Tra i molti spunti presenti nei giorni scorsi a Rimini, in occasione di EXPO AID 2023, evento nazionale dedicato alle persone con disabilità, lo stand dedicato ai temi del soccorso e della sicurezza inclusiva proposto dai Vigili del Fuoco ha senza dubbio attirato l’attenzione di molti visitatori. In un breve percorso espositivo, infatti, era capace di documentare tali spunti con video tratti dalle pagine web del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, oltreché con pannelli contenenti una sintesi del percorso normativo che riguarda la sicurezza in caso d’incendio.
In tale contesto era il concetto di “sicurezza inclusiva” ad emergere, un aspetto innovativo per intercettare le specifiche necessità delle persone sia in fase di progettazione degli ambienti in cui vivono e si muovono, sia per pianificarne la risposta quando si verifica un’emergenza.
Nel merito una domanda sorge spontanea: perché c’è stato bisogno di accompagnare una parola importante come “sicurezza”, già di per sé chiara ed esplicita, con aggettivi che sappiano contestualizzarla anche alle reali condizione delle persone? Non bastava la parola stessa a restituirne il reale significato a tutto tondo? Un bel dilemma, nel momento in cui anche noi abbiamo sentito la necessità di specificare per questa rubrica che la sicurezza di cui parliamo è “per tutti”, ma queste modalità espressive si possono considerare equivalenti tra loro solo se dietro c’è un pensiero capace di mettere al centro la persona, proprio come recitava lo slogan dell’iniziativa di Rimini (Io, Persona al centro).
Un caro amico, l’architetto Paolo De Rocco, poneva a carico del progettista la risoluzione di questo dilemma, chiedendogli «un notevole contributo individuale in direzione qualitativa, che si proponga non solo il semplice rispetto del dettame normativo, ma che sappia andare oltre, ovvero che sappia veramente progettare per un’utenza reale nella sua fortemente composita e oggettiva diversità, ovvero e più semplicemente per un’utenza reale». Una considerazione più che mai attuale che ci aiuta a capire, anche nel contesto dei problemi che stiamo affrontando, che solo quando riusciremo in tale impresa, potremo liberare anche la parola “sicurezza” dai vari orpelli che le attacchiamo addosso. C’è però ancora molto fare, così se oggi vogliamo darle un significato più coerente con certi obiettivi, è inevitabile aggiungere un aggettivo, oltre che arricchirla di maggior concretezza.
Tornando allo stand di Rimini dei Vigili del Fuoco, dai pannelli esposti abbiamo potuto capire che nel Codice di Prevenzione Incendi il concetto di “inclusione” viene considerato tra i princìpi ispiratori nel seguente modo: «Le diverse disabilità (es. fisiche, mentali o sensoriali) e le specifiche necessità temporanee o permanenti degli occupanti sono considerate parte integrante della progettazione della sicurezza antincendio». Parole che tracciano con chiarezza il percorso che ne ha guidato l’elaborazione, dove le persone sono da considerare nelle varie dimensioni della vita, ma restituiscono con altrettanta chiarezza anche il compito che viene posto a carico di chi progetta o gestisce gli ambienti in cui viviamo e lavoriamo.
Al concetto di sicurezza inclusiva viene poi associato quello di “occupante”, un’espressione tecnica, e forse un po’ fredda, che rappresenta le persone di cui parliamo. Anche qui la definizione proposta va nella direzione inclusiva che vuole il normatore, dove l’occupante viene identificato con una «persona presente a qualsiasi titolo all’interno dell’attività, considerata anche alla luce della sua modalità di interazione con l’ambiente in condizioni di disabilità fisiche, mentali o sensoriali».
Insomma, la normativa antincendio ci sta aiutando a riflettere sull’importanza di avere un pensiero inclusivo anche su questi aspetti, per garantire a tutti la propria tutela in caso d’incendio e ci ricorda come un ambiente progettato e costruito senza barriere, ovvero accessibile, sia anche maggiormente capace di agevolare una risposta in caso di emergenza.
stefano.zanut@gmail.com.
Sicurezza per tutti, anche in emergenza
Con il presente contributo prosegue il proprio percorso la rubrica di «Superando.it» denominata Sicurezza per tutti, anche in emergenza, voluta per affrontare i temi della sicurezza e della gestione dell’emergenza dal punto di vista dell’inclusione e curata da Stefano Zanut, “firma” già ben nota ai nostri Lettori e Lettrici.
L’obiettivo non è solo quello di proporre un’informazione generale su questi temi, ma anche di far conoscere e condividere esperienze condotte in questo campo per rilanciarle, affinché possano diffondersi e affermare una cultura su questi temi che sappia diventare patrimonio comune.
Stefano Zanut è architetto e direttore vicedirigente dei Vigili del Fuoco del Comando di Pordenone, nonché membro dell’Osservatorio sulla Sicurezza e il Soccorso delle Persone con Esigenze Speciali attivato proprio dai Vigili del Fuoco. Ha al proprio attivo una lunga esperienza in questo campo, che ha condiviso curando numerose pubblicazioni e partecipando a iniziative di vario tipo, tra cui l’attività nell’àmbito di CERPA Italia (Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell’Accessibilità) e del CTS del CRIBA Friuli Venezia Giulia (Centro Regionale di Informazione sulle Barriere Architettoniche) del Friuli Venezia Giulia.
Certi che con i suoi contributi sappia stimolare l’attenzione su questi argomenti, invitiamo tutti e tutte a dare il proprio contributo in merito, anche scrivendo alla nostra redazione (info@superando.it), per costruire assieme una società più sicura nel senso inclusivo del termine.
Nella colonnina qui a fianco (Articoli correlati), il primo contributo pubblicato nell’àmbito di Sicurezza per tutti, anche in emergenza.
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