“Fame d’aria”: l’autismo fuori dai troppi cliché

«Il romanzo “Fame d’aria” di Daniele Mencarelli - scrivono dalla Fondazione Bambini e Autismo di Pordenone - tratta di un argomento controcorrente rispetto al cliché dell’autismo che il cinema e la televisione propongono, ovvero l’autismo grave o severo che dir si voglia che, attenzione!, statisticamente ha numeri molto più rilevanti rispetto all’autismo cosiddetto “ad alto funzionamento”». Il libro sarà al centro il 17 settembre di un incontro con l’Autore, promosso in collaborazione con la stessa Fondazione Bambini e Autismo, all’interno della manifestazione “Pordenonelegge”

Copertina di Daniele Mencarelli, "Fame d'aria"Un tempo di autismo non si parlava, un po’ perché non veniva diagnosticato correttamente e si credeva fosse un disturbo raro, un po’ perché la famiglia con il congiunto autistico preferiva nascondere il più possibile il suo dramma.
Poi nel 1988 venne il film di Barry Levinson Rain Man con Dustin Hoffman e Tom Cruise che fu campione di incassi e “sdoganò” per il grande pubblico l’autismo. Purtroppo, però, da allora in poi per i media l’autismo, sulla scia di quel film, ha rappresentato un certo tipo di persona “strana ma geniale”, capace di fare cose incredibilmente complicate, pur non avendo gli attrezzi adatti per comportarsi adeguatamente nella vita.

Il romanzo Fame d’aria di Daniele Mencarelli (Mondadori, 2023), oltre ad essere scritto bene, tratta di un argomento controcorrente rispetto al cliché dell’autismo che il cinema e la televisione propongono, ovvero l’autismo grave o severo che dir si voglia che, attenzione!, statisticamente ha numeri molto più rilevanti rispetto all’autismo cosiddetto “ad alto funzionamento”.
Il libro racconta di un viaggio di un padre e di un figlio dal Nord verso il Sud Italia, dove però un banale disguido, l’auto che si guasta, costringe i due a vivere per qualche giorno in un paesino sperduto di poche anime nell’attesa che il meccanico trovi i pezzi giusti per rimettere l’automobile nelle condizioni di ripartire.
Questa sosta segna però anche la differenza tra il vivere nella grande città e il vivere in una piccola comunità, dove anche “il diverso” e chi lo accudisce muovono nelle persone empatia, a differenza della vita nella grande città, dove ognuno, con la smania e la fretta di vivere, non ha tempo di calarsi nei panni dell’altro.

Per certi versi questo dualismo tra vita in campagna e vita in città ricorda alcune opere di Pier Paolo Pasolini che del mondo contadino apprezzava sicuramente uno stile di vita semplice, ma “genuino” e che per certi versi aveva poi ritrovato nelle borgate povere romane.

Un romanzo intenso da leggere senz’altro e, per chi troverà posto, anche il consiglio di partecipare all’incontro con l’Autore, promosso in collaborazione con la nostra Fondazione [Fondazione Bambini e Autismo, N.d.R.] e in programma nella mattinata del 17 settembre (ore 11.30) allo Spazio Gabelli di Pordenone, nell’àmbito delle iniziative della manifestazione Pordenonelegge. (Fondazione Bambini e Autismo di Pordenone)

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