Sui caregiver e sulla necessità di una legge equa

Alle obiezioni mosse da Nicola De Luca dell’AILA (Associazione Italiana Lotta agli Abusi), sui contenuti di un articolo di Salvatore Nocera da noi recentemente pubblicato, riguardante il tema dei caregiver familiari che assistono persone con grave disabilità e dove l’Autore distingueva i cosiddetti “caregiver per scelta” da quelli istituzionali, costituiti da lavoratori stipendiati, diversi dai familiari, replica lo stesso Nocera

Giovane caregiver insieme a una persona con disabilità

Una giovane caregiver insieme a una persona con disabilità

Riceviamo da Nicola De Luca, componente dell’AILA (Associazione Italiana Lotta agli Abusi), e pubblichiamo questo suo contributo, riferito a un articolo da noi recentemente pubblicato, a firma di Salvatore Nocera (Caregiver familiare, oppure “per scelta” o “condiviso con la comunità”?). Segue la replica dello stesso Nocera.

Da componente dell’AILA (Associazione Italiana Lotta agli Abusi), che è in campo per i diritti delle persone con disabilità, e da disabile, con pensione derivante da contributi lavorativi, su cui pago tasse che equivalgono all’indennità di accompagnamento, vorrei intervenire contro un articolo pubblicato su queste stesse pagine dall’avvocato Salvatore Nocera [Caregiver familiare, oppure “per scelta” o “condiviso con la comunità”?, N.d.R.], che parla di caregiver per scelta in maniera del tutto ipocrita, perché non tiene conto della carta internazionale dei diritti dei disabili [in realtà Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, N.d.R.] , ratificata dall’Unione Europea e dall’Italia da più di un decennio, oltre che della nostra Costituzione, laddove si afferma che gli Stati devono garantire l’autonomia delle persone con disabilità.
In Italia ci sono norme nazionali e regionali disattese. In Lombardia, per esempio, esiste la misura B1 per i gravissimi che dovrebbe dare diritto a importi fino a 1.300 euro, quando in realtà, tramite i Distretti, ai pochi “fortunati” (perché molti non ricevono nulla per la scarsità dei fondi, pur entrando nelle graduatorie), arrivano circa 350 euro, che per la misura B2, per persone medio gravi, scendono a 100 euro.
Quindi il signor Nocera, invece di prendere di mira i caregiver “per scelta”, che come detto fanno risparmiare allo Stato fior di quattrini, si batta con la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap) per far rispettare le norme vigenti sull’autonomia e per far varare una legge equa sui caregiver, che renderebbero le persone con disabilità più autonome, i familiari meno abbandonati a se stessi, e lo Stato ad avere più fondi disponibili per aiutare tutti.
Nicola De Luca – AILA (Associazione Italiana Lotta agli Abusi)

Diamo spazio qui di seguito alla replica di Salvatore Nocera.

Il signor De Luca che mi accusa di “ipocrisia” e di non battermi per fare rispettare la Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, a proposito dei caregiver familiari che in Lombardia non ricevono quanto sarebbe loro dovuto per legge.
Ignoro la normativa lombarda in merito. Mi permetto solo di dire che sono fortemente convinto – e più di me lo è Simona Lancioni, i cui interventi in proposito pubblicati su queste stesse pagine mi hanno spinto a scrivere l’articolo censurato dal mio contraddittore -, che una cosa sono i caregiver familiari che debbono svolgere assistenza per affetto e per i doveri di solidarietà familiare e altra cosa sono gli assistenti personali che già la Legge 162/98 e più tardi la Convenzione ONU, ratificata dall’Italia con la Legge 18/09, hanno previsto per l’assistenza intensiva giornaliera fino a ventiquattr’ore, che vanno assicurati dalla normativa nazionale e regionale.
Un familiare ha diritto anche ad una propria vita lavorativa, alla quale non deve rinunciare per sacrificarsi per assistere. Occorre battersi perché questa assistenza sociosanitaria ed educativa anche domiciliare venga effettivamente prestata e la FISH, insieme alle Associazioni ad essa aderenti e ad altre Associazioni, come quella del mio contraddittore, si continuano a battere perché vengano poste in essere le condizioni giuridiche ed economiche affinché ciò si verifichi.
Io concludevo un altro mio intervento sul medesimo tema [Quali diritti per i caregiver familiari?, N.d.R.], raccontando che, quando mi fidanzai, la mia futura moglie mi disse «tu devi prendermi in moglie e non come infermiera». E questo abbiamo realizzato benissimo per cinquant’anni di felice vita in comune.
Salvatore Nocera – cieco civile, presidente del Comitato dei Garanti della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap)

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