I fragili. Pionieri della de-istituzionalizzazione (Castelvecchi, 2022, collana “Lupicattivi”) è un libro che racconta una storia, anzi diverse storie. Storie di vita originali: si tratta sicuramente di storie “vere” raccontate, in parte, dalla stessa voce dei protagonisti. Si tratta anche di una sequenza di storie molto particolari, emblematiche di un periodo storico e che raccontano e spiegano bene l’evoluzione del pensiero sulla disabilità e la fragilità in generale.
Leggendo i nove capitoli del volume, ci si trova catapultati negli Anni Ottanta alla Periferia Nord di Milano e, in particolare, a Sesto San Giovanni, dentro la storia di Casa Parpagliona.
Al di là delle apparenze, don Virginio Colmegna, Vita Casavola e Ornella Kauffmann, che pure parlano in prima persona delle loro esperienze di vita in quegli anni e dentro quell’esperienza, non sono i protagonisti principali. Molto più interessanti e avvincenti appaiono le vicende di altre persone chiamate per nome: Adriano, Antonella, Gaia, Francesco, Rosario e così via.
Tutti i protagonisti hanno in comune il fatto di avere partecipato e di essere stati protagonisti di un’esperienza di vita contrassegnata dalla deistituzionalizzazione. «La deistituzionalizzazione – scrive don Virginio Colmegna -, vissuta nella quotidianità, significava attribuire e restituire valore a ciascun momento, offrendo centralità a tutte le presenze che non erano né ospitate né assistite: non c’erano utenti, ma persone che vivano con noi e come noi».
I fragili è un libro semplice e prezioso che offre l’opportunità di riflettere su come i servizi nati da quella stagione pioneristica si siano poi sviluppati, siano cresciuti, ma certamente anche “istituzionalizzati”.
Una lettura particolarmente utile in questo tempo dove stiamo cercando di capire in quale modo il nostro modello di welfare possa modificarsi, per poter permettere alle persone con disabilità di poter essere considerate e trattate come persone e non come utenti o pazienti.