Abbiamo già dato spazio nei giorni scorsi sia alle parole dell’avvocata Ivana Consolo, sia a una nota diffusa dall’ANGSA (Associazione Nazionale Genitori di perSone con Autismo), su quanto detto da un giornalista durante la trasmissione di RAI Uno Estate in diretta, il quale ha definito come “autismo di gruppo” il terribile episodio di cronaca dello stupro di gruppo verificatosi recentemente a Palermo.
Sulla stessa vicenda riceviamo oggi e ben volentieri pubblichiamo quanto dichiarato da Roberto Speziale, presidente nazionale dell’ANFFAS (Associazione di Famiglie e Persone con Disabilità Intellettive e del Neurosviluppo) e da Cristiana Mazzoni, insieme a Pierluigi Frassineti, presidente e vicepresidente del FIDA (Forum Italiano Diritti Autismo). Quest’ultimo contributo corrisponde al contenuto di una lettera inviata a tutti i massimi responsabili della RAI.
«Autismo di gruppo»: questa è l’espressione (dura da digerire) che è stata pronunciata dall’ospite Andrea Di Consoli durante la trasmissione Estate in diretta, andata in onda su RAI Uno il 28 agosto, per descrivere il comportamento alla base dei recenti gravi fatti di Palermo. Un’espressione che non è certo mancata all’attenzione delle Famiglie ANFFAS le quali, venute a conoscenza dell’accaduto, hanno immediatamente richiesto con urgenza di far sentire, per tramite di ANFFAS Nazionale, la propria indignazione e rivendicare, ancora una volta, l’importanza nonché l’impatto che le parole hanno sulla vita delle persone con disabilità.
Siamo convinti che il signor Di Consoli non abbia pregiudizi sulle persone nello spettro dell’autismo né tantomeno sulle persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo in generale. Si tratta, purtroppo, di un ancoraggio culturale difficile a morire per cui si tende ad utilizzare la disabilità in termini dispregiativi per stigmatizzare, in negativo, un dato comportamento. Ciò, tuttavia, non deve e non può giustificare chi ne fa utilizzo, soprattutto se lo fa in qualità di rappresentante del mondo dell’informazione e, come tale, responsabile dei messaggi che possono passare mediante la scelta di uno specifico lessico. Non possiamo dunque che biasimare l’utilizzo della terminologia utilizzata che alluderebbe – siamo certi involontariamente – ad un collegamento diretto tra la violenza perpetrata a Palermo e la condizione di autismo.
Un accostamento a duplice rischio: da un lato, l’espressione utilizzata, presuppone da parte delle persone nello spettro dell’autismo un’indole innata alla violenza, in questo caso di genere; dall’altro giustifica in considerazione della propria “disabilità” chi si rende protagonista di tali violenze. È fuor di dubbio come questo non sia accettabile per l’ANFFAS, per le persone con disabilità intellettive e per le loro famiglie, né tantomeno per le vittime di siffatte violenze!
Le parole hanno un peso, soprattutto quando si parla di disabilità e di persone con disabilità, una sola espressione impropria passata in sordina rischia di vanificare gli sforzi che da decenni tutto il movimento delle persone con disabilità, in particolare intellettive e con disturbi del neurosviluppo, stanno facendo per contrastare pregiudizi, cliché e stereotipi che continuano purtroppo a circondare le persone con disabilità e le loro famiglie.
Come ANFFAS, che da oltre sessantacinque anni tutela i diritti e la dignità delle persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo e delle loro famiglie, chiediamo dunque al signor Di Consoli, unitamente alla trasmissione RAI Estate in diretta, di oscurare la puntata e di porre rimedio a questo spiacevole episodio rivolgendo le proprie scuse a tutte le persone nello spettro dell’autismo e alle loro famiglie, nonché a tutte le persone con disabilità in generale, che si sono sentite offese dall’accostamento ai fatti di Palermo.
E per altro il nostro auspicio è che venga posta, da parte di RAI e di tutti i canali di comunicazione, di carattere pubblico e privato, una maggiore attenzione al linguaggio utilizzato anche in virtù dell’audience e della potenziale risonanza nei confronti della generalità dei cittadini italiani.
