«In un mondo che / Non ci vuole più / Il mio canto libero sei tu / E l’immensità/ Si apre intorno a noi / Al di là del limite degli occhi tuoi […]».
Avrò ascoltato non so quante volte questo grande successo di Lucio Battisti, ma ho sempre immaginato che i suoi versi così poetici potessero fare da cornice ad un’appassionata storia d’amore.
Potrebbe essere così in effetti, tuttavia le canzoni possono colmarsi di significati sempre nuovi e diversi; questo è vero più che mai nel caso de Il mio canto libero.
Infatti, ne ho potuto dare un’interpretazione differente dopo avere visto al cinema il recente film di Fabio Mollo dal titolo Nata per te, ispirato alla storia di Luca Trapanese e di sua figlia Alba, raccontata nel libro omonimo pubblicato da Einaudi nel 2018 [di libro e film si legga anche recentemente sulle nostre pagine, N.d.R.].
In questo, a parer mio “piccolo grande gioiello cinematografico”, il brano di Mogol e Battisti fa da colonna sonora a una storia “necessaria”: la storia di una paternità, non solo fortemente sentita e desiderata, ma per lo più rivoluzionaria.
Il protagonista, Luca, è un uomo gay fervidamente cattolico, impegnato nel sociale e per il suo grande desiderio di essere papà, pone fine a una relazione sentimentale importante. Poi c’è Alba, una neonata con sindrome di Down abbandonata in ospedale subito dopo il parto. Di lei si prende cura un’infermiera, mentre il Tribunale dei Minori di Napoli è alla ricerca di una famiglia che abbia i “requisiti” per potersene occupare.
Luca pensa immediatamente che questa possa essere la sua grande occasione per chiederne l’affido temporaneo.
Ma l’amore e la tenacia di un uomo omosessuale, single, che vuole essere padre ad ogni costo, basteranno a “persuadere” il tribunale?
A lottare al fianco di Luca ci sarà un’avvocata, esperta e competente in materia di legge, ma soprattutto di diritti umani e relazioni con le persone. Purtroppo i pregiudizi sulla genitorialità “non tradizionale” sono ancora troppi, le cosiddette regole e le pratiche burocratiche non fanno altro che ostacolare l’iter di adozione.
In Italia, infatti, è un percorso ancora molto lungo e nelle condizioni di Luca è possibile solo il percorso dell’affidamento familiare.
«Basterebbe – per riprendere le parole dell’avvocata a Luca – costruire un pezzo alla volta fino a Marte», ovvero per cambiare le regole bisogna cambiare la mentalità dominante, esse sono il riflesso di una cultura non ancora pienamente inclusiva. Per questo bisogna cambiare anche a livello personale: de-costruirsi per liberarsi da convinzioni errate.
La bellezza di questo film sta anche nel percorso di consapevolezza che Luca compie lentamente, approcciandosi ad Alba e ai suoi bisogni.
Il protagonista si rende conto di cosa significa essere padre, solo una volta che ha la bambina tra le braccia, «bisogna sporcarsi le mani», come dico spesso negli incontri di formazione.
In fondo è la piccola che “adotta” il papà: è Alba che “nasce” per Luca, ma è anche Luca che “nasce” insieme ad Alba.
Nella loro relazione è ben radicato il concetto di rivoluzione, non solo a livello genitoriale, ma anche in senso culturale e politico.
Insomma, questo è un film che tutti e tutte dovrebbero guardare almeno una volta, un film da guardare in ogni dove.
Un consiglio al pubblico: munitevi di tanti fazzoletti! E poi… Scrivete a claudio@accaparlante.it oppure sulle sue pagine Facebook e Instagram.
Pensiero Imprudente
Dal mese di dicembre dello scorso anno Claudio Imprudente è divenuto una “firma” costante del nostro giornale, con questa sua rubrica che abbiamo concordato assieme di chiamare Pensiero Imprudente, grazie alla quale ha già incominciato a impreziosire le nostre pagine, condividendo con Lettori e Lettrici il proprio sguardo sull’attualità.
Persona già assai nota a chi si occupa di disabilità e di tutto quanto ruota attorno a tale tema, Claudio Imprudente è giornalista, scrittore ed educatore, presidente onorario del CDH di Bologna (Centro Documentazione Handicap) e tra i fondatori della Comunità di Famiglie per l’Accoglienza Maranà-tha. All’interno del CDH ha ideato, insieme a un’équipe di educatori e formatori specializzati, il Progetto Calamaio, che da tantissimi anni propone percorsi formativi sulla diversità e l’handicap al mondo della scuola e del lavoro. Attraverso di esso ha realizzato, dal 1986 a oggi, più di diecimila incontri con gli studenti e le studentesse delle scuole italiane. In qualità di formatore, poi, è stato invitato a numerosi convegni e ha partecipato a trasmissioni televisive e radiofoniche.
Già direttore di una testata “storica” come «Hp-Accaparlante», ha pubblicato libri per adulti e ragazzi, dalle fiabe ai saggi, tra cui Una vita imprudente. Percorsi di un diversabile in un contesto di fiducia e il più recente Da geranio a educatore. Frammenti di un percorso possibile, entrambi editi da Erickson. Ha collaborato e collabora con varie riviste e testate, come il «Messaggero di Sant’Antonio», per cui cura da anni la rubrica “DiversaMente”. Il 18 Maggio 2011 è stato insignito della laurea ad honorem dall’Università di Bologna, in Formazione e Cooperazione.
Nella colonnina qui a fianco (Articoli correlati), i contributi che abbiamo finora pubblicato, nell’àmbito di Pensiero Imprudente.