«Le lavoratrici caregiver, che oggi possono andare in pensione con 30 anni di contributi, potranno farlo con 36 anni di contributi e 63 anni di età. Ma conciliare lavoro e cura è molto faticoso: una su cinque rinuncia»: a dichiararlo è Gianfranco Salbini, presidente dell’AIPD (Associazione Italiana Persone Down), confermando le preoccupazioni già espresse su queste pagine anche da Vincenzo Falabella, presidente della FISH, la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap cui la stessa AIPD aderisce, a commento delle nuove misure pensionistiche contenute nel testo di Legge di Bilancio proposto dal Governo, con riferimento in particolare agli interventi sulle misure APE Sociale (Anticipo Pensionistico) e Opzione Donna.
La stessa misura, va ricordato inoltre, fa riferimento anche alle donne con invalidità almeno al 74%, che sarebbero penalizzate al pari delle caregiver.
«Sappiamo quanto sia difficile per tutti conciliare lavoro e cura dei figli – sottolinea ancora Salbini -, ma quando un figlio ha una disabilità, questa difficoltà aumenta in modo esponenziale, tanto che molti genitori, soprattutto mamme, rinunciano al lavoro. Come è emerso dall’indagine che la nostra Associazione ha recentemente realizzato con il Censis, il 25,9% delle caregiver donne intervistate ha ridotto il lavoro (passando per esempio al part-time), mentre il 20,4% lo ha proprio lasciato o lo ha perso. Chi riesce a conservare un’attività lavorativa, nonostante la disabilità propria o di un familiare, deve avere la possibilità di un pensionamento anticipato. Chiediamo dunque che questa possibilità sia conservata, tutelata e se possibile migliorata, ben consapevoli di quanto faticoso sia l’impegno del caregiver familiare e, al tempo stesso, di quanto il suo ruolo sia cruciale nel welfare del nostro Paese».
Un’ulteriore preoccupazione dell’AIPD riguarda il taglio di 260 euro alle detrazioni, che comprenderà anche quelle per le donazioni destinate a ONLUS, Associazioni e Organizzazioni del Terzo Settore.
Il provvedimento, contenuto in uno dei due Decreti Attuativi della Delega Fiscale, approvati il 16 ottobre scorso, contestualmente al Disegno di Legge di Bilancio per il 2024, riguarda le famiglie con un reddito complessivo superiore a 50.000 euro.
«Tagliare le detrazioni per le donazioni – commenta Salbini – rischia di scoraggiare quella generosità e solidarietà che contribuisce alla realizzazione di tante attività di supporto e sostegno della nostra Associazione e di tutte le altre. Si tratta di una preoccupante inversione di rotta, rispetto al Codice del Terzo Settore, che ha innalzato la percentuale di detraibilità delle donazioni agli Enti del Terzo Settore dal 26% al 30% e fino al 35% per le donazioni alle organizzazioni di volontariato. In un momento di crisi economica come questo e di conseguente contrazione delle elargizioni liberali, le detrazioni fiscali sono uno strumento efficace per incoraggiare e sostenere la generosità dei cittadini, che ha sempre rappresentato una parte importante e significativa nel nostro bilancio e in quello di tante organizzazioni come la nostra».
«Chiediamo quindi – conclude il Presidente dell’AIPD – che sulle donazioni non si faccia un passo indietro, ma anzi si continui sulla strada intrapresa con il Codice del Terzo Settore: incrementare cioè la percentuale di detraibilità, o quanto meno mantenerla stabile, per sostenere la solidarietà, che rappresenta non solo un contributo economico per la nostra Associazione, ma un importante segnale che stiamo andando nella giusta direzione». (S.B.)
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