Diamo spazio alla traduzione italiana del documento (Decido io!) diffuso dal Comitato Donne dell’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità e dell’organizzazione Fundación Cermi Mujeres, in occasione dell’imminente 25 Novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Sessanta milioni di donne e ragazze nell’Unione Europea vivono con una disabilità – il 25,9% della popolazione femminile – e devono affrontare discriminazioni multiple e intersezionali in tutti gli àmbiti della vita.
Il rispetto della dignità intrinseca e dell’autonomia individuale, compresa la libertà di prendere decisioni, e il rispetto della capacità giuridica sono princìpi fondamentali che non vengono garantiti. Di conseguenza, non possiamo esercitare tutti i nostri diritti umani e le libertà fondamentali su un piano di parità con le altre persone.
Nonostante tutti i Paesi dell’Unione Europea abbiano ratificato i trattati delle Nazioni Unite che tutelano i diritti delle donne (CEDAW [Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione della donna, N.d.R.]) e i diritti delle persone con disabilità (Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità), molti Stati hanno messo in atto misure legali che ci privano della capacità di esercitare i nostri diritti e di prendere decisioni riguardanti la nostra vita.
In breve, il rifiuto sistematico e di lunga data di riconoscere il nostro diritto di prendere decisioni autonome è il riflesso di stereotipi discriminatori e dannosi sulle donne con disabilità che evidenziano l’incapacità dei governi, delle società e, in molti casi, anche delle famiglie, di apprezzare e rispettare la nostra dignità di donne e ragazze. Queste restrizioni che violano i diritti umani, mascherate da meccanismi di protezione, sono forme di violenza misogina e abilista contro di noi.
A causa di queste procedure che ci negano la dignità, molte di noi hanno perso l’affidamento delle figlie e dei figli e si sono sentite intimidite da coloro che abusano di noi, perché minacciate di essere dichiarate legalmente incapaci e annullate come cittadine.
In pratica, ciò significa che le nostre opinioni in quanto donne con disabilità vengono ignorate e le nostre decisioni vengono sostituite da decisioni prese da terzi, compresi coloro che agiscono come rappresentanti legali, fornitori di servizi, tutori e parenti. È impossibile immaginare una forma di violenza più crudele.
Per tutte queste ragioni, in occasione di questo 25 novembre noi, donne e ragazze europee con disabilità, chiediamo:
1. Un’indagine su scala europea e su larga scala che si concentri specificamente sulla violenza di cui noi, donne e ragazze con disabilità, siamo vittime. Questa indagine deve prendere in considerazione le restrizioni al nostro diritto di prendere decisioni autonome come forme di violenza misogina e abilista.
2. L’effettiva attuazione nelle politiche dell’Unione Europea dei requisiti normativi stabiliti dalla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica (Convenzione di Istanbul).
3. Azione per garantire l’accessibilità universale in tutti i Paesi dell’Unione Europea, compresi tutti i tipi di supporto necessari alle donne e alle ragazze per prendere decisioni, in ogni centro e servizio di supporto per le donne vittime di violenza di genere, nelle aule di tribunale e nelle campagne di sensibilizzazione, oltreché nel materiale informativo.
4. Garantire l’accesso alla giustizia da parte delle donne e delle ragazze con disabilità, compresa l’assistenza legale gratuita, assicurando la piena accessibilità di tutte le garanzie procedurali, fornendo sistemazioni procedurali adeguate all’età, l’accesso all’informazione e alla comunicazione, l’assistenza umana e i prodotti e i dispositivi di supporto scelti dalle donne con disabilità nel loro impegno con il sistema giudiziario.
5. L’urgente attuazione di meccanismi di monitoraggio gestiti in modo indipendente, per garantire che gli istituti residenziali, gli istituti di salute mentale, le scuole di educazione speciale, gli asili nido, i laboratori occupazionali, i centri di lavoro speciali e altre strutture simili siano sorvegliati in modo efficace per prevenire casi di negligenza, maltrattamento, abuso, molestie e violenza contro le donne con disabilità, compresa la perdita della loro capacità giuridica.
6. L’imminente Direttiva Europea sulla lotta alla violenza contro le donne e alla violenza domestica deve includere le donne con disabilità e criminalizzare la sterilizzazione e la contraccezione forzate e l’aborto coercitivo come forme di violenza contro le donne.
7. La Carta Europea della Disabilità (European Disability Card) deve incorporare una prospettiva di genere e garantire la libera e sicura circolazione delle donne e delle ragazze con disabilità all’interno dell’Unione Europea, proteggendole dalla violenza, dal traffico e dallo sfruttamento sessuale.
8. L’Unione Europea deve designare il 2025 come “Anno europeo delle donne e delle ragazze con disabilità”, per rafforzare la consapevolezza della nostra situazione particolare e dei nostri diritti fondamentali e per avviare misure di accelerazione che cambino veramente il percorso del nostro destino.
Perché è la nostra vita, siamo noi a decidere! Non una di meno!
Ringraziamo Silvia Cutrera per la collaborazione.