Sull’iniqua distribuzione regionale dei posti di sostegno

di Flavio Fogarolo*
«Ciò che maggiormente colpisce esaminando il “Focus ‘Principali dati della scuola – Avvio Anno Scolastico 2023/2024’” - scrive Flavio Fogarolo - è l’iniqua distribuzione dei posti di sostegno che penalizza in modo inaccettabile alcune Regioni. Si può sapere, dunque, perché in alcune Regioni, a parità di alunni con disabilità, gli insegnanti di sostegno sono il doppio che in altre?»
Alunno e insegnante di sostegno
Un alunno insieme all’insegnante di sostegno

Anche quest’anno il Ministero dell’istruzione e del Merito ha pubblicato il report statistico di inizio anno, Focus “Principali dati della scuola – Avvio Anno Scolastico 2023/2024”, con dati molto interessanti anche sull’inclusione scolastica. Sono però quasi tutti numeri decontestualizzati, senza confronto con gli anni precedenti, che chi scrive ha integrato con alcune elaborazioni personali, necessarie secondo me, per comprenderne il senso e l’evoluzione [si veda a questo link, N.d.R.].

Si conferma inarrestabile l’aumento delle certificazioni, passate in un anno da 290.089 a 311.201, con un incremento di 21.112 unità, pari al 7,3%. Sono aumentati di conseguenza anche i posti di sostegno, ma il dato che maggiormente colpisce è l’iniqua distribuzione delle risorse che penalizza in modo inaccettabile alcune Regioni del Nord e in particolare Lombardia e Veneto.
Al gruppo Facebook Normativa Inclusione arrivano tantissime segnalazioni di genitori e insegnanti che lamentano in queste Regioni assegnazioni di poche ore settimanali (4,5 alla scuola secondaria, 5,5 alla primaria, 6 a quella dell’infanzia) per tutti gli alunni senza gravità (articolo 3, comma 3 della Legge 104/92), indipendentemente dalla richiesta del GLO (Gruppo di Lavoro Operativo per l’Inclusione) o da altre esigenze documentate.
Ci sono invece molte altre Regioni – e anche questo dato deriva da tantissime testimonianze al citato gruppo Facebook – nelle quali la dotazione di sostegno non scende mai sotto la “mezza cattedra”.

Questa differenza di trattamento emerge chiaramente dai recenti dati del Ministero, anche se bisogna dire che quelli sul numero dei posti di sostegno possono non essere completi, essendo stati rilevati ai primi di settembre, quando non tutti i posti in deroga erano stati definiti dai vari Uffici Scolastici Regionali. Difficile, però, che certe differenze macroscopiche possano essere colmate con le deroghe di settembre/ottobre, anche perché, in base alle testimonianze che continuano ad arrivare, le 4,5 ore di sostegno in Lombardia e nel Veneto sono sempre la regola.
In ogni caso sono differenze assurde e inique: in Molise, ad esempio, con 1.374 alunni con disabilità vi sono 1.335 insegnanti di sostegno (quasi 1:1 per tutti), mentre in Lombardia, con 55.448 alunni, ne sono stati assegnati solo 24.621. In Molise un alunno senza gravità alla scuola secondaria avrà molto probabilmente 18 ore di sostegno alla settimana, in Lombardia 4 e mezza!
E non è questione di Nord e Sud: il Piemonte, infatti, ha un rapporto non molto diverso da quello del Molise e la Campania se la passa solo un po’ meglio della Lombardia.

Qualche tempo fa si diceva che dipendesse dal fatto che nelle Regioni del Nord gli Enti Locali intervenivano maggiormente con il loro personale di assistenza, ma da alcuni anni i dati dell’ISTAT dicono che non c’è nessun rapporto tra questi interventi e le decisioni sul sostegno degli Uffici Scolastici Regionali.
La domanda, quindi, rimane: si può sapere perché in alcune Regioni, a parità di alunni con disabilità, gli insegnanti di sostegno sono il doppio che in altre?

Conduttore insieme ad altri del gruppo Facebook Normativa Inclusione.

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