È appena stato pubblicato da PAV Edizioni Tienimi per mano, l’unione fa la forza. Storie, interviste ed esperienze, il primo libro realizzato dall’Associazione DisabilmenteMamme.
Nata nel 2019 come gruppo spontaneo, DisabilmenteMamme è una rete di amicizie e solidarietà tra cinque donne con disabilità che stavano vivendo l’esperienza della maternità senza potersi confrontare con altre donne con esperienze simili, e che si ritrovavano ad affrontare in solitudine i pregiudizi ancora molto diffusi di chi pensa che maternità e disabilità non stiano bene insieme (se ne legga già anche su queste pagine). Il gruppo nasce dunque allo scopo di condividere informazioni e notizie, e consentire alle componenti di sostenersi a vicenda.
In un successivo passaggio il gruppo stesso diventa una pagina Facebook seguita da quasi 3.500 follower, e quella condivisione che prima coinvolgeva poche donne, ora si allarga a macchia d’olio in tutta Italia.
Quelle mamme con disabilità sono motivate e determinate a conquistarsi quelle pari opportunità di cui ancora non godono, crescono assieme – tenendosi virtualmente per mano –, sino a quando, alla vigilia della Giornata Internazionale della Donna 2023, i tempi sono maturi per assumere la forma di Associazione.
L’invisibilità delle specifiche esigenze delle madri con disabilità le spinge inoltre a prendere contatto con dei Parlamentari, un incontro dal quale è scaturita una Proposta di Legge a sostegno delle madri con disabilità, che è stata presentata alla Camera lo scorso 10 maggio dalla deputata Chiara Gribaudo, prima firmataria, e da Marco Furfaro (anche di questo si legga già su queste pagine).
Tienimi per mano raccoglie le storie di queste donne raccontate in prima persona. Queste mamme non vogliono essere considerate come eroine, ma neppure essere commiserate. Vorrebbero piuttosto che la loro maternità venisse percepita come quell’eventualità che può capitare ad ogni donna. Vorrebbero che i servizi sanitari fossero preparati ad accoglierle, ma spesso non è così e finiscono per scoraggiarle, e per trasmettere loro insicurezza. Alcune di loro denunciano la violenza medica e ostetrica subita.
Tutte rivendicano la competenza a decidere e disporre di sé. «Lasciate stare le donne che sono appena diventate mamme! – è l’esortazione che arriva da Antonella Tarantino, madre con disabilità e presidente dell’Associazione –. Non date consigli non richiesti, lasciatele vivere perché quando nasce un bambino nasce contemporaneamente una mamma. Lasciate che entrambi si ambientino, lasciate alle donne il tempo di imparare a essere madri, lasciatele tranquille a ricoprire il proprio ruolo, che siano abili o disabili, lasciatele stare anche se credete che abbiano bisogno di aiuto. Dovranno essere loro a chiedervelo!» (pagina 15).
Le loro storie si incrociano anche con le testimonianze di alcune figlie di donne con disabilità – perché la maternità, non solo quella delle madri con disabilità, ci riguarda e ci interroga anche in quanto figli e figlie –, di una madre di una figlia con disabilità, e con quelle di chi sonda la possibilità dell’affido e dell’adozione. Ciò allo scopo di sottolineare un approccio culturale tramite il quale ritenere che si possa giungere alla maternità attraverso diversi percorsi, e che sta ad ogni donna/coppia che coltiva questo sogno trovare quello più adatto alla propria situazione.
Proprio per promuovere questo cambiamento culturale le loro storie sono intercalate dalle testimonianze o dalle interviste di quelle professioniste che possono giocare un ruolo nei percorsi di genitorialità: una fisioterapista, un’ostetrica, una ginecologa, una neurologa, una psicologa, un’assistente sociale, un’avvocata, e la riflessione di Domenica Taruscio, già direttrice del Centro Nazionale Malattie Rare dell’Istituto Superiore di Sanità, perché, come scrive lei stessa, «non tutte le disabilità sono conseguenza di patologie rare, ma di certo molte malattie rare sono la causa di qualche disabilità che condiziona la vita, in maniera più o meno pesante, anche in base al contesto in cui si vive. Proprio questo contesto, che fa da sfondo alle nostre vite quotidiane, è il campo d’azione in cui ognuno – il singolo cittadino, l’associazione, l’istituzione – può fare la sua parte» (pagine 151-152).
E mentre riflettiamo sull’importanza del contesto, è difficile non pensare come anche questo libro corale, nella sostanza, non sia altro che il tentativo di promuovere un contesto accogliente per le donne, con e senza disabilità, e per i loro desideri.