Da sempre la moda è uno strumento per lanciare messaggi e per dare voce al cambiamento sociale. E la moda adaptive è certamente uno di questi cambiamenti. Poter scegliere come vestirsi e quale messaggio trasmettere con il proprio stile, è una forma di libertà. Lo sanno bene allo IED, l’Istituto Europeo di Design di Milano, dove da qualche anno la parola inclusione è divenuta parte integrante di alcuni corsi di moda e design.
«Non c’è disabilità, c’è inaccessibilità»: inizia così Giuseppe Liuzzo, coordinatore del Corso Triennale in Graphic Design, ed è un punto di partenza che offre una visione diversa del problema dell’inclusione, un ribaltamento della prospettiva: il problema non è la disabilità di una persona, ma una società cieca e sorda.
Un paio di settimane fa, all’interno dello Spazio Teatro dello IED Milano, è stata allestita la mostra Design inclusivo: un viaggio multidisciplinare, curata da Alon Siman Tov e Mia Vilardo (tra gli eventi diffusi anche dal recente Festival delle Abilità), che ha dato spazio ai lavori di tesi di alcuni studenti e quello che è emerso è una nuova visione anche nel mondo della comunicazione.
Come le emoji in Braille, pensate e realizzate da due studentesse (una cilena e l’altra islandese), partite dal concetto che la maggior parte degli esseri umani comunicano con la vista. Hanno preso questo pensiero e hanno voluto dar voce alle emoji, attraverso il Baille, in modo che potessero diventare uno strumento di comunicazione più inclusivo.
Non è però una novità per IED Milano lavorare su progetti legati alla comunicazione. Lo scorso anno, infatti, gli allievi hanno collaborato con l’ATM (Azienda Trasporti Milanesi), con l’obiettivo di immaginare e progettare soluzioni innovative di sistemi di informazione e wayfinding*, che coinvolgessero in modo integrato gli spazi fisici e digitali, ottenendo maggiore chiarezza e semplicità nell’utilizzo dei loro servizi e della mobilità urbana, anche con attenzione a persone con disabilità visiva e uditiva.
Ci sono invece degli studi e dei lavori, che nascono da un vissuto personale. Come la storia del progetto Materia, vincitore del concorso International Lab of Mittelmoda – The Fashion Award 2023.
Francesco Matera e Alessio Baldasseroni, neodiplomati IED, hanno vinto con la collezione moda e accessorio Materia adattiva e inclusiva, arrivando primi su 600 candidature.
Francesco ha un fratello tetraplegico e da sempre ha visto mamma e papà faticare nella vestizione; da qui l’idea di creare una linea, insieme ad Alessio, dove la vestibilità fosse facilitata da diverse aperture e dall’utilizzo di materiali tecnici, quali giacche, pantaloni, felpe e scarpe, che tutti possono indossare con facilità.
Per loro adesso si apre lo scenario lavorativo, con il brand di moda for all Materia, consapevoli che ad oggi nel settore ci sia uno spazio ancora poco noto, dove la moda può assumere nuove forme e diventare di interesse per una nuova fascia di persone che finora hanno fatto fatica a trovare una rappresentazione di sé nelle pagine dei giornali patinati.
Ma la cosa eccezionale è la normalità con cui gli studenti vivono il concetto di inclusione. Per loro sarà probabilmente strano relazionarsi nel mondo del lavoro con persone che non partiranno da un concetto di inclusione. Il seme è stato piantato. Diventerà una splendida pianta.
*Wayfinding: tutti i modi in cui le persone si orientano nello spazio fisico e navigano da un luogo all’altro.