Esce in questi giorni per i tipi di Erickson il libro L’assistenza educativa per l’autonomia e la comunicazione degli alunni con disabilità (sottotitolo Normativa, elementi di progettazione e strumenti operativi per l’inclusione scolastica). L’Autrice è Paola Di Michele, insegnante di sostegno e già assistente all’autonomia e alla comunicazione, “firma” ben nota e sempre gradita, in àmbito di temi dedicati alla scuola, anche sulle pagine del nostro giornale.
Ben volentieri ospitiamo qui di seguito la prefazione al volume, firmata da Salvatore Nocera.
Il tema degli assistenti per l’autonomia e la comunicazione (d’ora in poi AAC ) per gli allievi con disabilità è di grande attualità, sia per la ripresentazione all’inizio di questa nuova legislatura al Senato della Proposta di Legge n. 236 Bucalo sulla stabilizzazione di tali assistenti nei ruoli dello Stato, che per la mancata attuazione dell’articolo 3 del Decreto Legislativo 66/17, concernente la formulazione del profilo nazionale di queste figure professionali, che doveva essere realizzato dal Ministero dell’Istruzione d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni.
In primo luogo la citata Proposta di Legge nasce da una giusta battaglia condotta dagli AAC, in cui Paola Di Michele è stata parte assai importante, dovuta al fatto che gli Enti Locali, tenuti a fornire queste figure professionali, hanno dato in appalto tale servizio a cooperative le quali, pur percependo dagli Enti Locali mediamente circa 23 euro per ora di servizio, erogano agli AAC stessi circa un terzo di tale somma, con la giustificazione che la rimanente deve coprire i costi generali di gestione del servizio, favorendo così, appena possibile, la fuga da tale impiego e determinando pertanto una grandissima discontinuità educativa per gli allievi con disabilità.
A livello sindacale è pure discriminante il fatto che a tali lavoratori vegono pagate solo le ore svolte in presenza degli allievi, venendo meno la retribuzione sia in caso di loro assenze, sia in periodo estivo.
La mancata approvazione del profilo nazionale della professione di AAC ha determinato in ciascuna Regione e quasi sempre addirittura in ogni Comune delle condizioni di stato giuridico diversissime e talora in contrasto tra loro.
La Proposta di Legge Bucalo si occupa quasi esclusivamente del primo aspetto (salario dignitoso), ignorando totalmente il secondo (stato giuridico) e quindi non risolvendo i problemi, specie a danno del principio di eguaglianza di trattamento sia dei lavoratori che dei diritti degli allievi.
Pertanto, tale Proposta di Legge va necessariamente e ampiamente integrata e indispensabilmente preceduta dall’approvazione del profilo nazionale professionale.
Si descrive nella prima delle tre parti dell’ampio volume di Di Michele la travagliata storia della normativa, facendo chiarezza tra l’assistenza educativa riservata agli AAC e l’assistenza materiale e igienica riservata per legge ai collaboratori e collaboratrici scolastiche, finalmente stabilita con il Decreto Legislativo 66/17, nel rispetto del genere degli allievi e delle allieve con disabilità. Purtroppo, questa distinzione non viene rispettata ovunque e troppo spesso scoppiano conflitti di competenze tra queste differenti figure professionali, con gravi ritardi ai danni dei diritti degli allievi con disabilità e talora con conflitti giurisdizionali, malgrado la chiarezza delle Circolari Ministeriali e dei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro (CCNL). Addirittura in Sicilia una Legge Regionale stabilisce che l’assistenza materiale e igienica spetti ai Comuni, che assai spesso attribuiscono i due servizi alla stessa figura professionale, malgrado un contrario Parere del Consiglio di Giustizia Amministrativa che, in forza dell’autonomia regionale speciale, è una Sezione del Consiglio di Stato.
Nella seconda parte, invece, Di Michele si sofferma a descrivere gli aspetti educativi di questa professione, distinguendoli da quelli didattici dei docenti, specie quelli di sostegno.
Questa parte del volume è assai importante perché descrive come gli AAC debbono lavorare professionalmente e in collaborazione con tutte le altre figure familiari e professionali coinvolte nel progetto di vita degli allievi che prende le mosse dal Piano Educativo Individualizzato (PEI). Ci si sofferma sulle varie fasi di questo lavoro a partire dall’osservazione degli allievi, dalla lettura collegiale delle diagnosi e dalla formulazione sempre collegiale del PEI, anche secondo i nuovi modelli introdotti dal Decreto Interministeriale 182/20.
Questa parte, dunque, è fondamentale per lo svolgimento della professione che non è solo tecnica, ma educativa, tramite l’utilizzo di strategie e metodologie tecniche adeguate ai diversi bisogni educativi conseguenti alle singole differenti tipologie di minorazioni dei singoli allievi. E qui le citazioni ragionate di pedagogisti a partire da Andrea Canevaro abbondano, affiancate spesso da esperienze di casi pratici che costituiscono un aspetto molto importante del libro.
A questi differenti aspetti tecnici invece è dedicata la terza ampia parte che conclude il volume e che è utilissima specie per chi voglia iniziare questa professione, ma anche per quanti già la esercitano, perché la narrazione è frutto non solo dell’esperienza personale dell’Autrice, ma si articola su una partecipazione personale da cui traspare un vero amore per la professione che si vuole sempre più seriamente attuata e dignitosamente valutata a partire dai pubblici poteri.
L’opera si conclude con un ampio elenco di norme e una vasta bibliografia.
Benché il libro rientri tra le “Guide” di Erickson, dopo averlo letto si ha la certezza che qui ci si trovi di fronte ad un vero trattato su una professione assai importante che, se non sarà affiancata da un miglioramento sulla qualità e l’ampliamento della formazione professionale dei docenti di sostegno, attualmente divenuta generica e insufficiente, rischia di farli sostituire definitivamente dagli AAC i quali, dopo le radicali modifiche di stato giuridico ed economico, verranno preferiti dalle famiglie, come già avviene in talune realtà e segnatamente in Provincia di Bolzano.
Se poi dovesse intervenire l’attuazione dell’“autonomia regionale diversificata”, il rischio che si consolidi l’attuale disastrosa differenziazione giuridica ed economica degli AAC non sarà più potenziale ma reale.