Due anni e qualche mese sono il tempo veloce che ci distanzia dall’inizio delle Olimpiadi Invernali del 2026. Il 6 febbraio di quell’anno apriranno i Giochi Olimpici invernali Milano Cortina e c’è un sistema da mettere a regime per quanto concerne l’accessibilità di atleti e visitatori che arriveranno da noi.
L’ente che gestisce l’organizzazione di Olimpiadi e Paralimpiadi è la Fondazione Milano Cortina, in collaborazione con «il Comitato Internazionale Olimpico, il Comitato Olimpico Nazionale Italiano, il Comitato Paralimpico Italiano e due città, Milano e Cortina, con il sostegno del Governo italiano, delle Regioni Lombardia e Veneto, nonché delle Province Autonome di Trento e Bolzano/Bozen».
La Fondazione è stata istituita nel 2019 e si occuperà di gestire l’evento dal punto di vista sportivo, senza intervenire sulle infrastrutture, il cui compito spetta ad altri, come vedremo più avanti.
Sul sito della Fondazione se ne possono approfondire le attività e la sensazione è che, benché il ruolo riguardi solo le azioni in campo sportivo, l’impatto con la complessità del contesto sociale sia notevole. Il solo concepire lo spostamento degli atleti olimpici e paralimpici non può non generare un lascito pratico e culturale nella comunità. Verranno infatti attivate buone pratiche che potranno essere prese a modello nell’immediato e in futuro e gli esempi virtuosi potranno implementare il cambiamento in positivo in atto in merito alla cultura della disabilità e dell’inclusione, generando un incredibile volano in materia di approccio alla disabilità come Expo 2015 fece per Milano e l’Italia nel campo del cibo, del design e della valorizzazione del marchio Italia.
Ricadute positive, inoltre, si prospettano nel confronto in generale con il “diverso da noi”. Gli atleti e tutto il meccanismo che portano con loro ci porranno di fronte a una varietà di approcci culturali, politici, commerciali e tecnici che potranno cambiare la nostra prospettiva sul valore dell’alterità.
In un mondo che inizia a prendere coscienza dell’inclusione sociale, il confronto diretto con realtà diverse potrebbe sostenere quel processo di valorizzazione delle diversità utile a tutti.
Per sapere come si intende affrontare la partecipazione degli atleti ai Giochi, ho intervistato Iacopo Mazzetti, Head of Legacy della Fondazione Milano Cortina 2026.
Dottor Mazzetti, cos’è Milano Cortina 2026?
«Milano Cortina 2026 sono i Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali che l’Italia ospiterà dal 6 al 22 febbraio 2026 (Olimpiadi) e dal 6 al 15 marzo 2026 (Paralimpiadi). Tra due anni e mezzo i migliori atleti invernali al mondo saranno tra Milano, Cortina d’Ampezzo, la Valtellina (Bormio e Livigno), la Val di Fiemme (Tesero e Predazzo), Verona e Anterselva per prendere parte al massimo evento sportivo».
In cosa consiste il vostro lavoro?
«La Fondazione Milano Cortina 2026 si occupa dell’organizzazione dell’evento sportivo. Quindi le competizioni (compresi i test event), l’accoglienza e il trasporto degli atleti, della famiglia olimpica e paralimpica e dunque dei nostri portatori d’interesse (stakeholder). Ci occupiamo inoltre di realizzare le grandi Cerimonie di Apertura e Chiusura dei Giochi, il giro della Torcia e tutto ciò che riguarda l’evento sportivo in senso stretto. Le infrastrutture, invece, per loro stessa natura sono di competenza dell’Agenzia per le Infrastrutture (Ente Pubblico di nomina governativa) o comunque di altri soggetti».
Come si rende un evento accessibile/inclusivo?
«Anzitutto mettendosi nei panni dell’altro. Ma l’accessibilità e l’inclusione si raggiungono anche dandosi degli obiettivi concreti e nel nostro caso gli obiettivi sono due: Giochi per tutti e naturalmente la legacy, ovvero l’eredità dei Giochi.
Giochi per tutti vuol dire garantire che i Giochi di Milano Cortina 2026 possano favorire una piena partecipazione e un’esperienza appagante per tutti. Libera, per quanto possibile, da ogni barriera e discriminazione. In termini più pratici questo si traduce in accessibilità delle sedi olimpiche e paralimpiche, dei Villaggi e naturalmente di tutto ciò che riguarda l’organizzazione dell’evento.
La legacy è un tema molto ampio che tocca aspetti materiali e immateriali. Per fare un esempio, pensiamo all’Arena di Verona dove, in vista dei Giochi 2026, sono in corso investimenti del territorio per implementare l’accessibilità degli spazi interni e dell’intorno urbano».
Come ci si confronta con la pluralità di Enti presenti sul territorio, che pur animati dallo stesso fine, possono essere soggetti a pratiche/legislazioni differenti?
«Per ciò che è di nostra competenza la sfida è armonizzare le norme vigenti a livello nazionale e regionale con gli standard di accessibilità previsti dall’International Paralympic Committee.
Per fare ciò abbiamo realizzato una Gap Analysis che ci guiderà nelle azioni da intraprendere. Vi sono inoltre tavoli di coordinamento a diversi livelli, per riuscire a raggiungere quelli che sono degli obiettivi condivisi con tutti i soggetti coinvolti nell’organizzazione dell’evento».
Quante persone pensate impatteranno con le vostre scelte?
«Moltissime e siamo consapevoli di questa responsabilità. Agli oltre 3.500 atleti che parteciperanno alle Olimpiadi e alle Paralimpiadi si aggiungono circa 20.000 volontari e più di un milione e mezzo di visitatori attesi. Se poi estendiamo il tema dell’impatto anche alle TV e ai social network, basti ricordare che gli ultimi Giochi Invernali sono stati visti da oltre 2 miliardi di persone in TV e hanno fatto registrare 3,2 miliardi di interazioni sulle piattaforme digitali».
Cosa sperate di lasciare sul territorio quando l’esperienza sarà conclusa?
«Come italiani siamo consapevoli della rivoluzione culturale avviata con le Paralimpiadi di Roma 1960, i primi Giochi Paralimpici della storia. Uno dei pilastri su cui vogliamo costruire la legacy di Milano Cortina 2026 è la volontà di promuovere più movimento per tutti, con un focus specifico sulla “Generazione 2026”, i nostri ragazzi in età scolare, affinché possano praticare sport senza barriere di alcun tipo.
Con il programma Adaptive Winter Sport, ad esempio, siamo impegnati per promuovere la pratica sportiva tra le persone con disabilità, ma anche corsi di formazione paralimpica per istruttori, allenatori e maestri di sci affinché possano allenare, magari per la prima volta, una ragazza o un ragazzo con disabilità.
La sfida che abbiamo davanti, dunque, è quella di celebrare i valori olimpici e paralimpici con l’energia della cultura contemporanea italiana e il suo spirito unico, provando, tutti insieme, a dare forma a un futuro migliore».
Queste preziose affermazioni confermano la prospettiva che i prossimi Giochi Olimpici Invernali potranno dare molto alla società in termini di inclusione, partecipazione e accessibilità culturale e pratica. Non ci resta che attendere, consapevoli di essere ognuno parte di questo cambiamento.