Per chi ha qualche anno sulle spalle è facile abbinare il richiamo del nostro titolo ai telefilm che negli Anni Settanta vedevano come protagonisti Roger Moore e Tony Curtis nelle vesti di due improbabili e divertenti investigatori, che si muovevano disinvolti tra glamour e malavita. In questo caso, i due “investigatori” siamo stati noi, Stefania e Pietro che, infiltrati tra le strade e le luci del Lido di Venezia, abbiamo “indagato” sulla recente Mostra del Cinema.
Niente di losco e di malavitoso, chiariamo, solo una piccola indagine empirica sul grado di accessibilità, o meglio di fruibilità, alle persone con disabilità visiva, dell’evento più importante del panorama cinematografico italiano, giunto quest’anno alla sua ottantesima edizione.
Lo spunto ci è arrivato dall’invito di alcuni addetti ai lavori, veterani della mostra: l’amica Carla Lugli, che da vent’anni è la speaker ufficiale della Biennale del Cinema e la cui voce è ormai nota anche all’estero, e un nuovo amico, Federico Spoletti, amministratore delegato della società londinese Sub-ti Access, che da anni realizza la sottotitolazione internazionale delle proiezioni della Mostra e che è fondatore di Fred Film Radio, una delle radio ufficiali del Festival, con il quale abbiamo dialogato durante una divertente intervista radiofonica sull’effettiva accessibilità dell’offerta cinematografica nelle sale italiane e sulle varie piattaforme.
Partendo da questo invito, abbiamo deciso di cogliere l’occasione per testare fisicamente il grado di accessibilità dell’evento stesso e di verificare, pertanto, la possibilità per una persona con disabilità visiva di partecipare attivamente e pienamente al dibattito culturale innestato dalla Mostra.
Siamo arrivati al Lido durante il primo fine settimana di programmazione e subito abbiamo potuto constatare come fossimo due “intrusi” con i nostri bastoni bianchi ad esplorare strade e marciapiedi pieni di ostacoli, senza percorsi tattili, con i vaporetti difficilmente accessibili a chiunque, figuriamoci alle persone con disabilità… Venezia è tra le città più complicate del mondo, lo sappiamo tutti.
La nostra attenzione si è concentrata sull’accessibilità fisica delle sale di proiezione e sull’accessibilità digitale dei sistemi di prenotazione e informazione online. Purtroppo, in entrambi i casi l’esperienza non è risultata positiva. Le sale sono accessibili alle persone con disabilità motoria che, come al solito, risulta essere il parametro quasi esclusivo utilizzato per valutare e sbandierare il grado di accessibilità di strutture pubbliche o private aperte al pubblico, in barba alla legislazione vigente. E pensare che ci vorrebbe così poco per rendere sufficientemente accessibili anche alle persone con disabilità visiva le strutture fisiche: qualche mappa tattile, alcuni metri di percorsi pedo-tattili e targhette Braille e a rilievo nei punti giusti.
Stesso discorso per le piattaforme digitali, molto belle dal punto di vista grafico, ma poco adatte alla navigazione con screen reader [“lettore di schermo”, N.d.R.]. Senza l’aiuto di un vedente non avremmo mai potuto acquisire gli accrediti e prenotare le proiezioni: c’è ancora molto da lavorare.
Veniamo alle note divertenti e positive dell’esperienza. L’atmosfera festivaliera si sente tutta, le strade piene di fermento, di giovani che sciamano da un red carpet all’altro per incrociare gli sguardi di protagonisti più o meno famosi del mondo della celluloide (o meglio, dei sensori digitali…).
Fotografi che gridano il nome della star di turno per farla girare verso di loro, il click compulsivo dei flash, il calore sulla pelle dei fari abbaglianti, l’odore di cibo che invade le strade limitrofe al Palazzo del Cinema all’ora di cena, la terrazza dell’Hotel Excelsior, i track delle radio che diffondono la propria programmazione. Tutto come si vede in televisione, insomma. O forse no. Perché dietro tutto questo c’è una macchina organizzativa faraonica che non va in televisione. Abbiamo avuto modo, infatti, di incontrare gli addetti ai lavori che ci hanno spiegato la complessità dell’evento e l’orgoglio di poter contribuire alla riuscita del tutto. Tecnici del suono, delle luci, coordinatori delle delegazioni, speaker, un mondo di professionisti che non appare, ma che garantisce la qualità dell’evento e la buona riuscita dello stesso. Davvero una bella esperienza, che solo la presenza in loco ti permette di fare.
Nessuna proiezione è audiodescritta. Sono garantiti tutti i sottotitoli in inglese, ma non le audiodescrizioni, nemmeno dei film italiani. Per questo motivo abbiamo dovuto limitare la scelta dei film alle pellicole di casa nostra, e in particolare ne abbiamo scelte due: la sera del 1° settembre abbiamo assistito alla prima visione di Felicità di Micaela Ramazzotti, che riveste anche il ruolo di protagonista, recitando accanto a Max Tortora, Anna Galiena, Matteo Olivetti e Sergio Rubini, tutti presenti in sala durante la proiezione e con dibattito finale sul palco.
