi.
No, signor Björn Höcke, chieda scusa ai milioni di persone che hanno letto e sono stati turbati dai sui pensieri stressanti, acontestuali e, mi permetta, anche deliranti, considerata la realtà e la presenza positiva, nel mondo, delle persone con disabilità, delle loro famiglie e dei loro amici.
Al medesimo tema trattato nel presente contributo di riflessione, abbiamo dedicato anche i testi di Domenico Massano (Inquietanti echi di eugenetica in quella chiusura agli alunni con disabilità) e di Maria Grazia Breda e Giuseppe D Angelo (Studenti con disabilità in classi separate? Folle, illegittimo e antiscientifico).