In tale contesto, cogliamo altresì l’occasione per invitare la RAI e l’Ordine dei Giornalisti a collaborare attivamente a promuovere un linguaggio corretto e rispettoso della disabilità, anche sulla base delle Linee Guida pubblicate all’interno del volume Le parole giuste. Media e persone con disabilità, realizzata in collaborazione con la ministra per le Disabilità, Alessandra Locatelli, e portata all’attenzione della Conferenza degli Stati Parte della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, tenutasi a New York dal 13 al 15 giugno scorsi [se ne legga anche sulle nostre pagine, N.d.R.]. L’auspicio è che i contenuti di tale volume possano rappresentare per tutto il mondo del giornalismo italiano, ma non solo, un punto di riferimento da cui partire per modificare radicalmente quell’immagine distorta e altamente stereotipata della condizione di disabilità, ancora purtroppo diffusa, nella nostra società. Il tutto al fine di contrastare ogni forma di rappresentazione, in negativo, della condizione di disabilità, assumendo consapevolezza dell’importanza che ciò riveste soprattutto da parte di chi con le parole ci lavora e le cui frasi arrivano a milioni di persone.
Roberto Speziale – Presidente nazionale dell’ANFFAS (Associazione di Famiglie e Persone con Disabilità Intellettive e del Neurosviluppo)
Come FIDA (Forum Italiano Diritti Autismo) vogliamo esprimere, a nome dei nostri associati, delle persone autistiche e dei loro familiari, la decisa e profonda indignazione per ciò che è accaduto durante uno dei collegamenti della trasmissione di RAI Uno Estate in diretta del 28 agosto scorso, condotta da Nunzia De Girolamo e Gianluca Semprini.
Ancora una volta ci troviamo di fronte all’ignoranza e alla superficialità di giornalisti che dovrebbero soppesare i propri interventi e che invece si permettono di usare termini come “autismo” e “psicotico” associandoli a un gravissimo fatto di cronaca che nulla ha a che fare con la condizione di centinaia di migliaia di persone.
In questo ennesimo caso di uso quanto meno “improprio” – ma allo stesso tempo incosciente e devastante – dell’autismo nella vulgata giornalistica, il giornalista Andrea Di Consoli accosta superficialmente una condizione di diversità e, per molti, di sofferenza e fragilità, ad un’azione criminale, trasformando di fatto gli autistici da vittime in potenziali colpevoli. Non solo, ma né la psicologa presente in studio, né la conduttrice e il conduttore del programma sono intervenuti a correggere prontamente il giornalista, testimoniando la totale impreparazione e insensibilità su un tema che, invece, dovrebbe informare trasversalmente tutte le categorie della comunicazione.
Non intendiamo dilungarci a spiegare chi siano veramente le persone autistiche, ma suggeriamo all’intero team della trasmissione di studiare una qualsiasi delle pagine dedicate all’autismo: pagine e riflessioni scritte da chi – autistici stessi, attivisti, genitori, associazioni, esperti – vive tutti i giorni questa condizione così lontana da tutto ciò che Andrea Di Consoli intende e di cui ignora l’origine.
Molte altre voci si sono alzate contro tale comunicazione – per altro in un programma di larga audience – distorta e profondamente lesiva per le oltre 600.000 persone autistiche che vivono in Italia e per milioni di loro familiari.
Proprio in base alla gravità del fatto chiediamo:
° che gli autori del programma si impegnino a correggere le esternazioni del giornalista, con l’enfasi necessaria all’importanza del fatto e non con un titolino a fine programma;
° che nel prossimo Contratto di Servizio della RAI, in via di definizione, si rafforzi un capitolo dedicato a questo tema etico così delicato e centrale per un buon servizio pubblico;
° che il caso in oggetto, infine, sia sottoposto al Comitato che la RAI ha indicato per verificare il rispetto delle regole.
Crediamo inoltre che per evitare incidenti rovinosi come questo, sarebbe utile una scelta più oculata di opinionisti ed esperti competenti nei settori sui quali si esprimono, ove vi fosse, però, una reale adesione di tutti (giornalisti, conduttori, esperti in studio) al rispetto formale e sostanziale del Codice Etico e Deontologico di cui la RAI si è da tempo dotata. Ciò che conta, per noi, è la sua interpretazione, che non può essere una libera e “creativa” opinione improvvisata al momento, coi rischi che sappiamo.
Da anni auspichiamo per la stampa e per le TV l’assunzione concreta di un Nuovo Codice, insieme Etico, Semantico, Comunicativo e Deontologico, capace di evitare la grave tracimazione di parole capaci di distorcere ancor di più la percezione che il “pubblico” ha dell’autismo. E, soprattutto, della persona autistica, un giorno definita “genio” e il giorno successivo “criminale”, con l’improvvisa (e non benvenuta) ricomparsa del termine “psicotico”, bandito da anni nello studio di questa condizione.
Un Codice che non sia solo fatto di “parole” ma sia motore di conoscenza e consapevolezza, la stessa che viene ogni anno spesa – sovente senza capirne il significato profondo – per la Giornata Mondiale per la Consapevolezza dell’Autismo del 2 aprile.
Cristiana Mazzoni e Pierluigi Frassineti – Presidente e vicepresidente del FIDA (Forum Italiano Diritti Autismo)
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