Poi la sera del 2 settembre abbiamo visto Adagio di Stefano Sollima, con attori del calibro di Pier Francesco Favino, Valerio Mastandrea, Adriano Giannini e Tony Servillo.
I film scelti ci sono piaciuti, ma non possiamo fare commenti o scrivere altri dettagli, dato che usciranno in autunno nelle sale cinematografiche italiane.
Come accennato, erano purtroppo privi di audiodescrizioni, ma abbiamo avuto il supporto descrittivo da parte della nostra accompagnatrice di tutto il weekend Luisa Mostile, vicepresidente dell’Associazione Pontieri del Dialogo, con cui come ADV (Associazione Disabili Visivi) collaboriamo per le escursioni inclusive. Durante le proiezioni, Luisa ha cercato di illustrarci in diretta alcuni dettagli non comprensibili dal solo dialogo del film, ma con discrezione, per non dare fastidio agli altri spettatori.
Come si può comprendere, si tratta di una soluzione di compromesso che non può sostituire il ruolo fondamentale delle audiodescrizioni professionali, con l’utilizzo di cuffie e app dedicate.
Abbiamo avuto modo di parlarne con gli addetti ai lavori, in particolare con il citato Federico Spoletti, con cui ci siamo confrontati durante l’intervista radiofonica da lui condotta in Fred Film Radio di cui si diceva inizialmente, e ci siamo trovati d’accordo sul fatto che rispetto all’accessibilità dei prodotti culturali, l’Italia sia molto indietro in confronto ad altri Paesi europei, come ad esempio l’Inghilterra o la Germania. Servirebbe una maggiore attenzione da parte degli operatori del settore e del Ministero, magari creando un meccanismo che rendesse automatico e obbligatorio il rilascio dell’audiodescrizione in sala al momento dell’uscita dei film che usufruiscono di finanziamenti pubblici.
Oggi il meccanismo di finanziamento prevede una premialità per le produzioni che realizzano l’audiodescrizione, ma non l’obbligo di distribuzione della stessa contemporaneamente alla presenza in sala del film, con il risultato che, salvo per un limitato numero di film, le audiodescrizioni restano chiuse in un cassetto per mancanza di interesse dei distributori, con la conseguente impossibilità, per le persone con disabilità sensoriale, di partecipare attivamente al dibattito culturale che l’uscita di un film genera.
Altra problematica è quella della disponibilità permanente della programmazione audiodescritta, che resta legata alla buona volontà dei singoli produttori/distributori.
Per fare qualche esempio, nel caso della produzione RAI, citiamo la piattaforma Rai Easy Web su cui si trovano audiodescritte opere liriche, multimediali e concerti, oppure l’applicazione mobile RaiPlay, con non poche difficoltà di accessibilità e l’app mobile Oggi in TV, per l’ascolto della sola traccia audio dei programmi audiodescritti (che non ci risulta sia di proprietà Rai).
A partire da quest’ultimo esempio, si potrebbe pensare ad un meccanismo automatico di rilascio della traccia sonora del film, integrata con l’audiodescrizione, e la conservazione in un’audioteca ministeriale a disposizione in streaming audio delle persone con disabilità visiva, magari rientrando nell’mbito delle attività culturali di vari musei e cineteche nazionali che già usufruiscono di finanziamenti pubblici. Riguardo alla problematica dei diritti d’autore, questa può essere superata, analogamente alle regole per gli audiolibri a disposizione su piattaforme riservate alle persone cieche e/o ipovedenti.
Su queste tematiche, Spoletti ha colto l’occasione della nostra presenza in radio per informarci di un suo importante progetto su cui vuole coinvolgerci per consigli e divulgazione: si tratta di InCinema, Festival del Cinema Inclusivo, un evento fatto di proiezioni accessibili in diverse città italiane, a partire da Firenze a fine ottobre, poi Roma, Milano e Torino [se ne legga già ampiamente anche sulle pagine di «Superando.it», N.d.R.]: davvero ottime novità dunque!
Passare due giornate a Venezia e alla Mostra del Cinema è stato molto piacevole e interessante; la nostra sola presenza tra i red carpet ha suscitato curiosità e dibattito e qualcuno si è anche fatto la domanda: «Ma che vanno a fare quei due al cinema?». A chi ha avuto il coraggio di farcela, abbiamo spiegato il nostro punto di vista. Curiosità che genera conoscenza, conoscenza che genera consapevolezza, consapevolezza che genera empatia. Un circolo virtuoso attivato da un paio di bastoni bianchi che scorrazzavano tra le vie affollate del Lido.
Abbiamo lasciato la Mostra con un bagaglio di emozioni e informazioni da elaborare, un’esperienza dai molti colori. Magari torneremo sul luogo del delitto, chissà… attenti a quei due!
Rispettivamente vicepresidente e segretario generale dell’ADV (Associazione Disabili Visivi), aderente alla FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap).
Il presente contributo è già apparso nella testata telematica «Notizieaccessibili.it» e viene qui ripreso, con alcuni riadattamenti al diverso contenitore, per gentile concessione.
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